From Software ha fatto scuola. Questo è chiaro da talmente tanto tempo che sottolinearlo ogni volta potrebbe sembrare ridondante; tuttavia è bene ricordare quello che Myiazaki ha lasciato e fino a che punto la sua eredità sia stata raccolta, rielaborata e adattata secondo l'esigenza di sviluppatori più o meno grandi che hanno seguito di le orme di Dark Souls ma, soprattutto, di Bloodborne. L'orrore gotico di Yharnam si riflette chiaramente nella pixel art di The Last Faith, il videogioco dello studio inglese Kumi Souls che ne richiama le atmosfere cupe e le mescola sapientemente con quelle di un'altra serie storica: Castlevania.
Ne deriva dunque un metroidvania, o soulsvania se preferiamo, forse non particolarmente originale ma senza dubbio bello a vedersi, curato nella realizzazione artistica e con qualche piccolo guizzo che lo distanzia dai giochi citati. Ci vediamo anche un pizzico di Blasphemous nella sua struttura e, di nuovo, non è affatto un male: avere ottimi punti di riferimento non deve per forza essere visto in chiave negativa, soprattutto se all'atto pratico offrono una prima impressione soddisfacente - come nel caso in questione. Scopriamo The Last Faith nel provato della demo su PC.
Mythringal, la capitale in rovina
The Last Faith è ambientato a Mythringal, florida capitale in un mondo dove magia e scienza convergono e i dettami di un'antica religione sono legge. Si tratta tuttavia di una gloria passata, svanita con il trascorrere del tempo per lasciare spazio alla decadenza: la guerra civile che l'ha devastata è giunta al termine, portando con sé una malattia mortale che ha corrotto la città fin nelle fondamenta.
Qui, abbandonato al suo destino, vive il protagonista Eric, un uomo senza ricordi di sé che all'improvviso si trova coinvolto in una cospirazione più grande di lui. Il suo compito, e la storia che ne deriva, pare sia sovvertire le parole di una profezia nascosta, la stessa che lo perseguita nei suoi incubi. È un'ossessione continua, che lo costringerà ad avventurarsi tra palazzi oscuri e misteriosi castelli popolati da nobili corrotti dal potere, scienziati accecati dalla conoscenza e mutanti assetati di sangue. Segreti e racconti celati ai più riporteranno alla luce un passato ancestrale creato dalle guerre tra il messia e i falsi profeti. Dei e falsi dei, incantesimi e alchimie, antichi ordini che sorgono e una razza in evoluzione formata da creature sconosciute chiamate "Cold Ones", perdute tra leggende e canti che solo poche anime coraggiose non temono di proferire: questo e molto altro ci aspetta in The Last Faith, dove l'ultima parola vive ed echeggia sempre in punta di lama.
Un sistema di combattimento brutale
A un primissimo sguardo, letteralmente appena si inizia a giocare, The Last Faith fa pensare a Bloodborne: la città decadente, le fiale curative, i proiettili di mercurio, alcuni dei nemici, tutto rimanda con forse un po' troppa forza al gioco di From Software. Non appena però ci si immerge nel sistema di combattimento, emerge molto di più la sua natura metroidvania e i richiami a Castlevania: Eric ha una mobilità che Bloodborne non concede, proprio perché sono due generi diversi, che valorizza la verticalità (questo soprattutto in fase di esplorazione) e permette di saltare o rotolare oltre i nemici per coglierli di sorpresa alle spalle o anche solo evitare i loro attacchi - un po' come abbiamo visto fare in Dead Cells.
In alternativa c'è anche il balzo indietro per schivare attacchi con un raggio meno ampio, senza perdere di vista il nemico, ma bisogna dire che non sempre questi due movimenti sono chiari quanto vorremmo: a volte capita di fare un balzo anziché la capriola (avanti o indietro che sia), rimanendo vulnerabili ai colpi nemici alcuni dei quali riescono a fare più danno dei boss. Questo perché Eric, quando si muove nella direzione opposta, non si volta subito ma fa alcuni passi indietro continuando a fronteggiare il nemico: pur se logica da un certo punto di vista, prendere le distanze senza dare subito le spalle, a volte contribuisce a creare confusione nel movimento e finire per fare il contrario di tutto.
A piacerci in modo particolare è la presenza di vere e proprie fatality eseguibili sia sui nemici comuni sia sui boss, ciascuna splendidamente animata e diversa in base a chi ci troviamo davanti: per esempio, strappare il fucile dalle mani di un cecchino, buttare quest'ultimo a terra e poi fargli saltare la testa con un colpo a bruciapelo è una tra le esecuzioni più belle che ci sono capitate nel corso della demo.
Se a prima vista possono sembrare solo una graditissima spettacolarizzazione della violenza che permea il gioco, e lo stesso Eric, in realtà ci sono casi in cui queste esecuzioni vanno a migliorare temporaneamente la nostra forza d'attacco: possono essere eseguite solamente impugnando Templar Nightfall, la spada principale, e attivano una meccanica chiamata "Cursed Blood Execution". La lama si bagna del sangue maledetto dei nemici, diventando rossa e infliggendo danni maggiori per un certo periodo di tempo. Non tutti i nemici permettono questa esecuzione, solo i Cold Ones, perciò quando su di loro appare l'icona della spada insanguinata sarebbe ottimo sfruttarla per rendersi temporaneamente più forti.
