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Knockout City, abbiamo provato il nuovo titolo competitivo di Electronic Arts

EA tenta di inserire un suo player nell'ormai affollatissimo genere dei titoli competitivi online. E lo fa con un gioco che fonde "palla avvelenata" agli shooter competitivi.

PROVATO di Aligi Comandini   —   18/02/2021
Knockout City
Knockout City
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Ormai stiamo facendo il callo alle presentazioni di "nuovi titoli competitivi online" da parte dei vari publisher. Ne abbiamo parlato anche nella preview di Roller Champions (ed è capitato su svariati altri titoli dai connotati simili), ma la stragrande maggioranza dei protagonisti dell'industria videoludica non vede l'ora di prendersi una fetta della immensa torta di guadagni dominata da Fortnite, Among Us, Fall Guys e simili, quindi ultimamente cerca spesso di "sparare nel mucchio" con titoli dall'estetica colorita, dalla grafica cartoon e dal gameplay accessibile.

Quando prodotti del genere vengono presentati, spesso la nostra reazione non è delle più rosee: i reveal sono fatti praticamente sempre con lo stampino, tramite trailer forzosamente umoristici e gameplay poco ispirati che provocano un'immediata rotazione dei nostri bulbi oculari all'interno della scatola cranica. E l'ultimo pargolo di Electronic Arts e Velan Studios, chiamato Knockout City sembrava rispettare tutti questi canoni, tanto da bloccarci in fase di presentazione con persino più gelo rispetto al solito impatto. Poi però lo abbiamo provato, e questa volta - superato un reveal davvero poco ispirato - potrebbe esserci un minimo di speranza. Forse.

Pallonate in faccia

Knockout City: squadra blu
Knockout City: squadra blu

Partiamo dai Velan Studios, perché questo team piuttosto fresco (è stato fondato nel 2016) si è in realtà già fatto conoscere con Mario Kart Live Circuit, cosa che ci ha fatto ben sperare quando abbiamo scoperto che c'erano loro dietro al progetto. Knockout City è però un titolo completamente differente da quello appena citato, trattandosi appunto di un gioco a squadre tre contro tre o quattro contro quattro, che vede i giocatori affrontarsi in spietate battaglie di palla avvelenata in mappe piuttosto estese.

Il gameplay, alla base, è piuttosto semplice da comprendere, ma non è privo di finezze. Le mappe sono estremamente diversificate, e contengono delle sfere utilizzabili per colpire gli avversari. Ogni personaggio ha due punti vita, quindi due pallonate bastano per una kill, ma frontalmente le sfere possono venir catturate se si preme il tasto corrispondente con il giusto timing. Per evitare che ciò accada è possibile poi fintare il tiro, caricarlo per aumentarne la potenza, o eseguire delle manovre acrobatiche (che sono utili anche per gli spostamenti aerei) così da lanciare delle palle effettate più difficili da prevedere (o anche solo da vedere se le si scaglia da dietro un ostacolo). Il targeting del nemico, ovviamente, è automatizzato per mantenere il focus sul movimento, eventuali schivate, e sul gioco di squadra, dato che i tiri si potenziano in velocità dopo i passaggi, e gli scontri si fanno piuttosto tattici se c'è collaborazione tra i giocatori.

Knockout City: una presa perfetta
Knockout City: una presa perfetta

Non bastasse, il giocatore può anche "trasformarsi in palla" ed eseguire poderosi attacchi ad area dall'alto se lanciato da un compagno. Farlo è tuttavia molto rischioso: venir colpiti in questa forma porta a ko istantanei, ed è possibile interrompere un giocatore prima che questi riesca a scagliare tali "sfere umane", senza contare la perdita temporanea di un membro del team. Ah, vi sono anche sfere speciali nelle varie mappe, dagli effetti più disparati. Sono solo tre (almeno per ora, ma dovrebbero diventare sei al lancio), e sono rispettivamente in grado di modificare la gravità dei salti, intrappolare gli altri giocatori temporaneamente, o delle bombe a tempo. La loro presenza ci è sembrata una buona idea per aggiungere brio ai match.

Il dilemma della monetizzazione

Knockout City: attenzione a non cadere
Knockout City: attenzione a non cadere

Ora, descritto così il gameplay potrebbe sembrare molto semplicistico, ma durante la prova ci è risultato molto più divertente del previsto anche in partite random. Organizzare tattiche dettagliate in quei casi è quasi impossibile, perciò a salvare la baracca ci pensano le finezze meccaniche, che permettono di eseguire chicche non indifferenti durante l'azione, e fanno scorrere tutto con grande velocità fin dai primi match. Le modalità, peraltro, sono piuttosto basilari, e questo aiuta a concentrarsi sul giocato: si parla di tre tipologie di deathmatch, una classica a punti, una con diamanti da raccogliere dopo le kill, e una senza sfere sulla mappa (che costringe a usare gli altri giocatori come palle). Pelle e ossa, eppure piuttosto ben studiato.

Il problema del gioco, dunque, non è il gameplay, che a nostro parere avrebbe anche il potenziale per conquistare una interessante nicchia di giocatori, quanto la monetizzazione. Questo perché Knockout Champions non è un free to play, bensì un titolo venduto a prezzo limitato (circa venti euro), che però contiene comunque uno store interno per far soldi sulle personalizzazioni estetiche. Ora, tralasciando la qualità comunque buona di queste ultime, il negozio è quello visto in tutti i santi titoli di questa tipologia: rotazione daily degli oggetti e fantasia, con valuta interna acquistabile con moneta reale per velocizzare le cose. Per carità, se non altro la selezione oggetti iniziale è piuttosto valida, e se ne sbloccano altri tramite obiettivi e avanzando di livello, tuttavia è una struttura per la monetizzazione che ormai ci provoca dei pruriti violenti. Pare quasi non ne esistano altre per la stragrande maggioranza dei designer, e per una volta - specie considerando che questo non sarà un free to play, come già detto - avremmo voluto vedere qualcosa di più interessante e piacevole anche per coloro che non sono intenzionati a spendere ulteriore denaro.

Knockout City: nel pieno della partita
Knockout City: nel pieno della partita

Tale strutturazione, senza contare la progressione limitata, è ciò che rischia di penalizzare maggiormente il titolo di Velan Studios: con la barriera d'ingresso del costo iniziale e la presenza dei soliti store, pochi giocatori potrebbero decidere di provarlo, uccidendo un videogame che in realtà non è affatto male una volta iniziate le partite. Anche stavolta, non resta che aspettare e vedere.

Nonostante una presentazione a dir poco deludente che ce lo aveva fatto dare quasi subito per spacciato, Knockout City è riuscito a farci ricredere durante la prova diretta, grazie a un gameplay piuttosto ispirato e a meccaniche con più livelli di lettura. Difficile, tuttavia, dire se il gioco riuscirà a costruire una community estesa anche con del buon potenziale nel giocato. Il sistema di monetizzazione interno è infatti quanto di più abusato e fastidioso esista nel genere, e il fatto che il titolo non sia un free to play crea una barriera d'ingresso pericolosa per il suo futuro.

CERTEZZE

  • Gameplay più ispirato e sfaccettato di quanto appaia ad una prima occhiata

DUBBI

  • Sistema di monetizzazione arretrato e da free to play, nonostante il gioco non lo sia