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Wild Hearts, il provato del gioco di caccia di Koei Tecmo ed Electronic Arts

Abbiamo provato Wild Hearts, l'action RPG sulla caccia sviluppato in collaborazione tra Koei Tecmo ed Electronic Arts che lancia la sfida a Monster Hunter.

PROVATO di Gianluca Musso   —   10/10/2022
Wild Hearts
Wild Hearts
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Sebbene i videogiochi tendano ormai a condividere tra loro un gran numero di meccaniche e sistemi di successo, che si replicano silenziosamente fino a diventare parte integrante di interi generi, accogliamo ancora con discreto scetticismo quelle opere che si ispirano apertamente ad altre di maggior blasone, come se la cosa producesse un peccato originale impossibile da mondare, nonostante la qualità oggettiva del titolo in questione. Eppure, i soulslike e i metroidvania sono oggi dei filoni dotati di una propria dignità artistica, mentre se un gioco presenta degli elementi già visti nell'ultimo Zelda gridiamo al plagio, esattamente nello stesso modo in cui nessuno sembra poter proporre un'alternativa nel campo dei giochi di caccia senza essere tacciato di ricalcare banalmente tutto ciò che di buono ci ha regalato Monster Hunter.

Qualcuno ci aveva provato in passato, ma il metro di paragone è sempre stata la serie capolavoro di Capcom, in grado fino a questo momento di difendere con le zanne la sua zona di caccia, cannibalizzando chiunque avesse l'ardore di avvicinarcisi. Ora, però, una nuova joint-venture a dir poco singolare ambisce a spezzarne il monopolio. Che Koei Tecmo e Omega Force avessero una gran voglia di tornare a realizzare un gioco di caccia poteva essere chiaro a chiunque avesse percepito il potenziale inespresso dei due Toukiden, ma che per farlo si sarebbe rivolta a una compagnia americana - una come Electronic Arts, nello specifico - era semplicemente impensabile, prima di qualche giorno fa.

L'insolita collaborazione nata tra i due margini dell'Oceano Pacifico ha dato vita a Wild Hearts, nuovo action di Omega Force annunciato per la prima volta la settimana scorsa, e già protagonista nei giorni scorsi di un corposo hands-on che ci ha gettato in pasto ai Kemono, le magnifiche e letali creature al centro del gioco.

Ecco quindi il nostro provato di Wild Hearts, con all'interno tutte le sensazioni che ci ha saputo trasmettere il nuovo gioco di caccia realizzato da Koei Tecmo sotto l'etichetta EA Originals. Avrà qualche speranza di vedersela con Monster Hunter?

Un mondo ispirato all’estetica giapponese

L'ambientazione di Wild Hearts prende spunto da alcune concept art semplicemente bellissime
L'ambientazione di Wild Hearts prende spunto da alcune concept art semplicemente bellissime

Malgrado Omega Force abbia tenuto a sottolineare che Wild Hearts implementerà una solida componente narrativa che non si esaurirà prima di circa 30 ore di gioco, è curioso accorgersi del fatto che, anche dopo la prova, sappiamo ancora pochissimo del mondo che farà da sfondo alle nostre cacce. Wild Hearts ci porta ad Akuma, una terra fantastica direttamente ispirata all'estetica del Giappone feudale, caratterizzata dalla diffusa presenza dei Kemono, delle bestie tanto magnifiche quanto distruttive, che vivono in profonda simbiosi con la natura circostante.

Uno dei problemi dei Toukiden era relativo al fatto che sì, quei videogiochi prendevano in prestito l'esperienza classica dei Monster Hunter, senza che però venissero messe in gioco particolari abilità creative nella modellazione del mondo di gioco, basato sull'ormai inflazionatissimo folklore nipponico tanto caro a Koei Tecmo. Ecco, il principale sollievo che questa prova ci ha restituito è relativo alla profonda originalità di ogni particella del mondo Wild Hearts. È vero. l'ambientazione è una sublimazione artistica di quelle che sono le cartoline tipiche del Giappone feudale, ma i Kemono che abbiamo incontrato ci sono invece sembrati straordinariamente originali, sotto ogni punto di vista.

