Il recente scandalo Facebook e le nuove direttive del GDPR stanno rendendo i rapporti tra le società più importanti del web e gli utenti sempre più tesi: i dati di questi ultimi vanno salvaguardati, nell'ottica di una loro sempre maggiore consapevolezza. L'ultima accusa a tema sicurezza della privacy colpisce ancora una volta Facebook: secondo il New York Times Palo Alto avrebbe stretto certi accordi con i colossi dell'elettronica, soprattutto i produttori di smarpthone, consentendo loro di accedere ai dati di milioni e milioni di utenti.
Il New York Times ha parlato di accordi segreti con Apple, Amazon, Blackberry e Samsung solo per citarne alcuni, ma questa volta Zuckerberg ha risposto a tono con un comunicato stampa diretto, chiaro e conciso: la faccenda risalirebbe a dieci anni fa, quando gli app store non esistevano e Facebook aveva messo a disposizione delle sue aziende partner un software in grado di riportare sugli smartphone l'esperienza di Facebook. All'epoca non solo Palo Alto, ma anche YouTube, Twitter e Google la utilizzavano e tutti avevano firmato rigidi accordi di riservatezza. L'accusa del New York Times sarebbe quindi ingiusta: i produttori poteva sì accedere a quei dati, ma soltanto dopo aver chiesto le dovute autorizzazioni.
Facebook ha permesso ai produttori di smartphone di accedere ai nostri dati? Questa volta la società risponde a tono
Facebook non ci sta