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Quale futuro per Overwatch?

Overwatch e il PvE sono davvero incompatibili? Che cosa ci ha insegnato la modalità Ritorsione?

SPECIALE di Christian Colli   —   24/04/2018

C'è un senso di soddisfacente rivalsa nello sterminare ondate di nemici tutti uguali per dieci minuti, soprattutto dopo aver perso una partita in modalità Competitiva per il rotto della cuffia. Overwatch è un titolo incredibile: è coloratissimo, creativo, intuitivo e divertente. È difficile stancarsi, soprattutto se si ama il genere, ma anche se lo si prende come un semplice passatempo resta un posto in cui tornare ogni tanto anche per concedersi una breve partitella in pausa pranzo. Però, diciamocelo, è anche un'esperienza immensamente frustrante sotto vari aspetti, soprattutto a causa di una community velenosa che fa del suo meglio per rendere insopportabile ogni minuto che si gioca. Non capita poi così spesso come sembra, ma quando succede quei brutti momenti fanno scordare ogni vittoria.

Tra troll, smurf, Hanzo e piagnucoloni, ogni tanto fa bene sganciarsi dalla competizione e sfogarsi su dei semplici bot. In generale, sembra essere l'opinione comune dei giocatori che hanno gradito moltissimo la modalità cooperativa introdotta lo scorso anno con la missione Rivolta, tornata online proprio la scorsa settimana insieme a una nuova modalità, Ritorsione. Peccato che Blizzard non la pensi allo stesso modo, perché la modalità cooperativa - chiamata più genericamente Archivi - scomparirà tra qualche giorno per lasciare nuovamente campo libero alle solite partite competitive, alle soddisfazioni e agli attacchi di bile. Ma perché Blizzard sembra essere così ferma sulla sua posizione? E che tipo di futuro potrebbe esserci per Overwatch sul campo puramente cooperativo? Vediamo di fare mente locale sulla questione.

Quale futuro per Overwatch?

Le ragioni di Blizzard

Il motivo principale per cui Blizzard sembrerebbe essere tanto restia all'integrazione di una forte componente PvE nel suo Overwatch risiede probabilmente nello spirito del gioco. Overwatch nasce come un titolo profondamente competitivo e fare un passo indietro in tal senso, soprattutto dopo il rocambolesco fallimento del progetto Titan, rappresenterebbe un momento di incertezza che un colosso come Blizzard non può permettersi. A fronte delle insistenti richieste della community, che auspica nell'introduzione di una componente PvE fin da prima del lancio di Overwatch, Blizzard non può vacillare: se lo facesse, rischierebbe di viziare i suoi giocatori e di incrinare la figura del gioco nello scenario competitivo. È una ragione interessante, quasi poetica, ma non completamente fondata. Sì, è vero, Overwatch deve continuare a esistere come uno sparatutto competitivo, ma le motivazioni che impediscono a Blizzard di esaudire i desideri dei lettori parrebbero essere anche di tipo strettamente tecnico.

Quale futuro per Overwatch?

In una recente intervista, il director Jeff Kaplan ha ammesso che il suo team sarebbe davvero interessato a sviluppare una serie di modalità PvE per Overwatch, soprattutto perché Scott Mercer e Geoff Goodman, i due lead designer, hanno progettato alcune tra le incursioni più popolari di World of Warcraft, mentre Mike Heiberg si è occupato di numerose missioni nelle campagne di StarCraft II. Gli sviluppatori di Overwatch, insomma, hanno una grande esperienza in termini di PvE, ma il problema è che l'engine che muove il gioco non è soltanto complesso, ma anche completamente inedito. A detta di Kaplan, sarebbe difficile persino programmare un'intelligenza artificiale che si muova in modo credibile e convincente nelle mappe: farlo, dunque, prosciugherebbe le risorse necessarie a sviluppare regolarmente gli eroi e le mappe, per non parlare dei consueti e doverosi bilanciamenti che, ora che ci avviciniamo ai trenta personaggi giocabili, diventano sempre più complicati. Il timore di Kaplan è che un contentino PvE perderebbe presto ogni parvenza di rigiocabilità, perciò bisognerebbe quasi programmare il gioco da capo, dandogli un'impronta diversa. Solo che Overwatch è uno sparatutto competitivo a squadre, non un MMORPG come sarebbe dovuto essere se si fosse chiamato Titan.

Quale futuro per Overwatch?

