Tales of Arise ha fatto molto più rumore di quanto potessimo aspettarci. Eppure, se si analizza la cosa con un occhio rivolto al passato, ha tutto perfettamente senso: primo gioco della serie capace di fare un vero balzo qualitativo dal punto di vista tecnico, è stato accolto dalla fanbase storica come una sorta di messia del marchio, plausibilmente capace di porlo sullo stesso livello di saghe ben più blasonate dopo anni di appartenenza alla nicchia dei JRPG "per grandi appassionati".
E va detto, se c'è una serie in grado di fare quel passaggio si tratta proprio di Tales of, dato che - seppur con i dovuti alti e bassi - vanta parecchi titoli memorabili tra le sue fila ed è stata praticamente sempre osannata per il gameplay action ben calcolato oltre che per la capacità di sapersi evolvere di capitolo in capitolo.
Concentrare tutta l'attenzione del pubblico su grafica ed evoluzioni meccaniche, tuttavia, potrebbe essere un errore. Un JRPG è pur sempre un insieme di molti fattori e la narrativa e l'universo di gioco risultano elementi fondamentali per distinguere un capolavoro da un titolo "semplicemente" ottimo.
Quando ci hanno finalmente offerto la possibilità di provare le prime ore di Tales of Arise abbiamo accettato immediatamente, così da farci un'idea più precisa su narrativa e personaggi. Ecco le nostre prime impressioni, dopo aver superato l'intero prologo.
Una trama già vista, ma comunque epica
Il background narrativo di Tales of Arise in realtà è vittima di una strana dualità: da una parte la premessa è interessante e ha enorme potenziale se ben gestita; dall'altra tutto gira attorno a dei cliché abbastanza comuni, che potrebbero avere sviluppi originali, ma non possono certo venir sviscerati nelle poche ore da noi giocate. Alla base di questo JRPG, comunque, c'è un avvincente conflitto tra popoli, con il pianeta Dahna ormai da decenni sotto il dominio dei potenti renani giunti da un altro mondo con tecnologie avanzate e la capacità di utilizzare poderose magie chiamate artes.
Voi interpretate Alphen, un misterioso ragazzo che ha perso la memoria e si ritrova ai lavori forzati in uno dei campi di lavoro di Balseph, potente e violentissimo generale renano. Il nostro non ha idea di come sia finito lì; sa solo di esserci arrivato con una maschera di ferro che non può in alcun modo levarsi (ma attraverso cui può vedere, per qualche strano motivo), e di non percepire alcun dolore.
L'amnesia è un espediente narrativo abusato fino allo sfinimento, ma come detto può portare a sviluppi davvero brillanti se gestito a dovere. È dopotutto cristallino come l'identità di Alphen sia uno degli elementi più importanti della trama del gioco, e siamo sinceramente curiosi di capire come eventuali colpi di scena saranno introdotti. In più, all'identità del protagonista si accompagna anche la storia di Shionne: una misteriosa ragazza capace di infliggere dolori atroci (involontariamente) a chiunque la tocchi, che entra nella vita di Alphen all'improvviso e dà il via a un'immancabile catena di eventi e catastrofi che lo portano a fuggire da un'eterna schiavitù.
I due personaggi principali, nel complesso, paiono ben delineati e i dialoghi tra loro sono spesso divertenti e ben gestiti; nei Tales gli scambi tra personaggi sono da sempre una colonna portante della storia, ed è bello vederli ricomparire anche qui, sia in forma classica che con alcune scene d'intermezzo aggiuntive quando ci si accampa. Il prologo funziona dal punto di vista della storia, seppur non vi siano momenti straordinariamente scioccanti né trovate più originali della media. Nel complesso Tales sembra infatti essere un JRPG desideroso di raccontare nel dettaglio il suo universo, data la complessità del conflitto tra renani e dahnani, e la volontà di caratterizzare dettagliatamente molteplici comprimari (cattivi compresi).
Un gameplay scattante
Gameplay e sistema di combattimento invece, non se la prendono altrettanto comoda, visto che siamo davanti a meccaniche più frenetiche e spettacolarizzate rispetto al passato. Ciò detto, la progressione nelle prime ore è risultata graduale e ben amalgamata, forse proprio nella consapevolezza che Arise potrebbe rappresentare per molti il primissimo Tales of.
Il sistema ovviamente è sempre costruito attorno alle stesse basi dell'originale Linear Motion Battle System (così chiamato perché il movimento nei Tales of precedenti era legato a linee immaginarie tra il proprio personaggio e i nemici), ma in Arise il movimento è più libero e veloce, con un sistema per bersagliare gli avversari simile agli action moderni e vicino agli ultimi capitoli, e una maggiore enfasi sulle manovre offensive e difensive. Le combo di colpi normali sono quindi rimaste - anche se la presenza di attacchi direzionali precisi sembra meno preponderante - con lo scopo non solo di fare danni ma anche di accumulare energia per utilizzare le già citate Artes: magie o abilità dagli effetti variabili, normalmente di natura elementale o posizionale.
