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I videogiochi di ruolo: cronache passate, presenti e future

I giochi di ruolo stanno vivendo un momento d'oro, è sempre stato così e lo sarà anche domani?

SPECIALE di Francesco Serino   —   03/06/2025
The Witcher 3

Si fa presto a dire videogioco di ruolo. Questo è il genere che, probabilmente più di altri, prevede davvero mille sfumature diverse. Forse l'elemento che più li contraddistingue sono i punti esperienza e la conseguente crescita dei protagonisti, per il resto non c'è forma che il genere non abbia assunto da quando, probabilmente dal seme delle primissime avventure testuali, il gioco di ruolo ha provato la prima volta a trasmutare in forma digitale.

Roguelike diversi

Non è vero che i giochi di ruolo debbano prevedere obbligatoriamente delle trame a bivi, finali multipli, party da più personaggi. Piuttosto questi sono elementi opzionali che possono far parte, o meno, della visione. Il gioco di ruolo videoludico nasce anch'esso dal cartaceo Dungeons & Dragons, e per i primi anni ha assunto prevalentemente la forma di roguelike (dal videogioco Rogue del 1980), definizione che oggi ci porta alla mente esperienze diverse, ma che all'epoca descriveva un'avventura molto tattica e ambientata prevalentemente in labirintici sotterranei.

Dungeon Master è stato uno dei giochi di ruolo più amati degli anni '80
Dungeon Master è stato uno dei giochi di ruolo più amati degli anni '80

Il genere matura attraverso la visuale in prima persona e un'esplorazione che procede di casella in casella, con la possibilità di ruotare la visuale di novanta gradi in ogni direzione: a questa descrizione appartengono i primi grandi successi del genere come Akalabeth di Richard Garriott, Wizardry, Dungeon Master della FTL Games e poi i tre Eye of The Beholder di SSI fino a Lands of Lore di Westwood Studios, gioco che in qualche modo va a chiudere il filone (ripreso con successo da Legend of Grimrock nel 2012). Nel frattempo i giochi di ruolo si allargano, sperimentano, diventano The Bard's Tale, Wasteland, la serie Ultima che per dieci anni rappresenterà il non plus ultra del genere con una grafica da capogiro e mondi sempre più interattivi ed elaborati.

Strade parallele

Ispirato da classici come Wizardry e The Bard's Tale, anche il Giappone inizia a produrre i suoi videogiochi di ruolo. È incredibile come dalla medesima origine siano germinate visioni così diverse. Gli sviluppatori occidentali hanno continuato a spingere sulla libertà, perché nei giochi di ruolo devi sentirti libero di scegliere e sbagliare, mentre i colleghi orientali hanno iniziato ad allestire una crasi tra quel che avevano visto in Wizardry e il genere più in voga ad inizi anni ottanta in Giappone, ovvero quello delle visual novel. In tanti raccontano che il primo gioco di ruolo sviluppato e commercializzato in Giappone possa essere Underground Exploration di Koei, siamo nel 1982 e da quel momento in poi gli utenti potranno scegliere tra sempre più giochi di ruolo diversi, alcuni più formali con impostazione a turni e altri invece che coraggiosamente iniziano a sperimentare con un combattimento in tempo reale.

Dragon Quest (nella foto il secondo capitolo), il primo vero JRPG?
Dragon Quest (nella foto il secondo capitolo), il primo vero JRPG?

Gli elementi fondanti degli JRPG moderni vengono implementati da diverse software house: in Dragon & Princess, Koei per esempio è tra le prime a introdurre il cambio di inquadratura e grafica durante i combattimenti casuali, mentre Dragon Slayer del 1984 è il gioco con cui si afferma una tendenza più action, parallela a quella che porterà a The Legend of Zelda. I giochi di ruolo giapponesi acquistano una vera e propria identità probabilmente nel 1985, attraverso il grandissimo successo di Dragon Quest che ne ridefinisce anche lo stile grafico scegliendo Akira Toryama come art designer. Potremmo quasi azzardarci a dire che è stato Dragon Quest a creare di fatto il genere degli JRPG.

Duemila d'oro

Questi due universi paralleli raggiungono il loro apice tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila. Da una parte abbiamo Bethesda, Blizzard e Bioware che tra Baldur's Gate e gli altri capolavori come Planescape Torment, Diablo e i primi due Fallout porteranno Troika Games a tirar fuori dal cilindro l'epico Vampire: The Masquerade - Bloodlines.

Dall'altra parte dell'oceano il Giappone si consegna totalmente tra le mani di Final Fantasy che finalmente, attraverso PlayStation, diventa un fenomeno globale. È la console di Sony ad aprire gli argini: sì, prima potevi imbatterti nelle cartucce di qualche Phantasy Star per MegaDrive, forse di Chrono Trigger per Super Nintendo, ma i giochi di ruolo giapponesi si allineeranno perfettamente con il gusto occidentale proprio in concomitanza dell'arrivo di PlayStation.

