Alla Gamescom abbiamo finalmente provato Tchia, ve lo ricordate? Fu uno dei progetti più interessanti tra quelli mostrati da Sony allo State of Play del settembre 2021: bello da vedere, bello da ascoltare, ma del gameplay da quel primo trailer non ci capimmo molto. Tchia sembrava essere un'avventura in terza persona (come effettivamente è) ma anche una di quelle esperienze indipendenti con tanti sentimenti, e ben poca struttura. Interessante, ma fino a un certo punto.
Nuova Caledonia
Sapete com'è: un gioco va provato per essere capito a fondo, ancora meglio se accanto a te hai il lead designer pronto a spiegarti ogni funzione, a raccontanti la visione e il perché dietro ogni scelta. Questo è quanto accaduto a noi con Tchia, gioco super promettente creato da un manipolo di nove persone, tutte o quasi provenienti da quel paradiso terrestre chiamato Nuova Caledonia. Proprio a questo lembo di terra che si solleva dalle acque dell'Oceano Pacifico sudoccidentale, non lontano da Australia e Fiji, è ispirato quel che vedremo nel gioco: il suo mondo, le sue musiche, le sue storie.
Tchia è il nome della protagonista, bambina che s'imbarca in un'avventura molto più grande di lei per salvare il padre, rapito dal malvagio Maevora, e la sua terra natale, minacciata da soldati fantoccio pronti ad attaccare a vista chiunque s'imbatta tra le loro grinfie. La particolarità di Tchia è un potere che le consente di prendere possesso di oggetti, animali e persone: attraverso una combinazione di comandi potremo quindi impossessarci di un uccello per scalare velocemente una montagna, di una torcia per appiccare un incendio nei campi dei soldati nemici che come fantocci sono anche altamente infiammabili, o persino di una sedia, rotolando e saltando verso qualunque obiettivo in quel momento avrete sott'occhio.
Quando saremo "dentro" un oggetto inanimato, potremo rotolare, saltare e lanciarci in una direzione precisa per effettuare quello che potremmo definire un vero e proprio attacco, probabilmente l'unico del gioco. Siamo anche diventati una gallina, e con un pulsante tirato fuori - sapete da dove - almeno cinque uova...
Un gioco pacifista
Ma da quel che abbiamo visto, di nemici veri e propri non sembrano essercene molti. I pericoli diretti sono rarefatti in Tchia, più che in Zelda Breath of The Wild, da cui il gioco di Awaceb prende chiaramente ispirazione. Non è soltanto una questione di stile grafico, le somiglianze con il capolavoro Nintendo sono ben altre: nell'uso della fisica per esempio, e nell'altissima interattività del mondo di gioco.
Possiamo arrampicarci su alberi e su ogni superficie che non sia troppo scivolosa, esattamente come l'ultimo Link, con un sistema di stamina che impedisce di esagerare; si possono esplorare i fondali marini, sorprendentemente dettagliati, e presto potremo sfruttare anche un piccolo paracadute per planare indisturbati a valle. Tanti poi i riferimenti a vista sulla mappa, luci lontane che scatenano la fantasia e la curiosità, rivoli di fumo nel cielo che sortiscono lo stesso effetto. Col risultato che vorresti andare ovunque e nello stesso momento.
Il suono della magia
La mappa è suddivisa in isole più o meno grandi, si tratta di un arcipelago a tutti gli effetti, sarà quindi indispensabile un'imbarcazione. Quella su cui potrà mettere le mani Tchia è una sorta di zattera a vela, da guidare alternandoci tra il timone e la vela, in questo caso con un sistema molto simile, ma semplificato, di quanto visto e giocato in Valheim. Tchia porta sotto i riflettori anche il sound della Nuova Caledonia, con varie musiche di sottofondo dallo stile inconfondibile e diversi momenti in cui la protagonista potrà impugnare una chitarra in prima persona per strimpellare con un sistema mutuato direttamente dal secondo The Last of Us.
In Tchia, questi momenti musicali potranno essere superati suonando normalmente e come richiesto, oppure scegliendo la modalità passiva per godersi in tutta tranquillità la melodia. Il gioco permette di suonare anche diverse melodie incantate, in grado di avere effetti magici sugli ambienti circostanti in pieno stile Ocarina of Time e Wind Waker... ve lo avevamo detto che il legame con Zelda sarebbe stato più forte del previsto!
In lingua originale
Questo è Tchia, un gioco che in quanto a meccaniche e realizzazione tecnica non sembra affatto il frutto del lavoro di un team così piccolo. Segno che idee, stile e perseveranza possono oramai colmare qualsiasi distanza con le grandi produzioni da classifica. Tchia sembra anche pieno di contenuti, con tantissimi abiti, capigliature e monili per personalizzare il personaggio principale, e dettagli e vele con i quali adornare gli scricchiolanti legni della nostra nave, tutto questo da sbloccare semplicemente giocando. Questo è quanto abbiamo provato, ma le avventure promesse dagli sviluppatori dovrebbero essere di ben altro calibro: misteri notturni e torce con le quali illuminarsi la strada, pericolose arrampicate sotto la bufera più spaventosa, esplorazioni sottomarine all'ultimo respiro e tanto, tanto altro ancora.
Tocco di classe: sarà
È incredibile che Tchia sia stato sviluppato da nove persone. Sembra davvero un gioco grande, oltre che un grande gioco, e al di là delle capacità di un team così giovane e circoscritto. Sarà interessante capire quanto c'è da fare, e in che modo gli sviluppatori avranno saputo sfruttare le innumerevoli opportunità concesse da un open world basato sulla fisica, e un personaggio in grado di possedere esseri viventi e cose. Il combattimento è un aspetto secondario, quasi non esiste, ma andrà sostituito con qualcosa sufficientemente interessante. Il gioco è atteso su PlayStation 4 e 5 come su PC, dove sarà esclusiva (temporale?) Epic Store.
CERTEZZE
- Sandbox pieno di fisica
- Combattimento a zero o quasi, è una cosa bella!
- Interazione altissima con l'ambiente circostante
DUBBI
- Come funzionerà il sistema di quest?
- Quanto sarà utile prendere possesso di cose e animali?
- Ci saranno cose sufficientemente interessanti da trovare e scoprire?