Su una cosa possiamo essere, se non certi poiché andrà prima provato con mano, quantomeno ottimisti: non si tratta di Aliens: Colonial Marines. Il travagliato e poco riuscito sparatutto sviluppato da Gearbox e pubblicato da SEGA è destinato a rimanere nella memoria come una macchia fra tante di un franchise storico, ragion per cui leggere il nome Aliens: Fireteam porta legittimamente a far scendere un brivido lungo la schiena. Drammatismi a parte, bisogna riconoscere che dopo quella parentesi di ormai otto anni fa è difficile fare peggio, dunque è possibile sperare in un'esperienza migliore - nonostante la delusione per la prolungata assenza di un sequel Alien: Isolation. Certo, il fatto che sia l'ennesimo cooperativo, a una prima occhiata, simile a tantissimi altri che continuano a circolare all'interno di un mercato ormai saturo può far storcere il naso, però non va nemmeno escluso a priori che possa rivelarsi un gioco interessante, persino divertente per qualsiasi cosa abbia da offrire. Vediamolo più da vicino.
Cold Iron Studios e Alien: le origini
Cold Iron Studios è stato fondato nel 2015 da tre veterani dell'industria: Craig Zinkievich, Matt Highison e Shannon Posniewski. L'obiettivo principale del team è stato impostato sulla creazione di acion online, dunque non sorprende vederli al lavoro su Aliens: Fireteam, mentre i singoli membri di per sé si sono fatti le ossa nel corso degli anni realizzando e progettando titoli di vari generi che sono stati insigniti di non pochi premi. Tra questi figurano Neverwinter, Star Trek Online, Bioshock Infinite, Metroid Prime 3, DOOM, Atlas Reactor, Batman: Arkham Origins Blackgate e la serie di Borderlands. Non proprio degli sviluppatori alle prime armi, insomma.
Nel gennaio 2018 lo studio viene acquistato da FoxNext Games - la divisione gaming di Fox - e messo al lavoro proprio su un nuovo gioco dedicato ad Alien. Questa è però la prima volta in cui i dettagli vengono resi pubblici. Tre anni passati sotto silenzio, un evento piuttosto raro di questi tempi se persino uno studio ermetico come From Software è finito vittima di leak per quanto riguarda Elden Ring (a onor del vero, è necessario aggiungere che il trailer non sembra essere sfuggito a loro bensì alla divisione europea di Bandai Namco).
Aliens: Fireteam, l'ambientazione
Siamo nel 2202, ventitré anni dopo la trilogia originale. Le premesse sono bene o male familiari: nei panni di un Colonial Marine a bordo della USS Endeavour risponderemo a una chiamata di soccorso da una delle colonie esterne. Una volta sul posto, ovviamente con un ridotto manipolo di soldati perché sia mai che tutti gli eventi antecedenti abbiano insegnato qualcosa sulla gestione di emergenze spaziali, ci faremo strada attraverso strutture umane, rovine desolate e inquietanti paesaggi alieni mentre cerchiamo di risolvere la situazione. Sebbene infatti siano ancora rari, i focolai di Xenomorfo sono una realtà accettata dal governo statunitense che ha, infatti, provveduto nel 2187 ad approvare un Colonial Protection Act per richiedere navi da guerra e arruolare marine con lo scopo di contrastare la minaccia.
Fatte queste doverose premesse, la nostra squadra operativa è nientemeno che fresca di addestramento - leggasi, non ha esperienza diretta sul campo. Poco importa, poiché starà a noi evitare di lasciarli morire nei modi più cruenti; ciò non toglie che se la tendenza è mandare reclute in missioni tanto suicide non stupisce la continua necessità di soldati tra le fila dei marine. In tutto questo, la famosa chiamata di emergenza proviene da Katanga, una stazione spaziale in orbita attorno a una raffineria di petrolio che è stata dichiarata perduta decenni prima degli eventi. Una situazione impossibile da ignorare ma al contempo da affrontare con la più assoluta prudenza.
A un primo sguardo, consapevoli anche di come la presenza di Colonial Marine significhi potenza di fuoco senza precedenti, Aliens: Fireteam pare essere un incrocio tra le atmosfere survival horror di Ridley Scott e quelle più action di James Cameron: un mix curioso che, per quanto lontano anni luce dalla tensione di Alien: Isolation, se ben gestito può offrire un'esperienza degna di essere giocata e vissuta.
Aliens: Fireteam, il gameplay
Come avrete intuito leggendo le parole "sparatutto cooperativo", Aliens: Fireteam non vi lascia da soli in questo incarico - nello spazio non potranno comunque sentirvi urlare ma tant'è. Assieme a due compagni gestiti dall'intelligenza artificiale oppure da altri giocatori, dovrete sfruttare coperture tattiche, il gioco di squadra (ovviamente), la combinazione ideale di classi e tutto l'arsenale a disposizione per respingere una minaccia composta da ben venti tipologie di nemici intelligenti - che spaziano dagli Xenomorfi ai Sintetici, o androidi se preferiti, costruiti dalla Weyland-Yutani ma lasciano spazio a undici varietà di alieni, tra cui creature inedite. Dalle porte ai condotti di ventilazione, dalle pareti ai soffitti fino all'oscurità in cui si celano aspettando proprio voi, non esiste un vero e proprio angolo sicuro ed è per questo che dovrete , con tempo e pazienza, sviluppare affinità con i compagni trovando le soluzioni più efficaci per uscirne tutti vivi.
