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Shadow of the Tomb Raider: I Maya e la nuova ambientazione

Scopriamo meglio il setting della nuova avventura

SPECIALE di Giorgio Melani   —   16/06/2018

Tra i temi più affascinanti dell'archeologia e dell'antropologia, i popoli precolombiani occupano sicuramente un posto di rilievo, con i loro misteri esoterici che spesso e volentieri sfociano nella fantasiosa ricostruzione storica o addirittura fantascientifica, cosa che rappresenta già un'ottima base di partenza per Shadow of the Tomb Raider. C'è qualcosa di estremamente intrigante in queste popolazioni esotiche, così distanti dalla storia del Vecchio Continente e rimaste sempre così enigmatiche anche a causa delle tremende conseguenze che hanno subito dall'incontro tra il "vecchio" e il "nuovo" mondo, tanto da finire praticamente spazzate via, prima ancora di riuscire a stabilire un contatto vero e proprio, dalla ferocia dei conquistadores. Tuttavia, la storia dell'incontro-scontro con "l'altro" che è stata analizzata in maniera particolarmente approfondita anche sul versante sociale e antropologico da Cvetan Todorov riguarda soprattutto gli Aztechi, altro grande popolo che si ritrova nell'immaginario comune come dotato di poteri e capacità divinatorie particolari.

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A dire il vero, i Maya sono collegati a un altro grande mistero un po' diverso: la decadenza della loro società avvenne in gran parte in un periodo precedente alla scoperta e conquista dell'America e di fatto non ha ancora una spiegazione convincente. Nel caso non bastassero gli edifici giganteschi lasciati in giro per lo Yucatan, la scrittura e le profonde capacità matematiche e astronomiche dimostrate da questo popolo, la grande civiltà Maya ha subito un misterioso collasso per motivi ancora non del tutto compresi, cosa che ovviamente incrementa ancora di più il loro mito e il fascino che esercitano in tutto l'ambito storico e non solo. Proprio per questo alone di mistero, tali popolazioni e le relative ambientazioni si prestano bene a fare da scenario a giochi che sfruttano le zone di confine tra mito, leggenda e storia, caratteristiche che si ritrovano precisamente come elementi fondanti in Tomb Raider.

Scenari familiari

Non è la prima volta che le popolazioni precolombiane vengono citate all'interno della serie e il loro ritorno in Shadow of the Tomb Raider è particolarmente gradito. Proprio l'avvio della prima avventura di Lara Croft, il mitico primo capitolo della saga datato 1996, si apre con la nostra eroina alle prese con l'antica città di Vilcabamba in Perù. Dal punto di vista dell'ambientazione geografica su scala allargata, Shadow of the Tomb Raider presenta già un romantico collegamento con i primi passi di Lara in quel meraviglioso mondo poligonale creato da Core Design, sebbene tra il Messico del nuovo capitolo e l'innevato Perù andino del capostipite ci siano ovvie differenze. Il level design del primo capitolo non poteva ovviamente rendere più di tanto giustizia alle rovine di Vilcabamba, ma alcuni elementi dell'architettura e dell'arte tipica degli Inca risultano comunque visibili nelle texture e nella modellazione poligonale, ancora piuttosto grezze, del capolavoro Core Design.

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Dopo una lunga pausa in cui le avventure di Lara Croft si sono spostate in varie altre zone del mondo, le ambientazioni del centro e sud America sono tornate prepotentemente protagoniste nella "seconda trilogia", come viene definita la fase transizionale della serie Tomb Raider sotto la guida di Crystal Dynamics dal 2006 al 2008. Legend, Anniversary e Underworld hanno rappresentato un periodo intermedio a metà tra recupero della tradizione storica e tentativi di evoluzione, preparando la strada alla rivoluzione costituita dal reboot del 2013. Non stupisce, dunque, che vi si ritrovino riferimenti alle ambientazioni precolombiane delle origini: partendo da una missione a Tiwanaku, in Bolivia, Lara riapre un'indagine che la riporta sulle tracce di una vecchia spedizione in Perù in Tomb Raider: Legend, torna direttamente nelle ambientazioni del livello iniziale del primo capitolo in Tomb Raider Anniversary, che è a tutti gli effetti un remake dell'originale e infine si inoltra tra le rovine messicane di Xibalba in Underworld.

