Quello dei platform 3D è un genere che ebbe una fiammata incredibile dalla seconda metà degli anni '90 in poi, fino all'inizio del nuovo millennio, per poi essere messo da parte. Quella fu un'epoca piena di personaggi bizzarri, spesso ispirati al mondo animale, che si aggiravano per mondi coloratissimi fatti di piattaforme e trappole, saltando di qua e di là alla ricerca di oggetti e avventure. Molti di questi eroi sono ormai stati dimenticati, ossia non hanno prodotto serie durature o sono stati scavalcati da altri franchise, ma fanno comunque parte della cultura del medium. Quindi, nonostante siano stati spinti ai margini dell'industria, capita che alcuni di questi eroi appaiano ritornino per un'ultima fiammata, sperando di ritrovare un po' di successo.
Per questo abbiamo provato Kao the Kangaroo con un po' di malinconia, felici di rivedere un amico di un'epoca passata tornato a porgerci la mano... pardon, il guantone.
Approccio classico
Kao The Kangaroo è un platform 3D molto classico nel senso che, al netto della grafica aggiornata, richiama fortemente per meccaniche e stile di costruzione dei livelli alcuni titoli della metà degli anni '90 e altri dei primi anni 2000, il che non è necessariamente un male visto che stiamo parlando del periodo d'oro del genere. Detto in tutta sincerità, non ci aspettavamo nulla dal gioco. L'operazione in sé è simpatica: il recupero di un franchise poco conosciuto grazie alla passione dimostrata dal nocciolo duro dei suoi estimatori, ma a parte ciò era difficile avere delle aspettative elevate per il titolo di Tate Multimedia. Forse è proprio per questo che la versione di prova ci è piaciuta di più di quanto ci aspettassimo.
Già dai primi momenti di gioco è chiaro che gli sviluppatori sanno perfettamente quello che stanno facendo e hanno una grossa padronanza del genere. Certo, la produzione non è elevatissima e alcuni limiti si vedono tutti, soprattutto negli elementi accessori, ma in termini di gameplay ci troviamo di fronte a un'opera non solo interessante, ma che tutti gli appassionati di platform 3D dovrebbe quantomeno tenere d'occhio, viste anche le poche uscite degli ultimi anni.
Gameplay
La storia che fa da sfondo all'azione è abbastanza classica: Kao deve andare alla ricerca di sua sorella Kaia e di suo padre Koby, in una missione dai toni apparentemente molto distesi, ma che prenderà svolte inaspettate nelle fasi avanzate, prendendo dei toni molto più scuri. A livello di struttura, Kao the Kangaroo è diviso in grosse aree hub, poste all'interno di biomi ben definiti, da cui si può accedere ai vari livelli, ma solo dopo aver trovato il giusto quantitativo di rune necessarie per aprire i relativi cancelli magici. Il bioma di partenza è l'isola di Hoopaloo, praticamente casa di Kao, dove si può affrontare un livello tutorial chiamato il dojo di Walt, il maestro del giovane canguro, per poi iniziare la missione vera e propria, che ci porterà in giro per diverse isole, tutte molto diverse tra di loro, ma tutte da esplorare da cima a fondo. Ogni bioma offre almeno tre livelli, oltre a uno scontro con un boss, solitamente un nemico dagli schemi d'attacco più intricati, che richiede un certo spirito di osservazione per essere battuto, oltre che una discreta abilità con il controller.
Di nostro abbiamo potuto provare tre biomi su quattro, tutti dotati di caratteristiche uniche. Così abbiamo visitato caverne di lava, una giungla lussureggiante, un canyon ghiacciato e molti altri luoghi tipici del genere, tutti con i loro nemici e sfide unici.
Il gameplay in sé è un mix davvero riuscito di esplorazione e combattimento. Kao non solo è in grado di compiere dei balzi notevoli, ma può anche prendere a pugni i nemici con i suoi guantoni, usando una discreta varietà di mosse, che comprendono pugni diretti, colpi di sedere in salto, colpi turbinanti e degli attacchi speciali che si caricano picchiando gli avversari e che eliminano i nemici sul colpo, stordendo quelli intorno. I combattimenti del primo bioma, contro delle rane giganti, non sono difficilissimi, ma quelli degli altri due si sono dimostrati più impegnativi, pur non avendo mai raggiunto un livello di complessità enorme. Inoltre hanno fatto la loro apparizione più varietà di nemici, che andando affrontati in modi differenti hanno reso la sfida più interessante.
Uno stile classico
I livelli di Kao, per quanto lineari, sono pieni di segreti e sono piacevoli da esplorare per andare a caccia di oggetti nascosti, siano essi monetine con cui acquistare potenziamenti nei negozi di gioco, oppure le tre lettere che formano il nome Kao, o ancora dei frammenti di cuore che consentono di ampliare la riserva d'energia. Il grado d'interattività non è elevatissimo, ma è funzionale al tipo di gioco: Kao può chiacchierare con i personaggi nelle aree hub, può spaccare barili e mobilia per andare a caccia di monetine e può acquistare oggetti nei negozi.
I livelli di loro sono costruiti in modo tale da sfruttare tutte le mosse di Kao, tra piattaforme sospese cui aggrapparsi, pulsanti da premere, rimbalzanti da usare per raggiungere aree distanti e molte altre trovate che richiamano ai classici del genere. Con il proseguo del gioco si sbloccano anche dei potenziamenti per i guantoni del canguro, oggetto chiave dell'intera avventura, anche a livello narrativo, che servono a risolvere alcuni puzzle.
Ad esempio è possibile raccogliere delle palle di fuoco per bruciare alcune barriere, sia prendendole a pugni, sia lanciandogli contro dei boomerang. Niente di troppo complicato, come avete potuto intuire. Comunque sia, più si va avanti nei livelli, più la varietà di mosse a disposizione aumenta, più i livelli diventano intricati, seguendo uno schema preciso nella progressione della difficoltà, che comunque funziona davvero bene... Talmente bene che ci è dispiaciuto non aver potuto finire il gioco. Certo, qualche problema lo abbiamo riscontrato e vedremo se sarà mitigato nella versione finale. Ad esempio alcune sequenze d'intermezzo sono davvero rozze, mentre in alcune fasi abbiamo trovato qualche problema con la telecamera. Lo stesso sistema di controllo soffre di un certo appesantimento che in alcune situazioni può risultare fastidioso. Detto questo, ci sono sembrati problemi complessivamente minori, che possono essere sicuramente sistemati e che, a parte tutto, non rovinano l'esperienza.
Kao the Kangaroo è un gioco per certi versi caparbio, uno di quelli che nessuno sembrava volere, ma che potrebbe rivelarsi migliore di quanto previsto, anche perché non accompagnato da chissà quali aspettative. In fondo Kao è uno dei tanti personaggi minori che hanno fatto la storia dei videogiochi e che oggi nessuno più ricorda, con la differenza che lui vuole provare a ritornare sotto la luce dei riflettori, anche solo per un breve momento, facendosi largo a colpi di pugni. Per ora lo sforzo ci sembra fruttuoso, ma staremo a vedere se ce la farà.
CERTEZZE
- Un platform 3D classico che sembra davvero ben fatto
- I livelli sembrano ben progettati
DUBBI
- Qualche problema produttivo