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The Callisto Protocol, l’anteprima del nuovo survival horror dal creatore di Dead Space

Glenn Schofield, creatore di Dead Space, torna sulla scena con The Callisto Protocol. Facciamo il punto della situazione su questo nuovo survival horror nella nostra anteprima.

ANTEPRIMA di Alessandra Borgonovo   —   14/08/2021

"L'abbiamo fatto con Dead Space, lo faremo ancora una volta." Queste le parole di Glenn Schofield nel corso dell'intervista dedicata a The Callisto Protocol e tenutasi sul server Discord dedicato, pochi giorni dopo l'annuncio del videogioco nel dicembre del 2020. Si parla del motivo per cui Striking Distance, il team di sviluppo, ha deciso di puntare nuovamente sul genere survival horror e Schofield ha preso parola, affermando la profonda passione degli sviluppatori per la fantascienza e il loro bagaglio di esperienze accumulato nel corso degli anni anche con i survival horror. Lui compreso, dopotutto parliamo del "papà" di Dead Space, peraltro pronto a terrorizzarci di nuovo con l'attesissimo remake. Da qui una prima rassicurazione: hanno creato a suo tempo un gioco di altissima qualità, immersivo, e sono pronti a ripetere la magia anche con The Callisto Protocol.

Per chi si fosse perso l'annuncio, il gioco dava l'idea di essere un seguito spirituale di Dead Space: ambientato su una delle lune di Giove, Callisto, nel 2320, si propone come il passo successivo nel genere del survival horror. Il nostro obiettivo sarà fuggire dal carcere di massima sicurezza Black Iron, scoprendone nel contempo i terribili segreti: un'avventura story driven indimenticabile, pensata per portare l'asticella dell'orrore ancora più in alto. Pur non essendo legato a Dead Space, ma facendo anzi parte dell'universo di PUBG sebbene in maniera molto lieve, è stato impossibile non notare i richiami alla serie nel trailer di annuncio. La notizia però del remake di Dead Space, e soprattutto il fatto che entrambi i giochi siano previsti per il 2022, porta con sé una domanda legittima: andranno in conflitto l'uno con l'altro? Non in termini narrativi, ovvio, quanto di popolarità.

Da un lato abbiamo un gioco con i suoi anni sulle spalle ma fortemente atteso, in veste di remake, dai fan; dall'altra un'esperienza del tutto nuova realizzata nientemeno che dal creatore originale di Dead Space. Teoricamente, The Callisto Protocol dovrebbe partire avvantaggiato perché si tratta di un gioco inedito, ma proprio il non sapere a cosa andiamo incontro è il rovescio della medaglia. Dal canto suo, Dead Space non ha segreti per i giocatori, o almeno non molti: il gioco sarà rivisitato e migliorato sotto alcuni aspetti ma le fondamenta saranno sempre quelle, dunque una certezza. Di certo sappiamo che, se sarà mantenuta la promessa finestra di lancio, il 2022 sarà un anno di fuoco per i survival horror. Le informazioni per ora sono poche ma, grazie anche all'intervista, facciamo il punto su The Callisto Protocol.

Un'evoluzione del survival horror

The Callisto Protocol, il carcere di Black Iron sembra riservare qualche sorpresa
The Callisto Protocol, il carcere di Black Iron sembra riservare qualche sorpresa

Uno dei pilastri portanti di The Callisto Protocol è il realismo, motivo per cui gli sviluppatori hanno deciso di ambientarlo specificatamente sulla luna Callisto: delle lune di Giove è, infatti, quella caratterizzata da ghiaccio e acqua. Per questo motivo sia Steve Papoutsis, chief development officer di Striking Distance (anche amministratore delegato presso Visceral Games), sia Schofield hanno confermato di aver pensato proprio a questa particolare ambientazione per una visione futura in cui l'uomo, nella sua espansione al di fuori della Terra, decide quali altri luoghi in cui stabilirsi possano fare al caso suo. Le riserve d'acqua che Callisto può fornire si sono rivelate un valido incentivo a volerla scegliere come teatro della nostra disperata fuga. Nessuno dei due si è spinto oltre, per non rischiare di rivelare più del necessario, ma entrambi si sono soffermati sul perché voler ambientare tutto, o almeno parte del gioco, dentro una prigione.