Le novità maggiori sono però tre: una schivata capace di attivare un rallentamento del tempo e un contrattacco istantaneo se eseguita con il giusto tempismo, la presenza di punti deboli sui corpi di alcuni nemici che possono essere presi di mira e delle abilità uniche di ogni singolo personaggio che modificano sensibilmente l'utilizzo in battaglia.
Sia chiaro, detto così Arise potrebbe sembrare un titolo molto più action rispetto al passato, ma la verità non è propriamente questa: gli impatti dei colpi base hanno effetti comunque spesso limitati sui nemici e quelli più poderosi non hanno grandi reazioni agli attacchi e vengono storditi solo di rado quando si superano certe soglie di danno o si spezzano i loro punti deboli. Alle difficoltà più alte infatti, la tattica resta comunque una colonna portante delle battaglie, poiché l'uso oculato delle magie di cura è centrale, mentre il modo migliore per utilizzare a dovere le abilità dei propri compagni è mettere in pausa il tutto e selezionare attivamente le artes più utili per ogni situazione.
Il più delle volte, addirittura, conviene semplicemente cambiare personaggio, perché le abilità personali di cui parlavamo prima sono di norma utilizzabili solo in tempo reale, e non pare per il momento ci sia modo di attivarle senza il controllo diretto dei coinvolti. Nel caso di Alphen abbiamo a che fare con la capacità di utilizzare poderosi (ma rischiosi) attacchi infuocati, lenti a partire e con danni di ritorno, ma davvero devastanti quando usati a dovere; Shionne invece ha delle granate con effetti aggiuntivi se le si fa esplodere a mezz'aria, ed è pertanto specializzata nell'infliggere status elementali oltre che a curare.
Nel prologo non abbiamo potuto usare altri personaggi, eppure le loro abilità le avevamo testate a grandi linee nella prova precedente e confermiamo che la varietà è davvero tanta. Unico problema? L'interfaccia base non sembra dar modo di utilizzare più di tre artes per volta, quindi alle difficoltà più alte il ritmo dei combattimenti potrebbe venir rallentato parecchio dalla necessità di scegliere ogni azione manualmente e riposizionare i protagonisti al meglio. Nulla comunque che rovini realmente l'esperienza di gioco, e crediamo che le meccaniche raggiungeranno picchi notevoli ad avventura inoltrata. La già citata schivata, poi, si aggiunge a tutta una serie di attacchi combinati assolutamente spettacolari, che spesso velocizzano molto gli scontri con i nemici minori, o risultano favolosi per cavarsi da una situazione problematica contro i boss.
Comparto tecnico
La narrativa è pertanto promettente e il gameplay sembra più solido che mai, ma non è comunque il caso di scordarsi del comparto tecnico, perché Tales of Arise è oggettivamente il gioco più evoluto della serie da questo punto di vista, e lo si nota fin dal primo capitolo. Certo, lo stile anime non deve far pensare a chissà quale straordinario dettaglio grafico, ma è bello comunque vedere una cura infinitamente superiore a quella dei capitoli passati nelle ambientazioni e nelle animazioni, senza contare che lo stile tipico della serie è stato davvero portato al limite con mappe spesso così belle da sembrare un quadro in movimento.
Peccato solo per un po' di pop in nelle zone più estese, che rovina in parte l'impatto del tutto. Ah, vi sono varie scene d'intermezzo animate alla grande oltre a quella introduttiva, anche se non sappiamo se siano tutte animate da Ufotable o meno. Un altro enorme punto a favore per il gioco di Bandai Namco.
Più proviamo Tales of Arise e più ci piace. Certo, la struttura del gioco non si discosta molto dai Tales of migliori, ma il rinnovato sistema di combattimento, un universo davvero interessante e sfaccettato, personaggi ben caratterizzati e un comparto tecnico finalmente evoluto sono elementi più che sufficienti ad alzare a dismisura le nostre aspettative. Forse non sarà un JRPG rivoluzionario, ma c'è il serio potenziale che si tratti comunque di un titolo di qualità eccelsa. Staremo a vedere.
CERTEZZE
- Tecnicamente validissimo e art direction davvero notevole
- Background narrativo stratificato e interessante
- Sistema di combattimento elaborato e dalle solide basi
DUBBI
- Impossibile al momento valutare la validità della narrativa nel suo complesso