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Inafune: "l'industria giapponese è come uno stato comunista"

Continuano le critiche

NOTIZIA di Ludovica Lagomarsino   —   02/11/2010

Keiji Inafune deve essere proprio stufo. Ma proprio tanto, se dopo aver lasciato Capcom continua ad elevare le proprie critiche al sistema industriale dello sviluppo videoludico giapponese. "In breve, è come uno stato comunista. Lavorare il più duramente possibile è la tua stessa sconfitta. Non lavorare duro diventa più vantaggioso. Ma questo non influisce sul modo di fare giochi? Non puoi fare buoni giochi prendendela alla leggera". Inafune continua poi parlando di sè e della sua posizione professionale. "Ero nella posizione di essere uno che può opporsi e tuttavia avere lo stipendio assicurato il mese dopo. Non aveva importanza quando uno sia in ritardo o eviti il lavoro, non aveva importanza quanto male sia fatto un gioco, lo stipendio del mese successivo era sempre garantito. Ci sono molte persone che prendono gli obblighi dell'azienda come garantiti e non lavorano duro come dovrebbero. Questo può essere detto dell'intera industria, e Capcom non fa eccezione." Inafune crede invece ancora al sogno americano: "ci sono ovviamente publisher che tengono gli sviluppatori "come animali domestici" ma oltreoceano ci sono più sviluppatori indipendenti. Per loro l'obiettivo è fare un hit, far crescere la compagni, vendere e fare un sacco di soldi. E' il sogno americano." Trasferimento in vista per Inafune o solo tanta amara disillusione e forse un pochino di ingenuità?