"La prigione è di per sé un luogo terrificante", ha spiegato Schofield, "e una prigione su una luna senza alcuna traccia di vita, be', lo è ancora di più". Questo per quanto riguarda l'atmosfera e la sensazione di terrore che gli sviluppatori vogliono far crescere nel giocatore. Dal punto di vista del gameplay, invece, è un luogo ricco di ambienti claustrofobici, minacce dietro ogni angolo e anche di possibilità interessanti per sperimentare in termini di design (compreso il sound design). Infine, parlando della narrazione Schofield ha spiegato che non c'è nulla di più minaccioso dell'essere un prigioniero senza nulla con cui difendersi che non siano le sue sole capacità. Una prigione su una luna definibile morta è decisamente il teatro perfetto dove costruire un'esperienza survival horror.

Tra prima e terza persona

The Callisto Protocol, sopravvivere al carcere di Black Iron è un'impresa prima ancora di provare a fuggire
The Callisto Protocol, sopravvivere al carcere di Black Iron è un'impresa prima ancora di provare a fuggire

Considerata la strada intrapresa da Resident Evil con il settimo e l'ottavo capitolo, nonché quella di Abandoned (posto esista e qualunque cosa voglia essere), senza contare in generale la presenza di molti survival horror in prima persona tra cui il ritorno di Amnesia con Amnesia: Rebirth, era inevitabile che si aprisse una sorta di confronto tra due dei più sfruttati approcci al genere: perché la scelta di svilupparlo in terza persona e quali benefici porta rispetto alla prima? A prendere parola questa volta è Papoutsis, che esordisce con una tra le osservazioni probabilmente più comuni da parte degli appassionati: gli è sempre piaciuto poter vedere il proprio personaggio, giocando, il suo aspetto e l'equipaggiamento indossato.

Inoltre, ha aggiunto, la consapevolezza dello spazio è diversa e per quanto la prima persona possa essere assolutamente terrificante, dal suo punto di vista apprezza vedere le possibili reazioni del personaggio durante un combattimento, così come quelle dei nemici nei suoi confronti - senza considerare poi altri elementi come i giochi di ombre o la già menzionata progressione del personaggio, che da semplice vittima degli eventi piano piano si evolve fino a poter affrontare con maggiore consapevolezza le minacce che lo circondano. Tutti questi elementi andranno a far parte di The Callisto Protocol, per costruire l'esperienza survival horror definitiva e abbandonarci nella morsa del terrore - da soli perché, hanno voluto specificarlo una volta di più, il gioco è story driven, vuole raccontare la propria storia, e per questo non prevedrà il multigiocatore.

L'ispirazione tra film e videogiochi

The Callisto Protocol, concept art
The Callisto Protocol, concept art

Da Event Horizon a La Cosa, da A Quiet Place a Life, passando per tantissimi altri come Hereditary, The Grudge, Train to Busan, Pandorum, The Ring, The Descent e ancora e ancora, non si calcolano i film che, chi più chi meno, hanno ispirato Schofield e il suo team nella realizzazione di The Callisto Protocol. Non per forza devono essere stati film horror, Papoutsis ad esempio cita Arancia Meccanica e la presenza di alcune scene inquietanti che lo hanno fatto riflettere.

