[VIDEO=305.310.s.s]https://multiplayer.it/streaming/frisco2streaming.wmv[/VIDEO]Ieri primo giorno di GDC 2005. O quasi.
Seppure molte conferenze e simposi siano iniziati già Lunedì, fino ad ora l’intero sistema organizzativo ha lavorato a mezzo servizio, rimandando ad oggi la vera inaugurazione mediatica e non, dell’intera manifestazione.
Aperta dalla presentazione del processore Cell, la tecnologia alla base della prossima – attesissima - PlayStation 3 che promette di rivoluzionare il modo di concepire il mondo dei microprocessori, il climax della mattinata raggiungerà l’apice con la prima keynote della settimana: J(esus) Allard con il suo “The future of games: Unlocking the opportunity” (Il futuro dei giochi: Sprigionare le opportunità) porterà la buona novella digitale del verbo videoludico secondo Microsoft, svelando magari nuove concrete informazioni riguardo il successore di XBox, davanti ad una folla di discepoli di verde vestiti.
Nel pomeriggio invece, Peter Molyneux, dall’alto dei suoi indiscussi (e discussi) ultimi titoli prodotti, cercherà di immaginare le evoluzioni che interesseranno il concetto stesso di Gameplay nel corso di questo 21° secolo (“Gameplay moves forward into the 21st Century”). La sera invece, dopo la consegna degli Indipendent Games Awards, tutti i più grandi nomi dell’Industry attenderanno in trepida attesa i vincitori della quinta edizione dei Game Developers Choice. Magari non saranno proprio in trepidante attesa… mai a noi ci piace immaginarli così.
Insomma, c’è n’è per tutti i gusti: e che gusti!
Noi, dal nostro canto, abbiamo pensato bene di approfittare della chiusura anticipata della sala stampa per andare a scoprire quella meraviglia tecno-paesaggistica che prende il nome di Golden Gate Bridge, per poi andare su per delle colline dal sapore decisamente Monegasco e, quindi, giù di nuovo fino al Downtown fino ai tanto assurdi quanto affascinanti anacronismi architettonici della città: immensa City Hall inclusa. Come dice Antonio nel corso del videodiario, a proposito dell’imponente ponte sospeso: una splendida cooperazione tra uomo e natura.
Da qualche parte lessi che se tutte le città degli Stati Uniti non possono lasciare indifferenti e quindi si amano o si odiano, allora San Francisco è quella più facile da amare.
Oggi finalmente ne ho capito il perché.
Paolo Matrascia
Come al solito, questo Link vi porta alla la versione integrale del video articolo in alta risoluzione. Che la banda sia con voi.