Uno scorcio di Akuma, la regione protagonista di Wild Hearts
Uno scorcio di Akuma, la regione protagonista di Wild Hearts

Alla base del loro design c'è l'idea di esplorare gli esiti dell'incrocio tra mondo animale e mondo naturale, ecco perché l'aspetto di ogni creatura mostra una qualche connessione con la flora di Akuma. Il primo Kemono che abbiamo incontrato, ad esempio, era un topo con tanti boccioli floreali lungo tutto il suo corpo mentre il Kingtusk, il cinghiale visto nel trailer e affrontato alla fine del provato, era caratterizzato tanto nell'aspetto quanto nel suo parco mosse dalla solidità dell'albero di quercia. Abbiamo osservato un limitatissimo numero di creature, ma se il bestiario di Wild Hearts dovesse mantenere gli stessi elementi di originalità intravisti nei Kemono che abbiamo cacciato, il titolo di Omega Force avrebbe già superato una delle principali criticità che hanno condannato in passato altri giochi di caccia.

Sempre la solita caccia?

Wild Hearts mette in campo dei combattimenti a tratti davvero cinematografici
Wild Hearts mette in campo dei combattimenti a tratti davvero cinematografici

L'altro principale pericolo che un'esperienza come Wild Hearts corre è quello di essere fin troppo simile a chi il genere dei giochi di caccia l'ha fondato, tanti anni fa. Non ci gireremo troppo attorno, il titolo di Omega Force è un action RPG la cui formula di gameplay ha tantissime analogie con quella classica della serie Monster Hunter, anche se qui è presente una variante attorno alla quale ruotano tutti i tentativi di EA e Koei Tecmo di posizionare il loro videogioco il più distante possibile da quello di Capcom. La comunicazione dei due publisher si concentra insistentemente sulla presenza delle costruzioni, i Karakuri, dei complicati congegni che il cacciatore può fabbricare in un istante durante il combattimento e che sono fondamentali per la riuscita dello scontro, tanto sono cruciali per apportare la giusta quantità di danni nel corso di una caccia.

Se da un lato la durata della demo non ci ha permesso di esplorare adeguatamente le componenti RPG di Wild Hearts, le tre creature che abbiamo cacciato ci hanno offerto la possibilità di assorbire efficacemente il gameplay del titolo sviluppato da Omega Force, che senza la presenza dei Karakuri è del tutto sovrapponibile a quello di qualunque Monster Hunter. Tanto per cominciare, il sistema di combattimento ha un forte accento da action orientale e si struttura sulla presenza di una gran varietà di attacchi e di combo, anche se fortunatamente non si avverte quel sapore di musou che distingueva i Toukiden. Ogni scontro segue le regole basilari del genere, e si sviluppa attraverso una serie di splendide arene nelle quali le creature fuggono di volta in volta dopo aver ricevuto la giusta quantità di danni. I Kemono hanno tutti dei punti deboli che possono essere facilmente individuati da ogni navigato cacciatore, e mentre prosegue il combattimento mostrano progressivamente i segni delle ferite inflitte, al punto che è possibile staccare intere parti del corpo della creatura se si concentrano i danni su di essa.

I Karakuri come simbolo distintivo

I Karakuri sono l'unico modo per affrontare e sconfiggere le creature di Wild Hearts
I Karakuri sono l'unico modo per affrontare e sconfiggere le creature di Wild Hearts

Nessuno di questi elementi rappresenta una reale novità nel panorama dei giochi di caccia, tuttavia dobbiamo ammettere che il titolo di Omega Force ha dalla sua degli standard produttivi eccellenti, che emergono con forza dalla cura con cui sono state realizzate creature e ambientazioni. Il gameplay è piacevole e a tratti cinematografico, ed è studiato per dare grande rilevanza ai Karakuri, i veri protagonisti dell'azione. Scordatevi infatti di sconfiggere un Kemono picchiandogli furiosamente le zampe, i punti deboli delle creature sono spesso posizionati in luoghi irraggiungibili dai cacciatori, che dalla loro non hanno particolari abilità di movimento se non delle rapide schivate utili ad evitare gli attacchi in arrivo.

I Karakuri sono l'unico modo per infliggere un cospicuo ammontare di danni ai Kemono e, se la lista delle costruzioni arriverà addirittura a comprendere trappole, bombe e postazioni d'artiglieria, nella demo ci siamo dovuti accontentare di erigere delle semplici piattaforme dalle quali effettuare degli attacchi in salto molto più efficaci di qualsiasi colpo inflitto a terra. Se molti Karakuri avranno una natura squisitamente offensiva, altri hanno uno scopo prettamente difensivo, come ad esempio il solido portone di legno che nello scontro con Kingtusk si rivelava prezioso per bloccarne la carica ed esporlo a violenti contrattacchi. La scelta di limitare la cooperativa a tre giocatori deriva proprio dalla superiorità degli effetti dei Karakuri su quegli degli attacchi ordinari. Lo studio si è accorto che un numero maggiore di cacciatori equivaleva a un pool incrementale di risorse utili alla costruzione di questi congegni, col risultato che anche i Kemono più potenti finivano con l'esserne soverchiati. Siamo incredibilmente curiosi di esplorare la lista completa dei Karakuri, ma la loro presenza si rivela senza dubbio un elemento chiave utile a differenziare la formula di Wild Hearts da quella di altri giochi di caccia.