La console Sony porta nelle case di insospettabili videogiocatori della domenica giochi che mai avrebbero preso in considerazione prima. L'enorme successo di Final Fantasy VII accende i riflettori su un genere in piena espansione, prodigo di ottime storie e, malgrado un'impostazione sempre molto conservatrice, a volte sorprendente anche dal punto di vista del gameplay. Quelli di PlayStation sono i giochi di ruolo giapponesi con i quali probabilmente sono cresciuti molti di voi: Suikoden, The Legend of Dragoon, Vagrant Story, Grandia, Breath of Fire, Xenogears!

Final Fantasy VII su PlayStation è stato uno spartiacque nel successo globale degli JRPG
Final Fantasy VII su PlayStation è stato uno spartiacque nel successo globale degli JRPG

Questi nomi così popolari non ci devono far dimenticare di quel che accadeva a casa Sega, dove troviamo titoli indimenticabili come l'avveniristico Panzer Dragoon Saga, Skies of Arcadia e successivamente l'incredibile primo Phantasy Star Online. A proposito di online: nel 1997 debutta su PC Ultima Online, gioco che ha segnato la storia del genere MMORPG.

Tutti insieme, o quasi

Proprio online finiranno invischiati i grandi successi successivi. Era arrivato il momento di giocare tutti insieme e dopo Ultima Online arriva il turno di Star Wars Galaxies, Anarchy Online, Everquest, Final Fantasy XI. Ma soprattutto è il turno di World of Warcraft che spazza via ogni cosa e per un decennio archivia la pratica dei giochi di ruolo classici. Attorno agli anni dieci, di GdR interessanti continuano fortunatamente ad uscirne, ma sono lontani i fasti di un tempo. Il pubblico preferisce giochi più morbidi, veloci, ibridati, un po' di ruolo e molto action e questo perché creare i primi è iniziato ad essere piuttosto dispendioso e serve più pubblico, e quel pubblico nel frattempo è cresciuto, di conseguenza non sembra più avere tanta voglia di passare centinaia di ore alle prese con un complesso gioco di ruolo.

Nel 2004 quasi l'intero genere dei giochi di ruolo viene risucchiato dal successo di World of Warcraft. Ci vorranno anni e tanti server abbandonati prima che le cose tornino alla normalità, almeno in occidente
Nel 2004 quasi l'intero genere dei giochi di ruolo viene risucchiato dal successo di World of Warcraft. Ci vorranno anni e tanti server abbandonati prima che le cose tornino alla normalità, almeno in occidente

Rimane sulla breccia Bethesda che domina tra Oblivion e Skyrim, riduzioni all'osso di quello che era il loro precedente gameplay, reinventando nel mentre Fallout; in Giappone continua a crescere Atlus, mentre inizia a mostrare le prime crepe Bioware; SquareSoft ora trasformatasi in Square Enix fatica a ritrovare la quadra delle sue serie più famose dimenticandosi di tutto il resto. Konami si dà alla macchia e persino Zelda non è più quello di una volta e ha da tempo tradito la visione originale inseguendo strade più lineari e narrative.

Il film di The Legend of Zelda potrebbe aver trovato la sua principessa in una nota attrice e modella Il film di The Legend of Zelda potrebbe aver trovato la sua principessa in una nota attrice e modella

Non tutto va male insomma: negli stessi anni assistiamo anche alla lenta, ma inesorabile crescita di CD Projekt che nel 2015, con The Witcher 3: Wild Hunt, dà finalmente la sveglia all'industria dei videogiochi. La conseguenza del successo di The Witcher 3 non sarà un maggior numero di giochi di ruolo in produzione, ma tutti i giochi inizieranno a includere un numero crescente di elementi ruolistici: dialoghi a risposta multipla, punti esperienza, oggetti da trovare, missioni da risolvere. Prima si inseguiva GTA, ora è la volta di Geralt di Rivia.

Le nuove stelle

Siamo arrivati a oggi e ogni gioco oramai è più o meno un gioco di ruolo: la ricetta tipica dell'action in terza persona più in voga, prevede anche una riduzione del classico e ben più cerebrale GdR di una volta, immancabilmente accoppiato a un gargantuesco open world. Più o meno dieci anni così e siamo finiti a dover spiegare, con fatica, che Dragon's Dogma e Forbidden West non sono affatto lo stesso tipo di gioco, e anche tecnicamente rispondono a necessità differenti. Ciò nonostante, quello che stiamo vivendo ora è per il genere un periodo a dir poco straordinario, dove i GdR sembrano aver ritrovato finalmente il loro spirito originario e più coraggioso, intraprendente.

