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Anche all'Europa non piace l'IA di WhatsApp: nuova indagine antitrust dopo quella dell'Italia

La Commissione Europea ha avviato un'indagine per verificare se Meta abbia abusato della sua posizione dominante integrando il suo assistente IA in WhatsApp, violando le regole della concorrenza.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   04/12/2025
Meta AI

La Commissione Europea ha deciso di indagare Meta per via dell'introduzione in WhatsApp del proprio sistema IA, noto come Meta AI. L'integrazione è avvenuta nel marzo 2025 in diversi Paesi europei e ora la Commissione Europea valuta se la misura configuri un abuso di posizione dominante e un ostacolo alla concorrenza.

Le autorità intendono chiarire se le nuove regole introdotte da Meta penalizzino gli altri fornitori di chatbot.

L'indagine antitrust contro Meta AI

L'indagine riguarda in particolare la nuova politica del gruppo che regola l'accesso di fornitori di IA terzi tramite l'interfaccia di WhatsApp. Secondo quanto riportato, le modifiche ai termini contrattuali della WhatsApp Business Solution sarebbero tali da escludere qualunque società il cui core-business sia un servizio di chatbot IA.

L'immagine con cui Meta presentava l'arrivo di Meta AI su WhatsApp
L'immagine con cui Meta presentava l'arrivo di Meta AI su WhatsApp

In Italia l'ente garante della concorrenza Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) aveva già avviato a luglio 2025 una procedura analoga. A fine novembre l'indagine è stata ampliata per includere le nuove regole dell'API e per valutare l'adozione di misure cautelari, considerate necessarie per evitare danni irreparabili alla concorrenza.

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Meta ha reagito respingendo le accuse, definendole "infondate". Un portavoce ha spiegato che l'API progettata per WhatsApp Business non era pensata per supportare chatbot generativi perché graverebbe sui sistemi. La preoccupazione delle autorità risiede nel fatto che, con oltre 40 milioni di utenti in Italia e un bacino molto ampio in Europa, un blocco all'accesso di concorrenti IA significherebbe limitare la possibilità per nuovi operatori di emergere. In questo modo, secondo i regolatori, la scelta dell'utente rischia di essere influenzata non dalla qualità del servizio ma dall'accessibilità garantita da un'unica piattaforma dominante.

L'indagine europea segue altre iniziative dell'Unione contro Meta, come quelle riguardanti la trasparenza nella moderazione dei contenuti e il rispetto delle regole imposte dal Digital Services Act. Se la Commissione dovesse riscontrare violazioni delle norme antitrust, Meta rischia sanzioni che possono arrivare a una percentuale significativa del fatturato globale dell'azienda.