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God Eater 3: un paio di missioni dal TGS 2018

Abbiamo provato God Eater 3, il nuovo episodio del franchise Bandai Namco

PROVATO di Marco Perri   —   23/09/2018

Il TGS 2018 è stato un buon banco di prova per God Eater 3. Disponibile in stand, abbiamo in realtà approfittato di un pomeriggio presso Bandai Namco per testare il quarto episodio di una serie relativamente di nicchia in occidente ma piuttosto apprezzata in terra natale. Il funzionamento del franchise è semplice e pesca facilmente delle similitudini con altri brand più noti, uno su tutti Monster Hunter: mappa dopo mappa e missione dopo missione, l'obiettivo del team di eroi è quello di eliminare mostri specifici, aiutandosi distruggendo determinate parti, recuperando collezionabili e migliorando così la God Arc, una sorta di arma biomeccanica anti-Aragami in evoluzione. Chi sono gli Aragami? Sono i nemici che hanno donato all'ambientazione un discreto look post-apocalittico. In tutto questo meccanismo, Namco si è inventata una caratteristica molto particolare per rendere più appetitoso il combat system: sfruttando un particolare momento è possibile mangiare parte del nemico, acquisendo per un periodo di tempo limitato poteri superiori al normale.

Ashland

Prima di addentrarci nella prova, due parole su gameplay e storia. La struttura ludica di God Eater 3 si fonda su quattro categorie di mosse: attacco, attacco a distanza, difesa e appunto divoramento. Tornando su quest'ultimo, la capacità di mangiare gli Aragami fa entrare in Burst Mode, una sorta di berserk con tutta una serie di potenziamenti. Abbiamo poi le Burst Arts, mosse da utilizzare in modalità Burst per formare le combo e l'abilità Dive, una sorta di difesa con immediato scatto verso il nemico. God Eater 3 è ambientato 10 anni dopo God Eater 2 Rage Burst (una versione migliorata di God Eater 2): il mondo è stato eroso da un disastro ambientale conosciuto come Ashland, che cambia qualsiasi costruzione con la quale entra in contatto.

God Eater 3 11

L'umanità è relegata alla resistenza in una nuova base chiamata PORT, mentre il mezzo a disposizione per addentrarsi nelle regioni corrotte è il Caravan, un corazzato studiato per permettere agli eroi di arrivare ogni volta a destinazione. La nostra prova inizia dentro la base: siamo in manette e banalmente la direzione delle scelte a disposizione porta proprio ad accettare la prima missione. Velocemente siamo subito nell'arena contro un primo Aragami, una sorta di chimera demoniaca sicuramente non irresistibile. God Eater 3 si conferma una logica evoluzione non solo tecnica ma anche stilistica: per quanto il motore in uso sia chiaramente un derivato dell'engine di Code Vein, la solita, apprezzabile caratterizzazione di personaggi e bestiario mette sempre a proprio agio gli appassionati di design giapponese, seppur senza far gridare nemmeno lontanamente al miracolo.

Burst Mode!

Lo scontro ci dà la possibilità di sperimentare quanto imparato: la cosa che spicca di più nel contesto è che il gameplay action di God Eater 3, a differenza del 2, risente molto più dei suoi predecessori il peso non tanto degli anni, quanto dell'avanzamento della categoria in generale. Chiaramente gli appassionati avranno ciò che cercano, ma non è semplice portare in alto quello che a conti fatti è un combat system molto asciutto, non troppo stratificato anche considerando per l'appunto il sistema di combo che però non ha niente di innovativo. La Burst Mode torna in edizione migliorata per combo più spettacolari, così come l'intelligenza artificiale dei membri del team sembra funzionare bene.

God Eater 3: un paio di missioni dal TGS 2018

L'arena non è grande ma sufficiente per scorrazzare in cerca di qualche oggetto luminoso e comoda per notare un level design quasi esclusivamente orizzontale. Il primo Aragami va giù facilmente, il gameplay è fluido e non abbiamo notato rallentamenti ma va anche detto che oltre allo stile non c'è molto altro: texture e modellazione dei fondali sono a un livello appena accettabile, mentre la gestione dei punti di collisione e il feedback ai comandi sono migliorabili. Purtroppo non siamo riusciti a provare la seconda missione, ma non è difficile immaginarsi che God Eater 3 si preannunci un titolo sufficientemente corposo per esaltare chi - esclusi edizione migliorate e remake - lo aspetta dal 2013.

Convinti che God Eater 3 difficilmente porterà nuovi giocatori a bordo, il titolo Bandai Namco farà però felici i fan e chiunque sia in cerca di uno di quei titoli piuttosto asciutti nella formula, ma ormai con abbastanza esperienza sulle spalle per gestirla al meglio. Purtroppo si ha solo la finestra di lancio del primo trimestre del 2019, sicuramente non un periodo scarico da release di grande peso. Riuscirà God Eater 3 a risaltare nella mischia?

CERTEZZE

  • Concept interessante
  • Il post-apocalittico piace sempre
  • Armi, potenziamenti, boss fight

DUBBI

  • Non fa molto per convincere nuovi giocatori
  • Tecnicamente sufficiente
  • Qualità dei nemici nel lungo periodo