Ma come, i combattimenti a turni e la visuale dall'alto non erano robaccia del passato? Fortunatamente è arrivato Baldur's Gate III
Ma come, i combattimenti a turni e la visuale dall'alto non erano robaccia del passato? Fortunatamente è arrivato Baldur's Gate III

In Giappone spiccano i lavori di Vanillaware, Sega si mangia il resto con Like a Dragon e il catalogo Atlus, Nintendo ha finalmente reinventato la formula di Zelda ripristinando la visione dei primissimi giochi della serie e macinando, così, milioni di unità vendute. Abbiamo assistito al debutto di Larian con un Baldur's Gate III che pensavamo oramai impossibile da realizzare, lo stesso ha fatto Warhorse Studios che con Kingdom Come: Deliverance II ha rivoluzionato il genere in fatto di immersività, ricostruzione storica e scrittura. Smacco finale a chi pensava che nessuno volesse nuovi giochi di ruolo di stampo classico, il successo di Clair Obscur: Expedition 33 che dalla Francia lancia un segnale inequivocabile al Giappone: abbiamo fame di questo tipo di esperienze, e voi non siete più in grado di fornircele.

Tanti nomi nuovi e non dovrebbe sorprendere: i giochi di ruolo hanno sempre divorato i loro produttori che raramente sono riusciti a rimanere sulla cresta dell'onda per troppi anni. Sandfall Interactive, Larian Studios e Warhorse Studios sono le nuove stelle; Bethesda, Square Enix e Bioware le ex grandi in difficoltà. Al centro dell'universo come un grande antico di Lovecraftiana memoria, possiamo metterci FromSoftware che sghignazza con i suoi giochi di ruolo action dove la costruzione del personaggio è fatta in prevalenza di lacrime e sangue.

Destini incrociati

Dove può andare il gioco di ruolo in futuro? Le direzioni, anche tecnologiche, sono molteplici. L'importante è che il genere continui ad avere fiducia nelle sue caratteristiche più spiccate: gli ibridi vanno bene, ma da qualche parte un progetto deve pendere, decidere infine se essere più GdR o più action. I recenti successi hanno dimostrato che il pubblico non è stanco dei combattimenti a turni, è in realtà stanco dei combattimenti a turni fatti male e senza inventiva. Baldur's Gate 3 è la conferma che la visuale non importa, la grafica è secondaria, leggere migliaia di righe è un piacere se sono scritte bene. I giochi di ruolo devono anche lasciare stare gli action, che forse è il caso tornino a essere tali.

Il futuro dei giochi di ruolo è in mano al pubblico
Il futuro dei giochi di ruolo è in mano al pubblico

Nei prossimi anni vedremo intanto se Bethesda si sarà svegliata dal suo torpore e se CD Projekt riuscirà a superare nuovamente sé stessa: entrambe le software house sono anche chiamate a rinnovare le loro formule perché inevitabilmente nel tempo si sono logorate, certo non tutte allo stesso modo. Bioware sopravvivrà a Dragon Age: Inquisition? E Square Enix riuscirà finalmente ad allargare il suo pubblico o continuerà a spendere troppo per racimolare briciole? Il gigante giapponese deve tornare a mettere il gameplay al centro dell'esperienza e capire che i filmoni interattivi sono diventati controproducenti. Non è poi detto che i grandi publisher continuino a crederci: ricordiamoci che se esistono Baldur's Gate III e Kingdom Come: Deliverance è grazie al pubblico che ha investito in qualcosa che non veniva più realizzato attraverso le rispettive campagne Kickstarter.

Motori di ruolo

La grandezza dei giochi di ruolo è quel che frena di più gli investimenti: richiedono tante persone e tanto tempo per esseri sviluppati. Quel che probabilmente darà un impulso al genere è la grande duttilità dei più recenti engine in circolazione: il graficone se lo possono permettere più o meno tutti, e senza investimenti mostruosi. Ti serve una foresta? Eccola. Hai bisogno di trecento abitanti tutti diversi e fotorealistici? Dammi cinque secondi. In modo che poi il team possa pensare a quel che più conta.

Con Kingdom Come Deliverance il gioco di ruolo diventa macchina del tempo: in un colpo permette di vivere nel medioevo e riscoprire la brutalità dei GdR di una volta
Con Kingdom Come Deliverance il gioco di ruolo diventa macchina del tempo: in un colpo permette di vivere nel medioevo e riscoprire la brutalità dei GdR di una volta

E chissà se prima o poi non spunti davvero il primo GdR con IA generativa, dove potremo sederci in una locanda e parlare del più e del meno con gli altri avventori gestiti dal PC. Nulla di questo è obbligatorio, ben venga chiunque voglia raccontare storie più piccole, alternative, geniali, sovversive, come per esempio lo è stato Disco Elysium. Più che altri generi, il futuro dei giochi di ruolo è in mano al suo stesso pubblico che deve dimostrare di averne voglia, e di volerne di più e di più avanzati. La macchina del resto l'abbiamo rimessa in moto anche noi, e anche noi dovremo fare in modo che non si spenga più.