97

Crash vs. Spyro

Rievochiamo le star degli Anni '90 mettendole a confronto

SPECIALE di Simone Pettine   —   05/04/2018

Gli Anni '90 ce li portiamo nel cuore come un tesoro. Per tantissimi giocatori, oggi adulti, la prima PlayStation ha segnato un periodo ben preciso della propria infanzia, e da quell'infanzia emergono dalla nebbia due figure ben distinte: un marsupiale e un drago. Crash Bandicoot e Spyro The Dragon sono diventati da subito delle vere e proprie icone, capaci di rappresentare nello stesso momento non solo il proprio videogioco, ma anche il genere di appartenenza e la console di riferimento. Ancora oggi, se si parla di quegli anni o in generale dei videogiochi del passato, quante volte capita di sentire "te lo ricordi quando c'era Spyro?". Oppure "c'era quel gioco sulla PlayStation in cui spaccavi le casse e raccoglievi i frutti, porca miseria se era difficile". Ma cosa ci hanno regalato nello specifico le due serie? Perché ancora oggi vengono ricordate? E soprattutto: è davvero possibile confrontarle?

Ritorno alle origini

Se nel 2018, a tre PlayStation di distanza, i giocatori continuano a chiedere le riedizioni del passato, qualcosa vorrà pur dire. Ci deve essere qualche ricetta segreta nelle formule dei titoli originali di Crash Bandicoot e Spyro, una qualche magia irresistibile. Va bene, gran parte dell'operazione si basa sulla nostalgia, però la Crash Bandicoot N-Sane Trilogy ha venduto benissimo, figurarsi quando arriverà anche su Nintendo Switch e PC a partire dalla prossima estate. Sono bastate una manciata di uova viola sparse nella rete, e il pubblico è letteralmente uscito di testa: vuole il ritorno di Spyro, lo vuole subito, e lo vuole fatto bene. Nella seconda metà degli Anni 90 chi comprava una PlayStation di solito ci abbinava subito uno dei capitoli di Crash Bandicoot o di Spyro The Dragon. All'epoca le pubblicità c'erano già ovviamente, ma il passaparola era ancora molto forte, sicuramente più incisivo di oggi. E con le dovute differenze, entrambi i titoli rappresentavano ottimi risultati all'interno del proprio genere di appartenenza.

Crash vs. Spyro

Si fa presto, oggi, a criticare i titoli del passato: ora troppo semplici, ora troppo facili, doppiati male, semplicistici. Parole al vento: ogni prodotto va contestualizzato, e nel 1996 Crash Bandicoot portava sulla PlayStation qualcosa di cui evidentemente si sentiva il bisogno. Lo stesso discorso ovviamente vale anche per il primo Spyro The Dragon, apparso un paio di anni dopo. Erano degli action platform magari non eccellenti, ma i posteri li hanno consacrati, ed è questo ciò che conta. Soprattutto, erano divertentissimi e contavano per la prima volta su dei protagonisti carismatici e interessanti. All'epoca il mostro sacro dei platform, inarrivabile, era altrove: per giocare Super Mario 64 bisognava possedere una console diversa. Su PlayStation comunque non ci si lamentava della mancanza di idraluci, quando si avevano a disposizione due eroi di tutto rispetto: un marsupiale e un drago. E per quel periodo le soluzioni adottate dai titoli erano anche piuttosto "avanti". Graficamente parlando non si poteva davvero dire nulla ai filmati di Crash Bandicoot o all'estensione dei suoi livelli, per non parlare poi dei mondi di Spyro, che già dal secondo capitolo diventavano non solo incredibilmente numerosi, ma anche vasti. La formula si è rivelata così efficace, in entrambi i casi, da giustificare ben due sequel per ciascuna delle due serie. Stiamo parlando del periodo d'oro ovviamente, non delle prosecuzioni su altre console (molto spesso infelici). Il primo Crash Bandicoot è stato seguito negli anni immediatamente successivi dai capitoli Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back e da Crash Bandicoot 3: Warped. Al di là di qualche idea nuova, soprattutto a livello di spunti narrativi, la formula di base (vincente) non è mai stata cambiata. Lo stesso discorso vale per Spyro The Dragon. In Spyro 2: Ripto's Rage (da noi conosciuto come Gateway to Glimmer) sono stati introdotti più mondi, collegati tra loro tramite i portali, ma anche minigiochi, sfide, circuiti di velocità e tanti collezionabili. Spyro 3: year of The Dragon è stato l'ultimo capitolo realizzato da Insomniac, in grado di spremere l'hardware della console di riferimento. Dopo di lui il team ha confessato di non sapere cos'altro inventarsi. E lo si è visto, al pari di Crash Bandicoot, tramontato dopo il felice periodo di Naughty Dog.

