Quando si parla del Predator due sono le opzioni: o si trema dalla paura ricordando l'ansia delle scene in cui "il cacciatore nell'ombra" faceva a brandelli tutto e tutti, oppure ci si ricorda di Schwarzenegger and co. che hanno disboscato gratuitamente mezza Amazzonia per trovare il nemico invisibile, per buona pace degli ambientalisti. Ecco, Predator: Hunting Grounds prende entrambi questi concetti e ve li scaraventa addosso senza se e senza ma in un multiplayer asincrono di cui ricapitoliamo le caratteristiche in attesa dell'uscita del 24 aprile.
Predatore e prede
Il gameplay asincrono porta con sé gran parte delle belle intenzioni già viste in titoli come Friday the 13th dello stesso IllFonic, o di Evolve, ma allo stesso tempo si trascina gli interrogativi di un sistema che, se non propriamente curato nei minimi dettagli, può risultare molto ripetitivo e sbilanciato. All'interno del titolo dunque potremo vestire i panni della squadra elite composta da quattro giocatori o quelli del Predator, equipaggiato di tutto punto. Se giocando nei panni di quest'ultimo l'unico obiettivo sarà quello di sterminare i quattro malcapitati, per quanto riguarda i soldati invece ci sarà un secondo obiettivo a contraddistinguere le partite oltre, al doversi difendere.
Questo obiettivo potrà essere quello di sventare una consegna di droga, raggiungere ed eliminare dei bersagli specifici o individuare degli spacciatori, il tutto con la consapevolezza che qualcuno di molto pericoloso è sulle vostre tracce. Da questo punto di vista dunque, il bilanciamento delle partite è ben strutturato, permettendo diversi approcci agli obiettivi da ambo le parti e impedendo ai soldati di arroccarsi in un punto e attendendo il Predator.
A livello di meccaniche, il gameplay si struttura in maniera diversificata in base al lato da cui affronteremo la partita. Per quanto riguarda i soldati, il gioco di squadra sarà fondamentale: perdere anche un solo uomo prematuramente, spesso potrebbe portare a conseguenze catastrofiche per l'intero team e dunque l'esecuzione all'unisono di manovre ben ponderate sarà uno spartiacque notevole.
Dall'altro lato invece a contraddistinguere una vittoria o una sconfitta sarà la gestione della barra identificativa delle abilità del Predator. Le azioni infatti consumeranno una indicatore impedendovi di "spammare" abilità a profusione o utilizzare all'infinito tattiche basate sulle abilità del cacciatore silenzioso. Anche a livello di personalizzazione degli arsenali di ambo le parti, la progressione avvenuta attraverso le partite vi permetterà di sbloccare nuove abilità, nuovi gadget ecc, permettendovi di variare i vostri approcci. Dal punto di vista degli arsenali, tutti e due gli schieramenti potranno contare su armi e bocche da fuoco di diverso tipo: dai lanciarazzi, dalle minigun e dai fucili dei soldati, alle lance, archi, reti intrappolanti e dischi teleguidati del Predator. Insomma, chi più ne ha più ne metta.
Se dunque in termini di struttura ludica il titolo non presenta grossi dubbi, dove si potrebbero evidenziare delle carenze è in tema di bilanciamento. Il Predator, cresciuto un po' nelle statistiche, rischia di rivelarsi sbilanciato sia nei casi in cui la squadra avversaria perda un membro prematuramente, sia nei casi in cui il giocatore abbia un minimo di raziocinio nell'utilizzo delle abilità che risultano fin troppo potenti. Visione termica, agilità sovrumana, resistenza molto coriacea, corpo a corpo letali, arsenale corposo, tutti elementi che riescono a essere contrastati efficacemente solo in pochi casi.
Dal punto di vista tecnico il titolo non sembra in grado di stupire, con ambientazioni che solo dalla distanza risultano accettabili e che a conti fatti, invece, offrono una qualità davvero poco in linea con la generazione attuale. Colori mal amalgamati, visione termica incomprensibile a causa di una strana patina retrò che più che dare maggiore immersione fa incrociare gli occhi e numerose animazioni legnose che stridono con le doti super agili del Predator. Ad ampliare tale sensazione di disorientamento in-game ci pensa poi l'assenza di un comparto sonoro studiato nel dettaglio: al giorno d'oggi, titoli multiplayer quali Call of Duty, Rainbow Six Siege, Counter Strike e lo stesso Valorant da poco rilasciato in fase di closed beta dimostrano una chiara utilità dell'audio in-game come strumento aggiuntivo di battaglia. Incomprensibile come un titolo in cui un giocatore deve agire in maniera silenziosa con una creatura dai sensi amplificati non possa fare un uso strategico dei suoni riprodotti da i nemici e dall'ambiente circostante, e viceversa, coi soldati che dovrebbero essere in grado di percepire in maniera effettiva i rumori causati dalle distrazioni del giocatore in controllo del Predator.
Predator: Hunting Gorounds è, ad oggi, l'ennesima idea interessante che rischia di essere oscurata da problemi di natura tecnica e di bilanciamento che proprio fatichiamo a comprendere, vista la pletora di esempi precedenti da cui trarre insegnamento. Nonostante alcune buone premesse ludiche, il titolo rischia di perdersi in un mercato sempre più ricco di valide alternative tra cui è diventato difficile emergere. A breve il giudizio definitivo.
CERTEZZE
- Il Predator mantiene il suo fascino
- Alcune trovate ludiche sono azzeccate
DUBBI
- Tecnicamente arretrato
- Piuttosto sbilanciato in favore del Predator