Yakuza: Like a Dragon è disponibile con una breve demo sul PlayStation Store giapponese, che abbiamo provato al fine di verificare nuovamente la rinnovata e controversa esperienza messa a punto da Toshihiro Nagoshi e il suo Ryu Ga Gotoku Studio.
Il nuovo capitolo della serie, in uscita in occidente nel corso del 2020, abbandona infatti la sua storica connotazione action in favore di un approccio RPG, che affianca alle tradizionali meccaniche esplorative e alle attività collaterali un sistema di combattimento a turni dall'indubbio spessore strategico, ma tuttavia parecchio distante da ciò che gli appassionati generalmente si aspettano da Yakuza.
Cambia anche il protagonista: dopo il congedo di Kazuma Kiryu al termine di Yakuza 6: The Song of Life, gli autori hanno pensato di introdurre un personaggio inedito a cui affidare le sorti del franchise da qui in avanti. La scelta è ricaduta su Ichiban Kasuga, un membro della famiglia Arakawa che, appena ventiquattrenne, accetta di prendersi la responsabilità di un omicidio commesso da qualcun altro e sconta dunque diciotto anni di prigione.
Quando l'uomo esce di galera, tuttavia, nessuno si ricorda di lui e il suo vecchio capo, anziché tributargli gli onori che meriterebbe, cerca di ucciderlo. Dopo che gli hanno sparato, Ichiban si ritrova a Yokohama, con tante domande e una montagna di rabbia in corpo.
Ambientazione e struttura
La location che fa da sfondo agli eventi di Yakuza: Like a Dragon è inedita: si tratta del quartiere fittizio di Isezaki Ijincho, ispirato al distretto a luci rosse Isezakicho. Nella demo lo vediamo ritratto unicamente di giorno, il che è un peccato se consideriamo le straordinarie atmosfere che la serie SEGA riesce a creare con le sue ambientazioni notturne, in una girandola di luci al neon che affascina e rapisce.
Essendo la versione dimostrativa completamente in giapponese, la porzione di storia che viene raccontata risulta oscura e misteriosa, così come i dialoghi e gran parte dei menu.
Nella sequenza introduttiva vediamo un uomo addentrarsi all'interno dell'edificio in cui Ichiban si è rifugiato insieme a Namba, un ex medico che per via della dipendenza da droghe ha perso il lavoro e si è ritrovato senza una casa e senza amici fra le strade di Yokohama. Per fortuna non si tratta di un sicario della famiglia Arakawa bensì di Koichi, a quanto pare un vecchio amico del protagonista.
Con i tre personaggi riuniti viene a formarsi il primo party di Yakuza: Like a Dragon, una novità chiaramente necessaria ai fini dell'approccio RPG: nel gioco non ci muoveremo mai da soli e potremo contare sulle abilità dei nostri compagni, anche e soprattutto nell'ottica degli immancabili scontri con teppisti, criminali, bulli e mafiosi che si aggirano a tutte le ore per le vie della città, identificati da un simbolo che consente eventualmente di evitare lo scontro mantenendo le distanze.
L'esplorazione non è dunque cambiata e non mancheranno, in quel di Isezaki Ijincho, le attività collaterali che hanno contribuito alla popolarità della serie Yakuza: sale giochi, ristoranti, karaoke, bar, casinò e qualche interessante novità, come ad esempio le corse su go kart.
Proprio queste ultime possono essere provate nella demo: l'ispirazione arriva ovviamente dalle agenzie che offrono ai turisti la possibilità di correre per le strade giapponesi alla guida di un go kart, appunto, ma viene impreziosita dalla presenza di rampe di accelerazione, bonus e armi sulla falsariga di Mario Kart.
Girando per Yokohama si ha la sensazione che la libertà di movimento e interazione offerta dal Dragon Engine sia ulteriormente aumentata rispetto al già citato Yakuza 6: The Song of Life, e saranno senz'altro numerosi gli edifici accessibili. Nella demo se ne vede uno in particolare, l'ufficio di collocamento, dove Ichiban e i suoi compagni possono decidere di cambiare mestiere, nell'accezione tipica degli RPG, e seguire una progressione differente che porterà con sé abilità specifiche.
