Il cortometraggio di Allan Ungar ha già fatto il giro del mondo: in quindici minuti totalmente indipendenti, il giovane regista canadese ha diretto Nathan Fillion nei panni di Nathan Drake, il protagonista di Uncharted, concretizzando il sogno dei fan della serie che aspettano da anni una trasposizione cinematografica. I videogiochi di Naughty Dog sono praticamente film interattivi che si presterebbero benissimo a un adattamento per il grande schermo, eppure finora non se n'è fatto niente e su un fantomatico film non hanno fatto altro che girare voci su voci. Nathan Fillion è sempre stato il candidato numero uno per interpretare il carismatico Drake: i due si assomigliano e Fillion, famoso soprattutto per aver interpretato il protagonista della serie Castle per ben sette anni, ha una certa esperienza coi personaggi sarcastici e scavezzacollo, non a caso è diventato famoso con la serie TV Firefly di Joss Whedon, il papà di Buffy. Il cortometraggio di Ungar, quindi, deve rispondere a due domande, e cioè: ci è piaciuto? E poi: c'è davvero bisogno di un film ispirato a Uncharted?
Il corto
Nel cortometraggio, Nathan Drake è prigioniero di una banda di malviventi messicani che rivogliono un certo manufatto che ovviamente Nathan ha rubato il giorno prima. Nonostante la situazione sia estremamente grave - Nathan è legato e apparentemente inerme - il corto di Ungar mantiene un tono scanzonato grazie alle battute ironiche di Fillion, completamente calato nella parte di Nathan Drake fin nella mimica facciale. Nathan riesce comunque a liberarsi e, dopo una gran rissa, trova nello studio del cattivone di turno le lettere che Magellano e Albuquerque si scambiarono mentre il secondo viaggiava a bordo della Flor de la Mar, la nave che, secondo la leggenda, si sarebbe inabissata insieme all'inestimabile tesoro che Albuquerque aveva sottratto al sultano di Malacca. L'arrivo dei rinforzi obbliga Nate a una fuga rocambolesca e a un conflitto a fuoco che Ungar gira riprendendo fedelmente lo stile degli Uncharted, con tanto di telecamera posizionata dietro la spalla destra di Fillion, al punto da diventare quasi stucchevole.
L'intervento di Sully, uno Stephen Lang (Avatar) in forma smagliante, cava Nathan d'impaccio, ma non prima che il nostro eroe abbia sferrato uno dei suoi famosi cazzotti volanti in una scena che Fillion ha dovuto girare con tanto di imbragatura e cameraman imbragato insieme a lui. "Volevamo quella scena a tutti i costi," ha ammesso Ungar in una recente intervista di Slashfilms. "L'angolazione della ripresa nel momento in cui Nathan [Fillion] colpisce il nemico è un riferimento al gioco." Nathan e Sully, insomma, riescono a fuggire e a incontrarsi con Elena, interpretata nel cortometraggio da Mircea Monroe. Il trio riesce quindi a decodificare i messaggi segreti di Albuquerque e a stabilire una nuova destinazione, dove li aspettano indubbiamente nuove avventure. Avventure che però forse non vedremo mai: come abbiamo già detto, questo cortometraggio è una produzione indipendente che non ha alcun legame con Sony e Naughty Dog, anche se lo sviluppatore di Uncharted non ha mancato di dimostrare la sua approvazione sui social network per il lavoro di Ungar e Fillion.
Nathan Fillion è Nathan Drake
La prima cosa che salta in mente guardando il cortometraggio di Ungar - un buon prodotto, tutto sommato - è che se il regista canadese avesse avuto a disposizione un budget molto più ampio e il supporto di Sony, probabilmente ne sarebbe venuto fuori un film d'avventura coi fiocchi, soprattutto perché Ungar sembrerebbe aver capito che cos'è che rende speciale Uncharted. "Sapevamo fin dall'inizio che sarebbe stato difficile emulare la serie, anche perché girare all'estero era fuori questione," ha spiegato Ungar. "Dovevamo capire come potevamo trasmettere le stesse sensazioni, azzeccando storia e personaggi, senza competere con le ambientazioni esotiche, le rovine e i castelli in cui si svolgono spesso i videogiochi. Così ho ricominciato tutto da zero, ho rigiocato i giochi e guardato le sequenze d'intermezzo su YouTube finché non ho capito che cos'è che fa funzionare veramente Uncharted, e cioè Nathan Drake."
