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I videogiochi creano davvero dipendenza? Scienziati e ricercatori prendono le distanze dalla recente pronuncia dell’OMS

Presto verrà pubblicato un articolo accademico che mira a confutare le argomentazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità

NOTIZIA di Davide Spotti   —   01/03/2018

Si aggiunge un nuovo tassello nel complesso dibattito riguardante la dipendenza da videogiochi: dopo la presa di posizione dell'ESA (Entertainment Software Association), trentasei esperti di salute mentale, scienziati sociali e docenti di fama internazionale, appartenenti ai rinomati centri di ricerca delle Università di Oxford, Stoccolma e Sidney, intendono confutare la recente pronuncia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, volta ad inserire l'abuso da videogiochi tra i disturbi comportamentali.

In un articolo di prossima pubblicazione, intitolato "A Weak Scientific Basis for Gaming Disorder: Let us err on the side of caution" e pubblicato sul Journal of Behavioral Addictions, verrà messa in discussione la proposte dell'OMS, sostenendo che "rimane molta confusione, anche fra gli autori che sostengono la diagnosi, in merito a cosa sia, esattamente, la dipendenza da videogiochi" che "la base di prove esistente sia di bassa qualità".

"Formalizzare un disturbo con l'intento di migliorare la qualità della ricerca trascura il contesto sociale non-clinico più ampio", spiegano i ricercatori, aggiungendo che non sono ancora stati impiegati standard scientifici robusti e che "il panico morale potrebbe influenzare la formalizzazione e potrebbe aumentare come sua conseguenza". In definitiva gli esperti ritengono che una dipendenza "dovrebbe essere stabilita chiaramente e inequivocabilmente prima di formalizzare nuovi disturbi nel sistema di classificazione delle patologie".

In vista dell'imminente pubblicazione dello studio, una coalizione formata dalle associazioni di categoria del settore dei videogiochi di tutto il mondo ha sollevato la questione dell'inclusione della "dipendenza da videogiochi" nella lista delle malattie mentali con una lettera indirizzata all'OMS, che ha visto tra i firmatari anche AESVI, l'Associazione di categoria dell'industria dei videogiochi in Italia.

"L'opposizione mondiale alla discutibile e infondata classificazione della dipendenza da videogiochi da parte dell'OMS continua a crescere", ha dichiarato Simon Little, CEO, Interactive Software Federation Europe. "Il processo dell'OMS manca di trasparenza, è profondamente viziato e non dispone di un supporto scientifico obiettivo. Invitiamo a interrompere questo processo."

Thalita Malagò, Segretario Generale di AESVI - Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani - ha aggiunto che qualsiasi classificazione di un disturbo connesso all'uso dei videogiochi rischia di rappresentare in modo negativo la comunità di videogiocatori di tutto il mondo. Il valore educativo, terapeutico e ricreativo dei videogiochi è consolidato e ampiamente riconosciuto. I videogiochi sono uno strumento utile per acquisire competenze chiave, abilità e atteggiamenti richiesti per una vita di successo nella società digitale.