L'evoluzione di un immaginario

L'evoluzione degli scenari di Tomb Raider è proseguita di pari passo con la progressione tecnologica, attraversando molte fasi nella sua storia dipanatasi su quattro generazioni. È affascinante vedere come si sia andati dalle caverne del primo capitolo alle città di quelli più recenti, sintetizzando in maniera evidente gli enormi passi avanti fatti dagli sviluppatori nel giro di un paio di decenni. Siamo passati così da quella sorta di tunnel che era Vilcabamba all'hub aperto ed estremamente vasto e variegato che è invece Paititi in Shadow of the Tomb Raider, attraversando diverse fasi, soprattutto nella seconda trilogia di Crystal Dynamics, che hanno comunque dato una forma più consona alle rovine di civiltà così avanzate.

Shadow of the Tomb Raider: I Maya e la nuova ambientazione


Non c'è stato modo di vedere però, finora, delle rappresentazioni adeguatamente mastodontiche delle grandi strutture che sono tipiche di queste popolazioni, in particolare per quanto riguarda le piramidi mesoamericane: la recente demo messa a disposizione all'E3 2018 non mostrava molto su questo aspetto, ma considerando i trailer e l'ambientazione scelta non dubitiamo che sia giunto il momento per un'adeguata rappresentazione di queste strutture, veri e propri simboli della cultura Maya. La maggiore apertura delle ambientazioni e la potenza dell'engine utilizzato da Eidos Montreal dovrebbe consentire di rappresentare senza problemi le piramidi e le rovine più spettacolari del Messico, dunque ci aspettiamo un'immersione totale nelle atmosfere caratteristiche della mitologia mesoamericana, considerando anche l'ovvia reinterpretazione in chiave fantastica che gli sviluppatori hanno messo in piedi per costruire una storia dai connotati misteriosi e metafisici. Il tutto parte infatti con un tragico errore di Lara Croft, che decide di impossessarsi di un'antica reliquia scatenando una terribile minaccia, che mette a repentaglio la sicurezza del mondo e fa riemergere antichissimi poteri.

Shadow of the Tomb Raider: I Maya e la nuova ambientazione

Messico e oscurità

Invece di presentare la classica esplorazione in solitaria di Lara Croft, Shadow of the Tomb Raider porta alle estreme conseguenze la tendenza degli ultimi capitoli all'apertura degli scenari in forma di sandbox. Paititi, ad esempio, è un'ambientazione che presenta centri abitati immersi in un verdeggiante ambiente naturale, in cui sono presenti insediamenti umani popolosi e attivi. La cultura locale viene rappresentata con i connotati forti e affascinanti del sincretismo tipico della cultura mesoamericana, qui ovviamente portato un po' all'estremo con culti fortemente legati alla morte e all'aldilà secondo il tipico immaginario di certe tradizioni messicane. Dovendo mettere in scena una storia a tinte oscure, che racconta anche di un'evoluzione verso un'immagine più tenebrosa di Lara Croft, i Maya si prestano bene a fornire uno scenario con elementi inquietanti, che richiamano le celebri tradizioni sacrificali e la minaccia incombente delle profezie su potenti divinità vendicative.

Shadow of the Tomb Raider: I Maya e la nuova ambientazione


Sono ovviamente ricostruzioni storiche di grana grossa, che calcano la mano sulle caratteristiche più oscure di quelle tradizioni ancora così misteriose e per questo motivo anche affascinanti. Invece di avere a che fare con un'ambientazione inanimata, formata da antiche e silenziose vestigia di popoli scomparsi, Shadow of the Tomb Raider inserisce l'occulto e la minaccia del risveglio di antichi poteri direttamente all'interno di uno scenario particolarmente vivo, e questo rappresenta un elemento di novità interessante. Inoltre, la diffusione di antichi luoghi di culto e i luoghi di sepoltura caratteristi dell'architettura tradizionale Maya offrono uno spunto perfetto all'introduzione delle tombe tipiche di Tomb Raider, che in questo capitolo dovrebbero infatti presentarsi in quantità sensibilmente maggiore rispetto a quanto visto negli ultimi due. Le particolarità dell'arte e dell'architettura precolombiane garantiscono elementi di forte caratterizzazione per gli scenari di Shadow of the Tomb Raider anche in questo senso.

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