Gameplay e sistema di combattimento
La visita agli uffici nella demo consente al party di trovare il quarto membro, Saeko: una ragazza tosta e risoluta, che sa menare le mani e fornisce un grande supporto in battaglia. È dunque il caso di capire, finalmente, come funzioni il rinnovato sistema di combattimento di Yakuza: Like a Dragon, che come detto si basa sui classici turni pur in un contesto dinamico, in cui i personaggi continuano a muoversi e possono eventualmente intercettarsi nel mezzo di una manovra.
Stando a quel che siamo riusciti a capire, durante il proprio turno è possibile attaccare con una mossa standard, utilizzare un oggetto (ad esempio del cibo per ripristinare l'energia vitale dei componenti del gruppo), mettersi sulla difensiva oppure ricorrere a una serie di colpi speciali unici.
Namba, ad esempio, può bere sake e utilizzare un accendino per sputare letteralmente fuoco sul nemico, mentre Koichi può ricorrere a un megafono per stordire gli avversari. Le mosse di Ichiban e Saeko si basano invece su pugni e calci, con combinazioni di colpi spettacolari e devastanti che... è davvero un peccato non poter eseguire in prima persona.
Non vogliamo girarci troppo intorno: la rivoluzione attuata da Nagoshi e i suoi collaboratori in merito ai combattimenti di Yakuza: Like a Dragon vanta senz'altro un interessante spessore strategico e apre le porte a un sistema di progressione sfaccettato, che fonda le proprie basi anche sulla presenza delle varie specializzazioni; ma non è il percorso che avremmo scelto di intraprendere a fronte della pur legittima voglia di rinnovare il brand.
Siamo ormai abituati a identificare Yakuza con la sua eccellente resa degli impatti, con le combo da sbloccare e le devastanti finisher: meccanismi così solidi e collaudati che sarebbe stato possibile valorizzare puntando su di un approccio action RPG e aumentando lo spessore degli scontri, anziché buttare via tutto per far spazio a un'interpretazione che a nostro avviso rappresenta un clamoroso passo indietro, laddove l'intenzione sia quella di aprire la serie verso l'occidente e non trasformarla nuovamente in un prodotto di nicchia.
Nulla da dire sul comparto tecnico, che si pone come la naturale evoluzione di quanto visto finora: il quartiere di Yokohama che fa da scenario per Yakuza: Like a Dragon ha delle indubbie potenzialità e soprattutto risulta fresco e inedito rispetto ai panorami di Kamurocho, che dopo tanti anni può finalmente prendersi una pausa.
Certo, la demo da questo punto di vista mostra poco o nulla, e in particolare l'ambientazione diurna impedisce di capire come cambi la location durante le ben più interessanti ore della notte.
Ichiban Kasuga è un protagonista convincente, ha una bella storia alle spalle e non c'è il minimo dubbio che gli autori sapranno metterlo al centro di una vicenda ancora una volta coinvolgente, appassionante e piena di colpi di scena. Peraltro è stato fatto un ottimo lavoro sui personaggi e le relative animazioni, tanto numerose quante sono le manovre disponibili per i combattimenti.
Durante la prova ci siamo imbattuti in una subquest palesemente riciclata: la speranza è che si tratti di un caso isolato, ma anche la riproposizione di diverse musiche lascia perplessi rispetto all'effettiva freschezza di alcuni aspetti della produzione.
La demo di Yakuza: Like a Dragon ci ha consentito di dare uno sguardo alla nuova, affascinante ambientazione del gioco e ai suoi convincenti personaggi, a partire dal protagonista Ichiban Kasuga: sostituire Kazuma Kiryu non sarà semplice, ma nutriamo grandi speranze nei confronti di un comparto narrativo che anche stavolta saprà convincerci. Purtroppo bisogna considerare anche il proverbiale elefante nella stanza, rappresentata da un sistema di combattimento rivoluzionato in favore di un approccio RPG a turni che inevitabilmente finisce per snaturare il franchise come lo conosciamo. Ne verrà fuori un gran bel titolo, i presupposti ci sono tutti, ma nutriamo molti dubbi sulla bontà delle scelte fatte in questo senso.
CERTEZZE
- Personaggi e ambientazione
- Il comparto narrativo non deluderà
- Elementi RPG interessanti e sfaccettati...
DUBBI
- ...ma senza i cazzotti non è Yakuza
- Demo breve, ancora tante cose da verificare
- Qualche idea riciclata: non un buon segno