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Uno studio dell’Università di York sgombra il campo da dubbi: non ci sono evidenze di una correlazione tra videogiochi violenti e analoghi comportamenti nella realtà

I test effettuati finora dai ricercatori inglesi hanno dato esito negativo

NOTIZIA di Davide Spotti   —   17/01/2018

La violenza presente nei videogiochi non è in grado di indurre nei giocatori comportamenti violenti. È quanto emerge da uno studio realizzato dall'Università di York, secondo il quale non ci sono prove di un rapporto di causalità che leghi in qualche modo i due fenomeni.

I ricercatori inglesi hanno compiuto una serie di test su oltre 3.000 individui, dimostrando che quanto viene rappresentato nei videogiochi non influisce in modo significativo sugli atteggiamenti dei fruitori. Per di più non sono state riscontrate differenze sostanziali nemmeno in presenza di quei titoli dotati di una grafica molto realistica.

"Il nostro esperimento ha esaminato l'uso della fisica"ragdoll"nel game design, che ha il compito di creare personaggi i cui movimenti e reazioni del corpo riproducono esattamente quelli della vita reale. I personaggi così sono modellati sui movimenti dello scheletro umano e su come lo scheletro reagirebbe se fosse colpito o ferito", spiega il Dott. David Zendle del Dipartimento di Informatica dell'Università di York.

L'esperimento ha confrontato le reazioni dei giocatori a due giochi di combattimento, uno che utilizzava la "fisica ragdoll" per creare un comportamento realistico dei personaggi e uno che non lo faceva, in un mondo animato che tuttavia sembrava reale. In seguito è stato chiesto ai giocatori di completare puzzle di parole in cui i ricercatori si aspettavano che sarebbero state scelte più associazioni di parole violente da parte di chi aveva fruito il gioco che ricorreva ai comportamenti più realistici.

"Abbiamo scoperto che l'innesco dei concetti violenti, misurato dal numero di concetti violenti apparsi nel compito di completamento del frammento di parole, non era rilevabile, non c'era differenza tra il gioco che impiegava la fisica "ragdoll"e il gioco che non la utilizzava", ha aggiunto Zendle. "Le rilevazioni suggeriscono che non ci sia correlazione tra questo tipo di realismo nei giochi e gli effetti che comunemente si ritiene che i videogiochi abbiano sui giocatori".

I ricercatori specificano di dover effettuare comunque ulteriori studi in materia, concentrandosi ad esempio sull'analisi dei soggetti più giovani. "Sono necessari ulteriori studi su altri aspetti riferiti al realismo per vedere se i risultati sono gli stessi. Abbiamo anche testato queste teorie sugli adulti, perciò serve maggior lavoro per capire se ci siano effetti diversi nei giocatori bambini".