Un mondo aperto a propria dispozione

Wild Hearts offre una cooperativa online fino a tre giocatori
Wild Hearts offre una cooperativa online fino a tre giocatori

Data l'importanza dei Karakuri nell'economia dei combattimenti, è sempre cruciale monitorare attentamente quante risorse si hanno per costruirli per evitare di rimanerne sprovvisti. Ecco perché è fortemente consigliato prepararsi adeguatamente prima di una caccia: il mondo di gioco pullula di risorse utili al crafting, ma anche di cibo e altri oggetti che possono essere convertiti in potenti potenziamenti nel campo del cacciatore, un Karakuri che avremo totale libertà di disporre nel mondo aperto di Wild Hearts. I giocatori possono stabilire vere e proprie basi nei territori di Akuma, preziose non solo perché rappresentano una forma di checkpoint durante il combattimento, ma anche perché sono il punto di riferimento per ogni necessità della caccia, dalla cucina al potenziamento di armi e armature. Avremo sempre modo di scegliere dove fissare la nostra base personale e troviamo la cosa dannatamente azzeccata.

A proposito di equipaggiamenti, nel corso della prova non ci siamo mai allontanati da una katana d'ordinanza abbastanza efficace e bilanciata, ma Wild Hearts proporrà nella sua versione finale più di 200 varianti di armi divise in otto categorie principali, che includono oltre alla suddetta katana anche archi, ombrelli, nodachi e martelli, ciascuna con il proprio set di mosse e le sue varianti uniche. Ad esempio, richiamando con il grilletto sinistro l'attacco speciale dell'arma, la katana si trasformava improvvisamente in una frusta dotata di combo totalmente inedite, quindi non vediamo l'ora di scoprire quanta varietà riuscirà a proporre il sistema di combattimento del titolo di Omega Force una volta che avremo accesso a tutte le armi.

La definizione di tripla A

Wild Hearts sarà uno dei primi videogiochi ad abbandonare le vecchie console
Wild Hearts sarà uno dei primi videogiochi ad abbandonare le vecchie console

La build al centro della nostra prova ha saputo mettere in crisi dei PC di alta fascia, sintomo di come l'esperienza confezionata da Koei Tecmo e EA possegga degli standard tecnici da vero tripla A, nonostante l'etichetta Originals indichi solitamente produzioni dal taglio indipendente. Il gioco non uscirà su Xbox One e PS4, ed è presto detto il perché: l'impatto grafico è sbalorditivo, i Kemono sono straordinariamente dettagliati, Akuma è uno spettacolo per gli occhi e la forte estetica giapponese non è stata il pretesto per concedersi alcuna distrazione sul fronte della resa grafica.

L'altro lato della medaglia è rappresentato da un software al momento molto instabile e drammaticamente esigente, che fatica a mantenere i 60 frame al secondo in 1080p anche su macchine all'avanguardia. I problemi di affidabilità verranno certamente risolti prima del lancio, ma non siamo convinti del fatto che su PC Wild Hearts avrà dei requisiti così alla portata di tutti.

Non c'è che dire, Koei Tecmo e EA hanno deciso di prendere molto sul serio la sfida lanciata a Monster Hunter, confezionando un gioco di caccia tripla A che ha tutta l'ambizione di replicare il successo della serie Capcom. Wild Hearts è supporto da alcune idee davvero originali e quel che abbiamo visto ci lascia ottimisti, anche se saranno solo alcuni aspetti del gioco, come la sua componente narrativa, le meccaniche RPG, ma soprattutto l'endgame, a decretarne l'esito. Il mercato ha bisogno di nuovi giochi di caccia, e non vediamo l'ora di scoprire se quello nato tra i due margini dell'Oceano Pacifico riuscirà a spezzare un monopolio che ha tutto l'aspetto di un Kemono: grosso, arrabbiato e indistruttibile.

CERTEZZE

  • Gameplay estremamente piacevole e dal taglio cinematografico
  • L'idea dei Karakuri funziona
  • Il design dei Kemono è straordinariamente affascinante

DUBBI

  • Qualche dubbio sulla componente narrativa
  • Gli elementi RPG sono ad oggi un'incognita