C'è infine una ragione non detta, tra le righe, che gli americani definirebbero come il proverbiale "elefante nella stanza": i forzieri. Le lootbox delle microtransazioni, insomma, che sono gli unici euro che Blizzard chiede in più dopo aver acquistato il gioco. Completamente opzionali, contengono soltanto costumi, animazioni e altri contenuti estetici - lo ricordiamo - pensati per far gola ai fan più sfegatati disposti a comprare i forzieri per tentare subito la fortuna, invece di aspettare il forziere regalato a ogni level up o quelli elargiti vincendo le sfide settimanali in modalità Arcade. Blizzard deve monetizzare quel che può e l'inclusione di una modalità PvE renderebbe molto più semplice e veloce acquisire i forzieri gratuitamente. Bastano meno di dieci minuti per completare la missione Ritorsione a livello facile e guadagnare quasi gli stessi punti esperienza di una vittoria in una modalità competitiva: una partita rapida può durare anche un quarto d'ora, e non è detto che il giocatore vinca. Durante gli eventi speciali, inoltre, i forzieri contengono collezionabili a tema che perderebbero completamente senso se le modalità esclusive degli eventi a essi legati - come Archivi, Halloween o il Capodanno cinese, per menzionarne qualcuno - fossero selezionabili tutto l'anno. Blizzard vuole che i giocatori si concentrino su queste modalità nelle settimane in cui sono disponibili, in modo che rimangano, appunto, speciali: se non lo fossero, i contenuti esclusivi perderebbero ogni fascino e alcuni giocatori non sarebbero più disposti ad acquistare i forzieri per possederli.

Il PvE in Overwatch

Pur comprendendo le ragioni di Blizzard, bisogna ammettere che esistono sicuramente diverse soluzioni per accontentare i giocatori di Overwatch, magari scendendo a compromessi che facciano contenti anche i ragazzi di Irvine. Probabilmente, però, è vero che questo tipo di rivoluzione contenutistica inciderebbe non poco sul budget e sulle risorse, rallentando i lavori su un gioco che, ora che esiste la Overwatch League, deve essere sempre al passo coi tempi. Blizzard deve continuare a sfornare mappe, eroi e bilanciamenti senza perdere colpi, altrimenti anche Overwatch finirebbe con l'inciampare negli altalenanti ritmi di World of Warcraft. Jeff Kaplan ha dichiarato di aver preso a cuore le richieste dei fan, specialmente dopo essersi reso conto che la community ha una certa fame di "storia". Overwatch è un gioco che spesso divide le opinioni del pubblico, ma se c'è una cosa su cui sono tutti d'accordo è che Blizzard si è assolutamente superata nell'ideazione di un cast che è diventato iconico nel giro di pochissimo tempo. Alle spalle del gioco c'è una narrativa affascinante fatta di indizi visivi e dialoghi estemporanei che rimandano a conflitti, rivalità, grandi battaglie, relazioni sentimentali e cospirazioni governative.

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Tuttavia il gioco in sé e per sé non racconta quasi niente: finora sono stati i cortometraggi e i fumetti a dirci di più sui protagonisti e i loro nemici, ma l'evento Archivi ha cambiato tutto, in particolare quest'anno quando alla modalità Rivolta si è aggiunta Ritorsione. Questa missione cooperativa per quattro giocatori che ci cala nei panni di McCree, Genji, Reaper e Moira ha aperto uno spiraglio sulla mitologia di Overwatch, come un flashback che finisce sul più bello. La nostra speranza è che Archivi diventi un appuntamento regolare, piuttosto che una parentesi annuale, e che Blizzard decida di implementare ogni volta una nuova missione che riveli un po' di più sul cast e sui legami che uniscono o dividono gli eroi. Sul fronte del gameplay, al netto di una certa semplicità in termini strutturali, Rivolta e Ritorsione ci hanno ricordato gli Assalti di Destiny: i giocatori bene o male si ritrovano a dover raggiungere una meta precisa, sconfiggendo le orde di nemici sul percorso. Si tratta, in buona sostanza, di un comunissimo "dungeon" da MMORPG, soltanto che si spara in prima persona. Crediamo che l'aggiunta di qualche boss, da affrontare usando anche un po' di cervello, gioverebbe non poco all'esperienza generale, e se Blizzard riuscisse a inventarsi dei percorsi alternativi o delle soluzioni che aggiungano un po' di varietà, sarebbe semplicemente magnifico.

Quale futuro per Overwatch?

Immaginate di giocare Ritorsione e di dover affrontare un boss prima di uscire dall'area iniziale, magari dovendo risolvere un rompicapo ambientale per sconfiggerlo. Una volta fuori, la mappa potrebbe consentirvi di andare a destra oppure a sinistra, magari passando per un'area diversa dal molo dove attraccano le prime barche piene di nemici. A difendere queste due aree potrebbero esserci due boss diversi e i giocatori dovrebbero scegliere quale affrontare in base alla composizione del team. E magari, sconfiggendone uno in un certo modo, sarebbe possibile sbloccare un percorso alternativo che conduca a un'area finale differente. Questi parametri cambierebbero sensibilmente l'esperienza a ogni partita, obbligando anche i giocatori a comunicare senza insultare i propri alberi genealogici, anche se per la community di Overwatch sarebbe quasi impossibile. Sul fronte dei forzieri sarebbe più difficile trovare dei compromessi accettabili, ma secondo noi Blizzard ha tutte le carte in regola per ideare una soluzione convincente. I livelli di difficoltà più elevati potrebbero premiare i giocatori con un certo numero di forzieri a settimana, per esempio, ma i contenuti esclusivi resterebbero confinati a certi periodi dell'anno. In questo modo, chi davvero ama questa modalità potrebbe giocarla ogni volta che vuole. Alla fin fine, secondo noi è importante che i giocatori abbiano la possibilità di scegliere, e se le code dovessero diventare troppo lunghe, be', Blizzard vi aveva avvertiti.

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