In occasione dell'approdo sul catalogo di Infinity di Fast & Furious 8 ci è sorta spontaneamente una domanda. Perché uno dei franchise più di successo degli ultimi anni, che si è portato a casa centinaia di milioni dollari, anzi, qualche miliardo di dollari al botteghino, non ha saputo dare il la ad una serie di videogiochi che potessero replicare il successo della serie? E non stiamo semplicemente parlando di tie-in. Forse questa nostra domanda può assumere una dimensione più grande: perché il mondo dei racing game è tutto concentrato nel proporre esperienze di guida realistica e simulativa a scapito di tipologie di gioco più "veloci", più "furiose", dove più della messa a punto conta il brivido della velocità, del vento nei capelli e magari di una bella decalcomania aggressiva sul cofano? Insomma, il genere arcade non ha più niente da dire?
L'arcade è morto o no?
Eppure una serie come Fast & Furious dovrebbe essere materiale perfetto per i videogiochi visto che al brivido della velocità unisce scene d'azione dove le macchine (ma anche gli elicotteri e i sottomarini!) fanno le veci degli attori, dove gli esseri umani passano quasi in secondo piano. Momenti talmente emblematici e "oltre" che addirittura sono stati gli uomini a replicarli. Basta citare in tal senso il salto tra i grattacieli in auto di Furious 7 che è stato di fatto omaggiato da Dwayne Johnson nel recente Skyscraper. Ma allora perché il genere arcade non riesce più a sfondare come una volta nel cuore dei giocatori? Ovviamente ci sono eccezioni, qualcuno potrebbe dire che Forza Horizon fa parte di questa "famiglia", ma rimane in fin dei conti un titolo dove l'esperienza può essere talmente modificata dal giocatore da renderlo "quasi" un simulatore. Leggero ovviamente, non stiamo certamente parlando di un Assetto Corsa sotto mentite spoglie. E che dire allora di Need for Speed che fatica da anni a trovare una sua dimensione e un suo spazio, cambiando pelle ad ogni iterazione, provando anche la strada della narrativa, ma non riuscendo mai a tornare ai fasti del passato dove la serie era sinonimo di velocità, fughe dalla polizia e perché no, macchine tamarre figlie proprio dell'esplosione del primo Fast & Furious?
A cosa dobbiamo quindi la messa da parte del genere arcade? I gusti sono cambiati? Difficile dirlo, molto probabilmente c'è della verità in questa affermazione, ma più realisticamente l'aumento esponenziale della capacità tecniche e tecnologiche delle nuove console e PC ha fatto sì che la ricerca sempre più spasmodica del fotorealismo e della verosimiglianza tout court fosse l'obiettivo principale nello sviluppo dei racing game. Giochi come Gran Turismo hanno di fatto sdoganato presso un pubblico generalista la messa a punto minuziosa della vettura, la ricerca spasmodica del guadagno del millesimo di secondo in uscita di curva. Certo, è facile obiettare che Gran Turismo non sia quel "the real driving simulator" da sempre promesso (e promosso) da Polyphony Digital ma la sua importanza nel dare la giusta visibilità al genere è innegabile. Basta citare la (triste) fine fatta da Ridge Racer che da vero e proprio biglietto da visita - arcade - della potenza di PlayStation (nonostante un clamoroso cabinato con frizione, freno e acceleratore!) è di fatto scomparso dai nostri schermi, ucciso in quegli anni non solo da Gran Turismo ma anche da giochi come Colin McRae, Toca e perché no, Formula 1. E questo nonostante il boom del racing futuristico Wipeout, che oltre ad essere un titolo eccellente riusciva a coniugare in sé tutto quello che le nuove console 3D offrivano, ovvero "il futuro". Un futuro fatto di velocità, neon pulsanti, vetture avveniristiche e musica techno sparata a tutto volume. Ma questa, come si è soliti dire, è tutta un'altra storia.
Fusione di generi?
Forse il genere arcade non è scomparso, si è semplicemente trasformato insinuandosi in altre tipologie di gioco. Burnout come una cometa si è spenta velocemente, nonostante una remaster troppo nostalgica e troppo tardiva per funzionare, e forse se in Fast & Furious vediamo non solo macchine veloci ma anche rapine, scontri a fuoco, inseguimenti ultra spettacolari e molto, molto altro, il corrispettivo videoludico più vicino a quello che vediamo nel film è il free roaming alla GTA. Pensateci: il modello di guida è di facile apprendimento, per nulla simulativo, la musica pompa veloce dalle stazioni radio, e come GTA Online ci ha mostrato, è possibile mettere in scena stunt spettacolari che non hanno nulla di meno del già citato salto tra i grattacieli di Furious 7. O vere e proprie scene d'azione lunghe e complesse. Non è così? Forse stiamo estremizzando il concetto, ma davvero questa è per certi versi la cosa più vicina non solo alle peripezie della serie, ma anche al genere arcade in sé per sé. Il tempo per le corse a perdifiato con una bionda a fianco è finito da un bel pezzo e sembra proprio che ci voglia qualcosa di più per invogliarci ad investire tempo e denaro in una tipologia di gioco che offra "solo" questo. E pure quando titoli hanno proposto un'esperienza debitrice della serie come Wheelman (realizzato dallo studio di Vin Diesel poi) o Driver, il successo commerciale non è arrivato. C'è quindi una spaccatura forte tra il pubblico che premia Fast & Furious e quello che gioca, un vuoto bello grosso che solo l'ibridazione tra generi è stata capace di riempire. Insomma se Fast & Furious è stato capace di evolvere passando dalle corse clandestine fino al creare, di fatto, una tipologia a sé stante, la cosa non è riuscita al genere arcade. E la colpa è soprattutto nostra, attirati dalle sirene del realismo a tutti i costi.