Fillion ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo del progetto. L'attore spera di interpretare il personaggio di Nathan Drake da anni: è un avido videogiocatore - anche se ha ammesso di non essere mai riuscito a finire Uncharted 2 e di aver saltato direttamente il tre, prima di dedicarsi al quarto capitolo della serie - e ha costruito la sua carriera a contatto con i fan tramite convention e social network. "Sento che il personaggio di Nathan Drake è stato fatto apposta per me," ha scherzato nell'intervista con Slashfilms. "Me ne rendo conto ogni volta che gioco Uncharted e a quanto pare non sono l'unico." Nel cortometraggio, Fillion sembra davvero una versione in carne e ossa di Nathan Drake, sebbene gli manchi il physique du rôle e dimostri anche una certa età: considerando la portata del progetto, era impensabile aspettarsi che si facesse otto ore di palestra al giorno, ma d'altro canto, facendo finta di non notare certi anacronismi, potremmo immaginare che il corto si svolga dopo il finale di Uncharted 4, magari come un ipotetico sequel che comprenda anche Cassie, la figlia di Nathan e Elena.
Ungar è riuscito a contattare Fillion tramite un amico in comune e i due hanno discusso il progetto a cena, in un ristorantino thailandese, insieme alla manager dell'attore. Fillion sarebbe stato entusiasta e avrebbe accettato immediatamente di partecipare alle riprese di Ungar. Non solo. Sarebbe stato sempre Fillion a chiamare Mircea Monroe, che conosceva da anni, mentre i due scagnozzi principali del corto, Ernie Reyes e Geno Segers, avrebbero partecipato su richiesta dei loro amici stuntman. Il progetto, insomma, è nato da una specie di passaparola, e infatti è così che è salito a bordo anche Stephen Lang. "Slang," si affretta a correggere Ungar. "Noi lo chiamiamo Slang. E Slang è un mio amico. Ci siamo conosciuti durante le riprese di un film che ho girato per Netflix, Gridlocked, e siamo rimasti in contatto. I suoi figli sono super fan di Uncharted e il suo primogenito, Noah, è anche un produttore cinematografico. L'ho chiamato e gli ho chiesto se poteva informare suo padre della mia idea e lui non se l'è fatto ripetere due volte." Lang in un certo senso è abituato a questo tipo di passaparola: quando si cominciò a parlare di Deadpool 2, moltissimi fan chiesero a gran voce che fosse lui a interpretare Cable, anche se poi la parte la ottenne Josh Brolin. "Praticamente ho chiamato Slang e gli ho detto: ti va di girare queste scene nell'ora di pranzo? E lui ha risposto: come no, facciamolo!"
Fame di Uncharted
Le trasposizioni cinematografiche dei videogiochi faticano sempre a trovare un target di riferimento. È difficile stabilire un equilibrio ideale tra il fanservice e la qualità degna di una produzione multimilionaria che non scada in una becera replica di scene chiave o in qualcosa di completamente diverso. Se è vero che molti videogiochi ormai sembrano film, film e videogiochi restano format profondamente differenti. La sensibilità e l'intuizione dei registi e degli sceneggiatori sono fondamentali, ma anche la passione ha un ruolo importante nello sviluppo di questi progetti. Il regista deve sapere che cosa vuole lui e che cosa vogliono i fan ma anche quello che potrebbe volere chi va al cinema senza aver mai impugnato un joypad. Poi subentrano fattori esterni, e così anche produzioni coraggiose come il recente film di Warcraft fanno un mezzo buco nell'acqua perché il regista ha capito tutto ma la casa che produce e che mette i soldi proprio no. Uncharted, tutto sommato, sarebbe un franchise facile da piazzare nei cinema: Naughty Dog ha già preparato le portate, scrivendo storie e personaggi, perciò basterebbe mettere tutto insieme in una storia che duri un paio d'ore e farci un bel film d'intrattenimento.
