Sembra che l'attacco polemico nei confronti di Medal of Honor non abbia intenzione di terminare, nonostante la decisione di EA di rimuovere (o meglio rinominare) i talebani dal gioco dopo che alcune associazioni militari e di sostegno alle famiglie dei caduti in guerra avevano fatto notare il loro sdegno al pensiero che i giocatori potessero interpretare la parte dei "cattivi" (almeno dal loro punto di vista). La questione però appare non essersi risolta così, a sentire le parole di Bruce Casella, Commander Maj. Gen. dell'Army & Air Force Exchange Service che dichiara: "senza rispetto per coloro che sono stati colpiti dagli eventi reali ed ancora in fase di accadimento presentati come un gioco, gli Exchanges (negozi per militari) non venderanno questo prodotto. Siamo dispiaciuti per gli inconvenienti che questo può causare, la nostra posizione è coerente con quanto la direzione ha stabilito un mese fa. Mi aspetto che le famiglie dei militari che sono autorizzate ad effettuare acquisti presso gli Exchange ne siano consapevoli e comprendano la nostra decisione di non supportare questa particolare offerta". Si tratta sostanzialmente di un boicottaggio da parte delle catene di distribuzione per i militari di stanza all'estero, nelle basi o su territorio nazionale. Resta da comprendere se la questione sia risolvibile o se il gioco si vedrà definitivamente negare l'approvazione delle forze armate americane.
Medal of Honor: ancora boicottato anche senza talebani
A qualcuno non va giù