Steam Deck sta mettendo a nudo una grande verità poco detta tra noi "anziani": stiamo cambiando e si fatica a rendersene conto. Tutto nasce forse dal fatto che con PS4 Pro si è rotto il magico ciclo delle generazioni casalinghe e ci siamo accorti, una volta ancora, che le console non sono altro che PC aggiornabili. Tanti di noi sono cresciuti pensando una console fosse una scatola di plastica esoterica piena di componenti magiche, quasi alchemiche, sconosciute, un artefatto costruito nel lontano Oriente e capace di far girare esclusive pazzesche, disegnate per viverle lì e lì soltanto.
Un pochino, forse, era davvero così, poi queste splendide esperienze da bambini ignari hanno smesso di risuonare: quell'approccio è scomparso da lustri e noi, appassionati di un tempo, ci ritroviamo a correre dietro un gaming sempre più portatile, mordi e fuggi - a volte telefonato e pure noioso - costruito a checkpoint e autosalvataggi per chi ha 20 minuti per giocare e la sera si addormenta con il software in pausa.
Naturalmente non stiamo parlando ai ragazzi che hanno iniziato a giocare con PS3, ma a quelli che molto, molto prima premevano tasti di un pad, quei figli di un'era in cui poltrona e tubo catodico, in una stanza nascosta di casa, erano simulacri estromessi dalle grinfie di mamma e papà.
Ci ha pensato Valve a solleticare un pensiero ancestrale, spesso represso negli angoli delle vite di chi ha famiglia, lavoro, magari un mutuo o un'associazione divora-ore: non abbiamo più, nostro malgrado, molto tempo per sedersi e giocare seriamente. E il gaming da divano, frittata e rutto libero ci diventa sempre più un'oasi mentale difficile da concretizzare, desiderio ma non realtà.
In questa strana estate, un PC portatile chiamato Steam Deck ci sta provocando un gran casino emotivo, affermando la propria esistenza tra negazionisti di compromessi al ribasso ed entusiasti che sanno che o si fa così, oppure gli anni corrono e quel backlog infinito acquistato a due spicci rimarrà lì per sempre. Che questa sia la direzione del futuro di chi proviene dagli albori del gaming?
PC per tutti
Alla fine, se ci pensiamo bene, è un po' la voglia di tutti: chi non vorrebbe possedere un PC carrozzato dove giocare bene? E se quel PC fosse portatile? Le prime sensazioni di fronte a Switch ce le ricordiamo bene: era gennaio 2017 e sapere di poter giocare le bombe Nintendo praticamente allo stesso framerate sia a casa che in portabilità accese una lampadina destinata a rimanere illuminata a lungo. L'elemento "divano" - così lo chiameremo in avanti - è un retaggio splendido, spesso festoso, coerente con una visione ambientale del gaming: un bel televisore, un impianto audio, una stanza dove far propagare le onde e le rifrazioni, un'illuminazione ad hoc, un comodo divano con gente attorno, insomma un modo di videogiocare aperto alla sensorialità e socialità.
Ma il mondo sembra andare verso una direzione molto più inclusiva di chi tutto questo, semplicemente, non lo ha o non può ottenerlo. E magari vive con altri, o ha pargoli in casa e una sola tv, o più semplicemente sta ancora con i genitori che quella tv la usano, o vive in un condominio con le mura di cartone. Ecco, Steam Deck ci fa pensare a questo tipo di quotidiano videoludico, in cui poter aggredire un titolo indie o AA su PC con una comodità emblematica: accendi e giochi, su quello stesso divano, ma più velocemente, più freneticamente, diminuendo il fattore romantico di quelle lunghissime sessioni immersive e rendendo anche il gaming PC, notoriamente per pochi, un qualcosa per molti.
Che poi questo device non è il primo, abbiamo già recensito Aya Neo: poter giocare a tanta roba ovunque con un dispositivo molto potente, magari non così ottimizzato, ma sicuramente finestra di un avvenire che va in quella direzione.
Chiaro, avere un mouse e una tastiera non è come doversi accontentare di due trackpad da dito o analogici o tasti di un ergonomia Steam Deck francamente molto discutibile, ma l'equazione della semplicità di accesso a quel tipo di gaming, altrimenti precluso da fattori di realtà, è allettante.
Divano, oh mio divano
Quanti sono disposti a scommettere che, al raggiungimento di quel confine evolutivo sempre più prossimo di limite grafico applicato al gameplay, la partita si giocherà sul potersi portare in giro quel tipo di gaming? Il fattore divano potrebbe andare velocemente incontro a un enorme ridimensionamento delle abitudini da videogioco e quel gesto di coordinare la tecnologia domestica per una sessione prolungata può mutare con ancora maggior forza, evolvendosi in un approccio sempre più ibrido. Non guardiamo al presente, ma a 10 anni da oggi, quando magari i tempi saranno maturi per delle teoriche PS6, Switch 3 o chissà quale Xbox e l'elemento next-gen sarà inevitabilmente andato incontro a un limite tecnologico.
A parte le parole e i confronti, il prezzo e le specifiche, qui si sta cercando di domandarsi se, a quasi parità di performance ludiche, giocare in portabilità non sia l'unica soluzione per continuare a videogiocare per il mondo - e il mercato - che si sta configurando, fatto di tanto lavoro, spazi più piccoli e vite un po' alla giornata. Ovviamente non mancheranno le esperienze capaci di farci desiderare il divano e la tv, ma è un interrogativo che è giusto porsi, tutti insieme, vista anche l'evoluzione di game design e di costruzione del videogioco sempre più spostata verso un certo tipo di lettura e di automatismi di gameplay.
Se domani il fattore Switch, ovvero la capacità - semplificando, eh - di giocarsi, allo stesso modo, lo stesso titolo in portabilità o in facile streaming su tv, si riuscisse a spostare sul mondo PC - complice anche il problema delle schede video discrete - quanti di voi non salterebbero a bordo immediatamente di Steam Deck Pro 3 o di quello che sarà con la bava alla bocca, senza perdere tempo a domandarsi chi siamo, da dove veniamo, quando esce l'esclusiva PlayStation o Nintendo che si aspetta da anni o quanto costa rinnovare il Game Pass?
Perché è chiaro che il problema più enorme del mondo PC è proprio farsi il PC, dovendo poi convivere con i suoi costi di aggiornamento e le sue specifiche. Ma mettiamo anche che tutto questo non fosse più un disagio e arrivasse un cloud sempre più sviluppato e semplice da fruire, slegando quindi completamente dispositivo da software e legandolo solo all'ecosistema: se quella barriera, fatta di una certa staticità, data per assodato e così cara a noi anziani, dovesse cadere magicamente e la vostra libreria PC fosse godibile, alla grande, su un bello schermo da 7-8 pollici, magari OLED, e un device che non pesi quanto un manubrio da palestra?
Lo ripetiamo, non si parla di oggi, è ancora presto, ma lo dicevamo già con Aya Neo: è scontato che siamo appena all'inizio delle ondate di dispositivi PC portatili e con le evoluzioni delle GPU mobile, di algoritmi di deep learning e di miniaturizzazione delle componenti, che tipo di accessori stringeremo tra le mani tra quattro o cinque anni? Avremo la forza e la voglia di investire soldi e spazio per un assemblato completo o delle console limitanti? C'è chi dice che una volta che si assapora la portabilità di qualità, non si torna più indietro; il mondo PC ne sarà immune o diventerà un porto sicuro anche per quei giocatori console che le console da tv non riescono a godersele più come prima?