I membri della squadra sono al massimo tre ma le classi tra cui scegliere sono cinque, ciascuna significativamente diversa in termini di equipaggiamento, set di abilità e molto altro: ciò significa assicurarsi di comporre un trio capace di supportare, valorizzare e soprattutto coprire le mancanze di ognuno. Gunner, Demolisher, Technician, Doc e Recon sono le classi in questione, da selezionare quando vi preparate all'inizio di ciascuna missione. Sinergia tattica è la chiave in Aliens: Fireteam, poiché anche senza averli testati con mano è chiaro come questi ruoli risultino fortemente diverse tra loro: abbozzando un'interpretazione, Gunner e Demolisher sono rispettivamente il soldato d'assalto standard e quello da sfondamento, che si occupa di sfoltire le linee nemiche con armi pesanti; il Technician, che suona molto come ingegnere, è probabile lavorerà per innalzare le difese con cui arginare le ondate, mentre il Doc e il Recon si occuperanno il primo di supportare gli alleati ed eventualmente curarli o addirittura rimetterli in piedi qualora finissero k.o, il secondo invece di cogliere di sorpresa i nemici se il ruolo richiama - come sembra - quello di scout.
Spalla a spalla, dovremo dunque farci strada attraverso quattro campagne story-driven rigiocabili, che raccontano cosa stia accadendo a Katanga e come questo va a inserirsi nel più ampio universo narrativo di Alien. Una missione nello spazio profondo che ci porterà, a quanto pare, attraverso le ambientazioni più disparate obbligandoci di volta in volta ad adattare il nostro stile di gioco in base alle possibilità offerte dall'ambiente stesso. Se poi questo non dovesse soddisfarvi abbastanza, gli sviluppatori hanno deciso di implementare sia cinque livelli di difficoltà sia un sistema di carte sfida (sulla falsa riga dei Teschi di Halo) che andranno a modificare singoli aspetti: ad esempio, c'è una modalità che prevede solo colpi alla testa, rendendo il corpo dei nemici immune a qualunque danno; o ancora, una che va semplicemente a cambiare la saturazione del gioco virando sul bianco e nero - il che resta comunque un ostacolo.
Insomma, stando a queste informazioni non manca la possibilità di personalizzare le missioni come più ci aggrada, considerando che di base ognuna avrà uno svolgimento differente sia in termini di obiettivi sia di minacce da affrontare affinché i giocatori abbiano sempre un margine entro cui essere colti contropiede. A prescindere da quanto vorrete complicarvi la vita, un gioco che prevede, tra gli altri, ondate di Xenomorfi non è comunque una passeggiata. Se poi vi sentiste sicuri di voi e voleste provare a incrementare la difficoltà, stando alle parole di Zinkievich vi ritroverete un maggiore numero di nemici, aumenta il rischio del fuoco amico, il danno arrecato dall'acido che alcuni secernono sarà maggiore e le risorse disponibili saranno esigue.
Aliens: Fireteam, la personalizzazione
Aliens - Scontro finale ha contribuito a sdoganare la presenza dei marine come forza opposta alla minaccia degli Xenomorfi, mettendo in scena personaggi come Hudson, Vasquez e Hicks, che in tutta la loro "cazzutaggine" (piaccia o meno, sia chiaro) affrontano a muso duro il problema. Anziché riproporli, tuttavia, Cold Iron Studio ha giustamente deciso di permettere a noi di creare il nostro marine: tra un nutrito arsenale di armi, si parla di oltre trenta tipologie più ottanta accessori, una varietà di munizioni speciali, mine e altri equipaggiamenti cruciali per la sopravvivenza saremo padroni del nostro avatar - e probabilmente ci dispiacerà di più vederlo cedere sotto i colpi di una delle creature o all'abbraccio di un facehugger.
Non solo personalizzazione di missioni, quindi, ma anche dei personaggi stessi: un motivo in più per la decisione di sviluppare il gioco in terza persona, contrariamente alla tendenza che ha distinto altre produzioni legate ad Alien, tra cui proprio Colonial Marines e Isolation. Considerato infine l'esperienza radicata di molti degli sviluppatori in ambito RPG, non c'è da stupirsi se Aliens: Fireteam presenterà una personalizzazione approfondita, grazie a una costante miglioria dell'equipaggiamento ogni volta che otterremo accessori.
Da quanto ricavato scandagliando la rete e dal trailer mostrato, la prima impressione che ci siamo fatti di Aliens: Fireteam è di un gioco ben lontano dal concetto di run-and-gun. Richiederà un adeguato lavoro di squadra, una conoscenza delle singole classi e come possano entrare in sinergia con le altre, ma soprattutto la consapevolezza che l'intelligenza artificiale tenterà di ostacolarci in ogni modo. Cold Iron Studios pare si sia concentrata molto su questo aspetto per garantire ai giocatori un'esperienza da affrontare con la dovuta concentrazione: sembra che i nemici siano in grado di mettere in atto strategie a seconda della tipologia e, parlando soprattutto per gli Xenomorfi, questo si dimostra in linea con la loro natura sì primordiale ma al contempo furba e predatoria. Se le premesse si dimostreranno concrete, è possibile che riusciremo a superare la scottatura di un mancato sequel di Alien: Isolation per goderci uno sparatutto in terza persona molto coinvolgente.
CERTEZZE
- Cinque classi molto diverse tra loro
- La trama sembra avere una certa coerenza
- Alta rigiocabilità grazie ai modificatori di missione
- Un arsenale di tutto rispetto per la personalizzazione
DUBBI
- Bisogna provarlo con mano per valutare l'efficacia di questi elementi