Draghi e marsupiali

Crash Bandicoot e Spyro hanno offerto titoli simili nelle meccaniche di base, ma molto diversi nella loro realizzazione pratica. Il primo ha virato verso la scelta dei binari: si parte da qui e si arriva lì, saltando di checkpoint in checkpoint (spesso poco generosi lungo il cammino). Spyro ha da subito optato per una via open-world (termine anacronistico ovviamente): tanti mondi vasti, da esplorare quasi sempre liberamente, ma collegati di volta in volta ad hub centrali. "Gemelli diversi", e non solo nella direzione del gameplay, ma anche nei propri eroi. Scegliere tra uno e l'altro è un po' come scatenare la Guerra Civile: da che parte ci si può schierare? È qualcosa di quasi completamente soggettivo. Prendiamo Crash Bandicoot: o lo ami o lo odi. È un marsupiale fuori di testa, reso più scemo del dovuto dai folli esperimenti del Dottor Neo Cortex, nel fallimentare tentativo di creare un esercito di schiavi al suo servizio. Ma è anche normale che all'epoca sia diventato una vera icona della PlayStation: dove lo si poteva trovare un sacco di pelo con delle sopracciglia così, con delle piroette devastanti, intento a saltare verso la fine del livello su delle casse di TNT? E come ci si fa a dimenticare del jingle che accompagnava la comparsa di Aku Aku, la maschera rotante che ci rendeva per pochi secondi invincibili?

Crash vs. Spyro

Spyro, da parte sua, era un drago viola con un bel caratterino. In realtà all'inizio doveva essere verde, ma poi si è capito che non era un'idea geniale se la maggior parte dei livelli era piena d'erba. Un drago è pur sempre un drago, ma Spyro era adorabile perché molto piccolo, praticamente un cucciolo. E nonostante quello ci doveva pensare lui a far fuori eserciti di nemici e salvare tutti i mondi in cui si trovava a passare. Forse Spyro aveva dalla sua anche qualcosa che Crash non ha mai avuto: dei comprimari interessanti. A parte il Dottor Neo Cortex, chi altro ci ricordiamo della serie di Crash? A parte Crash, ovviamente. In Spyro invece ci sono volti difficili da dimenticare: la libellula Sparx che lo ha sempre accompagnato, la fata Zoe che salvava i progressi di gioco, i Draghi Anziani, Hunter il Ghepardo. Altrettanto carismatici e fuori di testa i nemici, da Gnasty Gnorc del primo episodio al riuscitissimo Ripto accompagnato da Crush e Gulp in Gateway to Glimmer. Anche la Maga, tutto sommato, aveva il suo perché, ma era anche il terzo cattivo di fila pensato come antagonista di Spyro e si iniziavano ad accusare i primi segni di stanchezza. Del resto di lì a poco Insomniac avrebbe decretato la fine dei lavori, e in tutti i capitoli succesivi di Spyro (guarda caso) Ripto e Gnasty sono tornati spesso. La Maga invece no. Chi vince dunque il confronto Crash Bandicoot e Spyro the Dragon? Probabilmente per ognuno di voi lettori la scelta sarà già netta da anni, e ha avuto ben vent'anni per radicarsi. Non si cambia bandiera dopo due decenni. Per chi scrive la situazione è molto semplice, e sembra anche tanto una morale da fine film. Spyro e Crash sono due capisaldi non solo della prima PlayStation, ma dell'intero settore videoludico. Sono il simbolo di una passione, e come tali vanno difesi. Non tanto perché fossero (o siano) dei titoli validi all'interno degli action platform, o dei platform adventure, scegliete un po' voi l'etichetta che vi piace di più (tanto le etichette non servono a niente). Quindi tra i due non vince nessuno: vince chi ha avuto il piacere, al tempo, di giocare entrambe le serie. Le potete recuperare anche adesso volendo, perché sono invecchiate benissimo. E grazie ad Activision già Crash Bandicoot gode dei benefici dell'alta definizione, Spyro (si spera) lo farà a breve. Poi, se volete sapere chi dei due preferisce il sottoscritto... beh, che volete, Spyro è pur sempre Spyro.