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Daniel Vavra: in Kingdom Come: Deliverance non c'è nessun intento di propaganda, sono accuse ridicole

Il direttore creativo di Warhorse Studio ha espresso la propria opinione sulle sterili polemiche che hanno riguardato Kingdom Come: Deliverance poco dopo il lancio

NOTIZIA di Davide Spotti   —   19/04/2018

A più di due mesi dal lancio di Kingdom Come: Deliverance, il direttore creativo di Warhorse Studio, Daniel Vavra, continua a non capacitarsi delle polemiche che sono state mosse al gioco per la mancanza di diversità. Come è noto, il titolo è ambientato nella Boemia di fine quattordicesimo secolo, eppure qualcuno ha aspramente criticato la mancanza di personaggi di colore e omosessuali, oltre a rimarcare il ruolo marginale rivestito dalle donne nel corso della trama. Critiche che per l'appunto non tengono conto dell'accuratezza storica su cui si sono basati, fin dal concept iniziale, gli intenti degli sviluppatori.

Intervenuto in occasione del Reboot Develop, Vavra ha respinto le accuse di aver sfruttato il gioco per dare libero sfogo alle proprie convinzioni politiche. "Ho scritto il 10% del gioco. Sei altre persone hanno partecipato alla stesura insieme a me. In ufficio con me c'è un anarchico, e ci sono ragazzi liberali. Non c'è nessun intento di propaganda perché ci sono molte persone con visione politiche opposte all'interno dello stesso ufficio. Non ci uccidiamo a vicenda, siamo in grado di collaborare, quindi tutto questo è semplicemente ridicolo", ha commentato Vavra.

"Queste persone hanno scritto il 90% del gioco, io mi sono occupato del cuore della trama principale, ma il grosso della scrittura proviene da qualcun altro. Quindi anche se avessi voluto, sarebbe stata dura forzare tutte queste persone a fare qualcosa contro la loro volontà. Non funziona in questo modo. Nella nostra azienda non ci sono vincoli, quindi di base chiunque può dirmi di andare al diavolo".

Vavra ha poi accusato i media di aver gestito male l'intera faccenda, senza interpellare i diretti interessati e giungendo a conclusioni completamente sbagliate. "Tutto ha avuto inizio senza che nessuno chiedesse la nostra opinione", ha proseguito Vavra. "All'improvviso sono comparsi articoli su internet, nessuno ci ha chiesto qualcosa riguardo a quello che stavano scrivendo. Mi viene da dire anche che questo non è propriamente buon giornalismo".

A suo dire alcuni giudizi si sarebbero diffusi solo sulla base delle sue attività su YouTube e sui social. "Sono persino andati su Twitter per scoprire i miei interessi. Non basta quello che dici, anche le cose che apprezzi. L'ho fatto con qualcosa di Eric Trump, non si trattava di argomenti politici, ma visto che mi è piaciuto qualcosa e Trump è una persona orribile, allora anch'io devo per forza esserlo. È assolutamente ridicolo".

Quando un membro del pubblico gli ha chiesto se la controversia avrebbe potuto condurre a un dibattito più ragionevole, Vavra ha replicato: "sarei sempre disposto a discuterne, se qualcuno fosse stato disponibile a farlo con me. Ma mai nessuno lo è stato, ad eccezione della divisione tedesca di Gamestar, ed è accaduto quando la shitstorm si era già alzata. Stephen Totilo di Kotaku ha fatto un'intervista con me che è andata abbastanza bene, non molto prevenuta, ma quelle sono state le uniche due testate disponibili a discuterne".

"Nessuno è venuto da noi per domandare questa cosa in modo adeguato. Se qualcuno mi avesse chiesto seriamente 'perché hai fatto questo?', sarei stato perfettamente disposto a rispondere, e credo che la mia replica sarebbe stata più che soddisfacente per la maggioranza delle persone, perché non ci sono complotti dietro a questa vicenda".

Nel frattempo Kingdom Come: Deliverance è comunque riuscito a vendere un milione di copie nelle prime due settimane di presenza sul mercato.