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Surviving the Aftermath: il nostro provato direttamente dalla ParadoxCon di Berlino!

Abbiamo potuto testare uno dei nuovi titoli presentati alla Paradox Con, e ad attenderci abbiamo trovato un peculiare city builder

PROVATO di Aligi Comandini   —   20/10/2019

Paradox è quantomai nota per il supporto continuativo alle sue serie più amate (la cosa è talmente risaputa da esser divenuta quasi un meme), eppre ogni anno alla ParadoxCon, tra le espansioni e i molteplici update, spuntano anche nuovi progetti di tutto rispetto, pensati per portare avanti i marchi principali o offrire al pubblico del colosso della strategia qualche promettente sorpresa. Dopo il successo enorme - e meritatissimo - di Cities Skylines, dunque, la casa ha pensato bene di dare l'ok a un nuovo city builder chiamato Surviving the Aftermath, che come intuibile dal nome ha davvero poco a vedere con Sim City e affini.

Surviving è infatti un misto tra un manageriale cittadino e un survival, che mette il giocatore a capo di una colonia di sopravvissuti in un mondo post apocalittico, con il solo scopo di farli prosperare (o campare a fatica) in un pianeta ostile. Per carità, non è un'idea mai vista, e già il recente Frostpunk era stato in grado di sfruttarla a modino, senza tralasciare una prevedibile quanto corroborante massa di dure scelte morali da adottare per il bene dei propri "cittadini". L'ultimo lavoro degli Iceflake Studios, tuttavia, agisce su una scala nettamente inferiore, e cerca di distinguersi facendo leva su altri aspetti. Tra questi, peraltro, c'è la solita attenzione per il feedback dei fan, visto che il videogame sarà quasi subito disponibile in early access su Epic Store, così da poter esser ritoccato a dovere prima del lancio vero e proprio su tutte le altre piattaforme (Steam compreso, ovviamente).

Fallout o The Walking Dead?

Una delle caratteristiche peculiari di Surviving the Aftermath risiede nella scalabilità del suo livello di sfida. Il gioco non vi butta a testa bassa in uno scenario postapocalittico ben definito, ma vi permette di regolarne le caratteristiche con una serie di domande introduttive, che andranno a definire numero e capacità di sopravvivenza dei vostri coloni, pericolosità e frequenza di fenomeni atmosferici e anomalie, quantità di risorse disponibili nella mappa, numero di banditi, e tutta una serie di altri fattori che possono rendere il vostro mondo una terra ancora rigogliosa pronta ad essere ripopolata o un planetoide ormai inospitale anche per la più coriacea delle creature. La natura del disastro che ha dato il via al tutto sembra sempre essere il nucleare - niente opzioni per gli zombie o altre mostruosità - ma crediamo che dopo l'early access la situazione potrebbe cambiare, e il director ha promesso una totale apertura alle mod.

Le meccaniche dal canto loro sono risultate piuttosto intuitive, ed è abbastanza chiaro come il team abbia strutturato l'intero sistema per offrire una complessità crescente con l'aumentare degli elementi da gestire, e non con basi mostruosamente complicate fin da principio. Partire da una manciata di sopravvissuti, infatti, porta a concentrarsi nelle prime ore sul semplice recupero di materiali - che tra ferro, roccia, legna cibo e plastica, più derivati multipli legati alla lavorazione di ognuno non sono comunque pochi - e sulla costruzione di abitazioni, per pensare solo successivamente all'espansione del proprio accampamento, che avviene in concomitanza con la creazione di un muro protettivo in grado di richiamare l'attenzione di altri superstiti.

Surviving The Aftermath 8

Surviving the Aftermath, dopotutto, non si limita a concentrare l'attenzione di chi lo affronta su un semplice centro abitato in espansione, ma offre anche una grossa mappa del mondo da esplorare grazie a degli "specialisti", indispensabili per far avanzare a dovere la progressione generale (invero lentina anche quando si velocizza al massimo lo scorrere del tempo). Vi sono infatti superstiti specializzati nella medicina, nella lavorazione di materiali, o in altre mansioni, ma i più importanti sono gli scout: solo loro vagano al di fuori dell'accampamento, diversamente dagli altri sopravvissuti sono controllabili manualmente (gli altri agiscono in base ad assegnazioni e bisogni, guidati dall'intelligenza artificiale), e per ora risultano essere l'unico mezzo con cui recuperare punti ricerca utilizzabili per sbloccare nuovi edifici, generatori di elettricità, politiche sociali capaci di facilitare la vitaccia dei sopravvissuti, e molto altro. Dovrete quindi costantemente indirizzare le loro (limitate) azioni di movimento e interazione di volta in volta, parallelamente alla gestione di tutto ciò che accade al resto del gruppo.

Surviving The Aftermath 4

Già perché, come detto, il gioco non è un semplice city builder, e mette spesso l'utente davanti a scelte pericolose, senza contare i disastri naturali capaci di mandare all'aria la pacifica convivenza nel vostro villaggio. Noi, ad esempio, abbiamo dovuto togliere personale ai vari edifici durante una pioggia radioattiva e reindirizzarlo nelle tende mediche per salvare la pelle ad alcuni coloni malmessi, e in più occasioni abbiamo dovuto scegliere se far correre rischi alla popolazione per ottenere materiali extra (con una caccia all'orso o una scalata pericolosa, per dire) o incorrere nelle loro ire per il bene della sicurezza. Insomma, nel complesso si tratta di un gioco che mette molto sul tavolo, nel tentativo di dimostrare la sua personalità. L'unico problema? Rischia poco, e nessuna meccanica nella massa offerta ci è sembrata particolarmente approfondita. I pericoli sono arginabili con cambiamenti tattici piuttosto logici, gli scout e la raccolta risorse nella world map sono troppo basilari se si valuta la loro estrema importanza, non ci è ancora ben chiaro come si interagirà coi banditi, e i vari eventi proposti sembrano alquanto banalotti. Tutta roba che può migliorare con un po' di sano feedback in early access comunque, dando vita a un videogame davvero meritevole di presenziare nella lineup di Paradox. Si vedrà.

Surviving The Aftermath 1

Anche se al momento è un po' troppo semplicistico per vedersela ad armi pari con la concorrenza, l'idea di fondo di Surviving the Aftermath è forte abbastanza da permettergli di crescere alla grande sfruttando il periodo early access. Chissa se gli sviluppatori sapranno sfruttare al meglio i consigli della community di Paradox, ed evolvere a dovere le tante meccaniche da cui è composta la loro creatura

CERTEZZE

  • Idea di fondo interessante
  • Livello di sfida molto scalabile
  • Molte meccaniche...

DUBBI

  • ...ma non approfondite a sufficienza
  • Piuttosto mediocre dal punto di vista grafico e artistico