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Call of Cthulhu: due ore di provato a Colonia!

Aspettavamo da tempo di provare Call of Cthulhu. La prima esperienza col gioco, fortunatamente, non ci ha deluso

PROVATO di Aligi Comandini   —   28/08/2018

Il mythos Lovecraftiano non è propriamente la cosa più semplice da trasporre in un videogame. D'altronde qui non si parla di semplici creature dell'incubo, ma di puro terrore esistenziale: una lotta contro forze antiche che un insignificante essere umano non può in alcun modo comprendere, figuriamoci sconfiggere. C'è però chi ci ha tentato comunque a traslare tutto questo in intrattenimento giocando su altri fattori, e lo ha fatto sostituendo ai banali nemici da riempire di proiettili l'angoscia dei momenti, la disperata ricerca di un senso alle proprie azioni, e l'elemento investigativo. È il caso di Call of Cthulhu, un emblematico GDR "carta e penna" che ha saputo conquistare molti dei fan dell'inquietante autore, e che oggi - dopo uno sviluppo abbastanza travagliato - è stato trasformato in un videogame dai Cyanide e da Focus. Il team francese, per la cronaca, ha sempre avuto un discreto talento ma non è mai riuscito a creare titoli davvero indimenticabili, e questa loro ultima creatura è dunque sempre parsa un'ottima occasione per fare quel balzo di qualità che è sempre mancato. Il problema è che fino ad ora le nostre conoscenze si limitavano a una serie di demo hands off, molto suggestive ma impossibili da valutare a dovere. Alla Gamescom di Colonia, però, abbiamo finalmente potuto provare il gioco per quasi due ore, che ci hanno permesso di concludere l'intero primo atto della campagna. Ci hanno ingolosito al punto giusto.

Call of Cthulhu è un titolo in prima persona, ma se vi aspettate uno sparatutto state sbagliando di grosso: è un gioco di ruolo, sì, ma più vicino a un'esperienza narrativa che altro, tanto che le caratteristiche del proprio alter ego - un investigatore privato di nome Edward Pierce - sono tutte legate all'investigazione. Persino la prestanza fisica del personaggio, sviluppabile come le altre sue qualità, viene utilizzata solo per forzare porte, trappole e oggetti, e non sembra aver mai un'utilità nei conflitti (anche se non è detto non ci siano scontri avanzando nella campagna); il resto dei punti vanno quindi spesi nelle conoscenze - occulto, psicologia o medicina - nello spirito d'osservazione, nel carisma durante le conversazioni e via così. La soluzione alle varie problematiche che si incontrano, in poche parole, dipende sempre dal ragionamento, dai dialoghi e dall'esplorazione, mai dalle armi che vi portate appresso.

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Il gameplay del titolo è costruito attorno a una struttura variabile delle quest, che di norma offre numerosi approcci alternativi direttamente collegati alle abilità del vostro alter ego. Per farvi un esempio preciso, non appena raggiunta la misteriosa isola di Blackwater dovrete trovare un modo per accedere a un magazzino contenente indizi sul caso su cui state indagando, ovvero l'omicidio/suicidio di una pittrice e della sua famiglia. Bloccati da due scagnozzi avrete varie possibilità: aggirarli passando per una caverna, o convincere uno degli ufficiali di polizia ad aprire il passaggio primario. Noi, avendo sviluppato a dovere il sesto senso e le capacità investigative di Pierce, abbiamo scassinato una stanzetta nelle vicinanze e scoperto dell'alcool trafugato da una delle due "guardie" alla boss della malavita di Blackwater, Cat. È bastato minacciare l'energumeno con le prove trovate per ottenere l'accesso alla location, un'interessante dimostrazione della flessibilità del sistema.

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L'occhio del detective

Chiaramente questo genere di scelte si ripercuotono sull'intera avventura: personaggi che vi accompagnano durante le indagini possono morire improvvisamente, conversazioni andate male possono precludervi certi utili oggetti o consigli, e andar dritti verso l'obiettivo senza analizzare attentamente le mappe rischia di mettere Pierce in seria difficoltà, perché ciò che si trova non solo risulta spesso importantissimo per risolvere al meglio alcune delle situazioni più pericolose incontrate, ma aiuta anche a salire di livello (libri e artefatti possono aumentare le conoscenze, che non risultano migliorabili con i punti esperienza) e a ottenere ricostruzioni delle scene più complete, in una sorta di "dimensione alternativa della mente" dove gli avvenimenti vengono ricomposti dal protagonista nel modo più logico possibile.

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Non c'è nulla di particolarmente innovativo in tutto questo, ma l'atmosfera in Call of Cthulhu non manca di certo, e non sembra esserci davvero una cosa fuori posto nel titolo Cyanide. D'altronde è piacevole vedere degli effetti marcati sull'andamento dell'avventura legati allo sviluppo del protagonista (persino l'analisi di un quadro può aprire strade alternative, se si hanno le conoscenze per comprenderne i dettagli), e constatare come la strada seguita sia in effetti quella del terrore assoluto e della follia inevitabile. Quest'ultimo aspetto, peraltro, influenzerà sicuramente in modo pesante il gameplay nelle fasi avanzate, ma durante l'atto uno noi l'abbiamo provata sulla nostra pelle solo a causa di un attacco di panico del protagonista, che ci ha costretto a uscire rapidamente da una zona particolarmente inquietante. Il rispetto per Lovecraft, insomma, sembra esserci tutto: ora resta da vedere quanto effettivamente durerà la campagna, e fino a che punto sapranno catturarci gli atti successivi.

Call of Cthulhu sembra voler seguire la strada del rispetto: rispetto per la follia di opere seminali per tutto il genere horror e per un autore che, pur controverso, ha dato vita ad alcune delle più inimmaginabili mostruosità della storia della letteratura. Si tratta, secondo noi, della miglior strada percorribile per un titolo di questo tipo, anche se è indubbiamente anche la più difficile. Il primo atto del gioco ci ha convinto, ora resta da vedere se la qualità rimarrà la medesima anche avanzando.

CERTEZZE

  • Inquietante e ricco di atmosfera
  • Grande rispetto per Lovecraft e le sue opere
  • Approcci multipli alle quest, legati allo sviluppo del protagonista

DUBBI

  • Qualche singhiozzo tecnico durante la prova
  • Difficile dire se la qualità della narrativa si manterrà elevata fino alla fine