Bisogna poi considerare i tempi. La saga di Uncharted si è conclusa ormai un paio di anni or sono col quarto capitolo, Fine di un ladro, e Naughty Dog non sembrerebbe intenzionato a proseguire le avventure di Nathan Drake. Da una parte, un film darebbe ai fan un altro paio d'ore in compagnia coi loro personaggi preferiti, ma dall'altra, se si aspettasse troppo tempo, si finirebbe col rivolgersi a un pubblico che Uncharted non sa neppure che cosa sia. Fortunatamente, però, Uncharted parla una lingua universale: quella delle avventure come al cinema non se ne vedono da anni, se escludiamo il recente Tomb Raider, trasposizione cinematografica del nuovo corso videoludico incentrato sulla famosissima Lara Croft. I film in stile Indiana Jones si stanno facendo sempre più rari, fagocitati da reboot e remake come se piovesse: forse è per questo che Steven Spielberg ha deciso di raccontare una nuova avventura di Indy che vedremo solo nel 2021 con un Harrison Ford potenzialmente più scorbutico del solito al timone. E forse è anche per questo che c'è bisogno di aria fresca: lasciar riposare i vecchi miti per dare spazio a una nuova generazione di avventurieri.
Sony, dal canto suo, ci sta provando da anni, anche se forse con troppa poca convinzione. Si è cominciato a vociferare di un film ispirato a Uncharted addirittura nel 2008, quando il produttore Avi Arad ha dichiarato di essere al lavoro su un adattamento insieme a Sony e Columbia Pictures. Il progetto avrebbe cambiato autori un fantastiliardo di volte, passando prima per le mani di David O. Russell che, dopo aver coinvolto Mark Whalberg, si è ritirato e ha passato la fiaccola a Neil Burger, il quale ha mollato tutto un paio di anni e di riscritture dopo. A quel punto si è cominciato a parlare dei Wibberley, di Seth Rogen ed Evan Goldberg, di Seth Gordon e David Guggenheim, di Mark Boal e Chris Pratt, ma non se n'è mai fatto nulla, e grazie al cielo, perché la bozza di Guggenheim trapelata in rete non lasciava presagire nulla di buono. Alla fine, Sony sembrerebbe aver affidato il film al poliedrico attore e regista Shawn Levy, noto soprattutto per aver diretto la trilogia Una notte al museo. Levy e il nuovo sceneggiatore, Joe Carnahan, avrebbero cambiato completamente volto al progetto, silurando Mark Whalberg per assumere Tom Holland, il recente Spider-Man, come Nathan Drake: il film, infatti, dovrebbe essere un prequel che racconterà le disavventure di Nathan prima che diventi il cacciatore di tesori che tanto amiamo.
Sulla probabilità piuttosto elevata che il cortometraggio di Ungar resti soltanto questo, un prodotto indipendente, il regista ha commentato con una stretta di spalle. "Quando ho parlato con Nathan, sono stato molto chiaro e gli ho detto che mi sarebbe bastato girare un corto autoconclusivo che potesse darei ai fan quello che chiedevano da almeno dieci anni. Ovviamente speravamo entrambi che qualcuno ci chiedesse di proseguire questa storia e che Sony decidesse di spalleggiarci. Credo che in questo momento il panorama delle distribuzioni multipiattaforma sia diventato piuttosto interessante. Non sarebbe la prima volta che attori diversi interpretino lo stesso personaggio. Pensate a Gotham e ai film sui supereroi DC: al momento ci sono almeno due Batman differenti. Lo stesso accade con la serie TV di Arrow: Viola Davis interpreta Amanda Waller in Suicide Squad ma nel telefilm è un'altra attrice. È chiaro che mi piacerebbe tantissimo continuare a raccontare la mia storia in un mondo tutto suo, ma se così non fosse posso ritenermi soddisfatto che sia stata molto apprezzata così com'è."