Per quanto riguarda l'equipaggiamento, Eric può portare con sé due armi primarie e due secondarie (queste ultime possono comprendere anche incantesimi) da alternare in qualsiasi momento, più uno slot per i consumabili del quale però non fanno parte le cure - quelle hanno uno spazio e un comando dedicato. Non abbiamo visto equipaggiamenti difensivi, né un qualunque tipo di progressione del personaggio, quindi non sappiamo se e come verranno implementati. A dispetto della somiglianza con Bloodborne, proiettili e cure non possono essere raccolte in quantità superiore a quella trasportabile: ciò significa che a ogni morte non verranno ripristinate, non esistendo alcun sistema di scorte, e questo rende il gioco piuttosto impegnativo. Certo, alcuni nemici lasciano cadere fiale di cura ma non è così raro come si possa pensare.
Nell'unica boss fight della demo abbiamo notato come, all'altare che funge da checkpoint, si può ripristinare sempre la magia e trovare quattro unità di cura nel momento in cui veniamo sconfitti e la nostra riserva è a zero. Un piccolo supporto da parte degli sviluppatori, laddove il resto del gioco si dimostra spietato.
La combinazione di pistole/magie e fendenti di spada, ascia o lancia (le armi recuperate nel corso della demo) è essenziale per uscire vivi dai combattimenti, soprattutto per l'ostacolo che a volte rappresenta la schivata: importante, in modo particolare, calcolare i tempi di reazione di Eric che non sono sempre immediati soprattutto per quanto riguarda l'interruzione dell'azione. Spesso è meglio sferrare un colpo in meno, ma avere la certezza di potersi allontanare, che correre il rischio e trovarsi incastrati in una pessima situazione. Questo perché esiste anche il danno da contatto e premere tasti in fretta potrebbe portarci comunque a essere feriti in qualche modo, pur riuscendo a schivare le ferite più gravi.
Esplorazione e resa generale
Dal punto di vista dell'esplorazione, aspettatevi un metroidvania in tutto e per tutto. Tanto backtracking, collegamenti da crearsi tra una zona e l'altra, verticalità supportata dalla presenza del rampino per raggiungere zone altrimenti inaccessibili, trappole (poche per ora ma ci sono) e nemici di ogni tipo pronti a ostacolarvi. Nonostante la somiglianza con alcuni dei giochi citati, abbiamo apprezzato molto la loro varietà nel corso della demo: da diversi tipi di infetti e Cold Ones fino a veri e propri mostri deformi di dimensioni variabili, ciascuno con un suo set di mosse e la capacità di essere più o meno fastidioso.
Nel complesso, complice una pixel art davvero ben realizzata, con tanto di animazioni tutte diverse per le esecuzioni, un doppiaggio convincente per quanto abbiamo ascoltato, un sistema di combattimento familiare ma con un paio di guizzi e una particolare cura per i dettagli (ad esempio il cambio di passo quando si impugna un'arma pesante come l'ascia),
The Last Faith è un gioco che nella sua brutalità invitiamo a tenere d'occhio. La demo giocata è quella pubblicata a marzo per i backer, quindi potrebbero esserci stati dei passi avanti in questi mesi, soprattutto sul lievissimo ritardo nell'input che abbiamo percepito in alcune occasioni, ma già dalle premesse ci ha convinto: pur non brillando per originalità, almeno in questa prima ora e mezza, dalle immagini pubblicate confidiamo si aprirà di più in futuro dimostrando tutta la propria personalità.
The Last Faith è un gioco che non fa nulla per nascondere le proprie ispirazioni, condendole però con un approccio più personale e riuscendo a far emergere e brillare la sua natura metroidvania, perché di soulslike ha davvero pochissimo; anzi, nello specifico si appoggia a Bloodborne per quanto riguarda l'ambientazione e alcuni nemici ma, in termini di meccaniche, non c'è nulla che lo ricordi. La morte non ha alcuna conseguenza, complice la momentanea assenza di un sistema di progressione, il combattimento non si basa sui parry né sulla parata, assenti entrambi in favore di una maggiore dinamicità grazie a salti e capriole, e l'esplorazione articolata con una certa enfasi sul backtracking è cosa nota nei metroidvania. Non fermatevi dunque alle apparenze e tenete d'occhio The Last Faith, perché nel suo essere un ibrido tra Castlevania e Bloodborne dimostra parecchio potenziale.
CERTEZZE
- Combattimenti impegnativi, esplorazione articolata
- C'è tantissima cura nell'animazione delle esecuzioni
- Artisticamente curato grazie a una pixel art meravigliosa
DUBBI
- La schivata e la capriola a volte entrano in conflitto tra loro
- A volte sembra esserci un lievissimo, ma fatale, ritardo nell'input