Stesso discorso si applica ai videogiochi: sempre Papoutsis spiega che il bello del loro lavoro è avere a che fare con persone che in un preciso momento stanno giocando a un videogioco specifico, il quale a sua volta può rivelarsi fonte di ispirazione per alcuni elementi del progetto - come ad esempio l'illuminazione. Di nuovo, non devono necessariamente essere horror, o survival horror, perché il videogioco si compone di più parti che messe assieme riescono a creare quel tipo di esperienza. Potrebbe essere una meccanica presa da un action adventure, una tipologia di menu da un FPS e molto altro ancora. Quello che Papoutsis vuole dire è che non esiste una lista della spesa in cui elencare il numero preciso di videogiochi che hanno contribuito alla nascita di The Callisto Protocol, né che questo debbano per forza appartenere alla stessa categoria. "Per rispondere in modo netto, tutto ciò che ha preceduto The Callisto Protocol è fonte di ispirazione: da tutti i giochi che ho giocato, ho cercato di imparare qualcosa, in positivo e in negativo, cosa fare e cosa non fare, ed è questo bagaglio di esperienze a permettermi di realizzare questo gioco. Dovendo fare un nome specifico, direi che un forte impatto su di me l'ha avuto l'originale Resident Evil ma, come ho raccontato, è il mio bagaglio di esperienze nel complesso a dettare come potrei voler sviluppare un determinato gioco."

Un discorso che Schofield appoggia in pieno, aggiungendo a sua volta come Resident Evil 4 sia stato e sia ancora, un'enorme punto di riferimento, assieme alla serie Slient Hill, Alien Isolation, Condemned e, dulcis in fundo, il sempre compianto P.T.

Costruire la paura

The Callisto Protocol, una delle presumibilmente tante minacce all'interno di Black Iron
The Callisto Protocol, una delle presumibilmente tante minacce all'interno di Black Iron

The Callisto Protocol si è prefissato di essere il nuovo punto di partenza del survival horror sull'attuale generazione di console, di portare il terrore su livelli mai raggiunti prima. Il livello tecnologico raggiunto ha e avrà sicuramente un impatto, soprattutto in termini di sound design e illuminazione, ma quello su cui sia Papoutsis sia Schofield hanno voluto concentrarsi è che prima di tutto bisogna creare una forte connessione con il personaggio, la storia, i temi: come anticipato, uno dei pilastri portanti del progetto è il realismo, al quale si accompagnano credibilità e affidabilità. Quello che vediamo, dunque, deve essere plausibile persino se ambientato in un futuro lontano, deve darci l'idea di poter accadere davvero; soltanto allora la paura avrà iniziato a incunearsi nel giocatore, che una volta messo nella condizione di avere a cuore il protagonista e il suo destino si troverà completamente coinvolto nell'orrore pensato dagli sviluppatori. Sebbene le possibilità offerte dalle attuali console siano essenziali per restituire quel senso di genuino terrore, senza il supporto di una profonda connessione tra gioco e giocatore, in termini narrativi e di world building, si crea un distacco che rende difficile per la paura attecchire come dovrebbe.

Per quanto ancora si sappia molto poco su The Callisto Protocol, Papoutsis e Schofield hanno le idee molto chiare sul tipo di esperienza che vogliono costruire e restituire al giocatore. Il trailer di per sé è bastato per riportarci alla mente le passate sensazioni di Dead Space, il che può essere solo un bene, resta la curiosità di come, fattivamente, gli sviluppatori vorranno portare il survival horror su un nuovo livello - e, soprattutto, se ci riusciranno. Non solo per la "concorrenza" del remake di Dead Space.

The Callisto Protocol è senza dubbio un progetto ambizioso, guidato però da persone che sanno il fatto loro. Il genere del survival horror avrebbe bisogno di un giro di vite, un nuovo punto di ripartenza, e chissà che il papà di Dead Space, assieme al nuovo team, non riesca ancora una volta nella magia di quattordici anni fa. Le premesse ci sono, le idee sembrano altrettanto chiare, non ci resta che aspettare e vedere come si concretizzeranno.

CERTEZZE

  • Ci sono le premesse per essere il nuovo punto di riferimento dei survival horror

DUBBI

  • La concorrenza con il remake di Dead Space potrebbe minare la popolarità del gioco?