Il panorama degli horror è ormai saturo. A maggior ragione se si parla di videogiochi in prima persona improntati su quello stile che Amnesia ha sdoganato fin quasi all'eccesso. È talmente pieno da essere quasi diventato stucchevole, rendendo difficile trovare un'esperienza che non sappia di già visto in ogni singolo aspetto: recentemente ci ha provato Those Who Remain a distinguersi ma, alla fine, ha fallito nell'intento rivelandosi - come potete leggere nella recensione - uno dei tanti more of the same. Va però detto che questo tipo di approccio è il più confortevole per gli sviluppatori al loro esordio, perché tutto sommato la cultura del jump scare non perderà mai di mordente e risulterà un richiamo irresistibile tanto per chi gioca quanto per chi si diverte a guardare gli altri saltare sulla sedia. Ci si muove su un terreno familiare e magari, senza rivoluzionare nulla, si può almeno provare a lasciare un'impronta positiva, farsi ricordare per aver preso una direzione diversa: in questo senso ci prova Ikai, titolo d'esordio degli spagnoli di Endflame, uno studio composto da solo tre sviluppatori. I primi asset del gioco risalgono a fine 2019 e solo pochi giorni fa è stata resa disponibile un'alpha demo, accompagnata dall'annuncio che Ikai arriverà su Steam nel corso del 2021. Questo piccolo assaggio è servito per entrare nell'atmosfera del gioco e darci un'idea di cosa ci aspetta il prossimo anno.
La miko e lo yokai
Ikai ci mette nei panni di Naoko, una giovane che per circostanze non del tutto chiare va a vivere con lo zio, un sacerdote shintoista, e addestrata per diventare sacerdotessa. La gravità del compito sembra tuttavia essere troppo per lei, che non si sente all'altezza di un impegno simile (o forse non vuole avere nulla a che fare con purificazioni e rituali di sorta): dal poco che la demo offre, capiamo che a un certo punto le viene data la responsabilità del tempio, fosse anche solo per un breve periodo, ma commette un errore e il confine che separa il mondo reale da quello dei demoni viene meno, permettendo quindi agli yokai di infestare questo luogo sacro. Sentendosi responsabile, Naoko decide di porre fine alla minaccia e si impegna a mettere a frutto gli insegnamenti impartiteli dallo zio per riportare la pace al tempio: un compito che non si può certo definire facile, considerato di cosa è pregna la cultura giapponese quando si parla di creature ultraterrene.
Lo ammettiamo, è dai tempi di Project Zero e in particolare dei primi tre, che sentiamo la mancanza di un horror propenso a sfruttare il Giappone e la sua cultura: pur essendo lontano dalla famosa serie di Koei Tecmo, in termini sia di produzione sia di approccio, Ikai è comunque riuscito a trasmetterci quella sensazione di angoscia che solo il girovagare all'interno di un antico tempio, tra corridoi angusti, cigolii e suggestione di sorta. La demo che abbiamo provato è, come già detto, un'alpha ed è chiaramente stata pensata per mostrare, nei quindici minuti o poco più necessari a completarla, quali sono gli aspetti sui quali si focalizza: a dispetto della sua semplicità, la grafica si è mostrata pulita e l'atmosfera inquietante grazie alla totale assenza di suono che non fosse quello prodotto dai nostri passi sul tatami, gli scricchiolii del legno, il vago rumore del vento al di fuori. Vuoi per gli spazi ristretti, vuoi per la costante consapevolezza che prima o poi qualcosa succederà (e anche un po' memori dei traumi causati da Project Zero), aprire ogni porta e svoltare ogni angolo mette più tensione di quanta non ce ne sarebbe sapendo di poter far perdere le nostre tracce in qualche modo. Non abbiamo avuto modo di farci inseguire ma non dubitiamo che sarà complicato ingannare i demoni con un percorso tanto lineare.
"Armata" di pennello e inchiostro, Naoko dovrà trovare l'oggetto fonte della presenza demoniaca (non è certo possibile affrontare faccia a faccia entità simili) e purificarlo applicandovi sopra un sigillo opportunamente tracciato: riprendendo dunque, in maniera più semplicistica, la meccanica di Okami siamo stati chiamati a cercare un pennello e trovare un luogo sicuro dover poter operare. Questo ci ha effettivamente sorpresi, poiché nella demo, una volta trovato il necessario, siamo stati avvisati che la stanza in cui ci trovavamo non sarebbe stata sicura: a dispetto delle parole di Naoko, il gioco non ci impedisce di disegnare comunque sul posto, lasciandoci vittime delle conseguenze. L'idea per cui una stanza chiusa non è necessariamente sicura, e dunque la necessità di mettersi in gioco ed evitare gli yokai per trovare il luogo più adatto, è interessante. Non sappiamo inoltre se gli strumenti a nostra disposizione saranno permanenti o dovranno essere recuperati a mano a mano nel corso della partita, rendendo dunque l'esplorazione un atto dovuto e rischioso. Abbiamo notato in questa demo che il gioco ci "spingeva" a rimanere in una determinata zona piazzando lo yokai proprio nella direzione dalla quale eravamo venuti e speriamo che questa scelta venga meno, con lo sviluppo, per aumentare il senso di smarrimento e tensione mettendo a disposizione il tempio nella sua interezza - o almeno fin dove lo abbiamo esplorato.
La demo si è conclusa una volta purificato l'oggetto maledetto e, in un certo senso, dando pace allo yokai coinvolto. Possiamo intuire in anticipo cosa ci aspetta esplorando a fondo l'area, poiché tra i collezionabili ci sono anche delle pagine che raffigurano i demoni e spiegano la loro origine. Non è certo che funzionerà così per ogni sezione di gioco ma la premessa sembra portare su questi passi. Nel complesso abbiamo trovato Ikai un progetto curato, dal quale emerge la volontà degli sviluppatori di rispettare la cultura giapponese ricostruendo il tempio nel dettaglio e riempiendolo sia di oggetti caratteristici sia di qualche chicca "demoniaca" o legata a delle particolari leggende che stimola a un'esplorazione approfondita. Il vero punto debole è stato il doppiaggio ma siamo piuttosto sicuri che la voce (un inglese dal marcato accento spagnolo) sia più che altro un placeholder per quella che sarà la vera Naoko: sentire una sacerdotessa del Giappone feudale parlare inglese con marcato accento spagnolo ha un po' minato l'atmosfera ma non è nemmeno un aspetto fondamentale sul quale concentrarsi sapendo che stiamo giocando a un'alpha. Più importante, invece, è scoprire se in futuro sarà presente almeno il doppiaggio giapponese: sarebbe senza dubbio un valore aggiunto per immergerci ancora più a fondo in un gioco che parte con il piede giusto.
Ikai è un gioco che, pur scegliendo la via facile e abusata dell'horror in prima persona, presenta un'ambientazione e un concept promettenti: il rischio del more of the same è dietro l'angolo ma, se saprà giocarsi bene le proprie carte e approfondire le meccaniche quanto basta per non rendere tutto un prevedibile nascondino senza impegno, c'è la possibilità che possa ritagliarsi il suo piccolo spazio in una libreria fin troppo satura.
CERTEZZE
- Atmosfera convincente
- Interessante l'uso dei sigilli
DUBBI
- C'è il rischio del more of the same
- Ci sarà il doppiaggio giapponese?