I lavoratori di Blizzard Entertainment si sono definiti offesi, arrabbiati e demoralizzati dalle parole del presidente della compagnia, Mike Ybarra, durante una sessione di Q&A organizzata a commento di un sondaggio sulla soddisfazione degli impiegati. Evidentemente anche quanto detto ha soddisfatto ben poche persone, tanto che molti hanno preso a parlarne liberamente su Twitter, sfidando apertamente alcune prese di posizione.
Le domande cui ha risposto Ybarra erano state già revisionate e selezionate dalla dirigenza. Si è parlato di valutazione degli impiegati, di riduzione della condivisione dei profitti, con i lavoratori che riceveranno solo il 58% dei bonus promessi, nonostante gli ottimi risultati della compagnia, con i franchise Warcraft, Overwatch e Diablo che hanno generato 100 milioni di dollari di profitti netti nell'ultimo trimestre, e dell'obbligo di ritorno in ufficio per tre giorni a settimana, dopo due anni di lavoro da casa per la pandemia.
Parlando del taglio dei bonus, Ybarra ha detto che i lavoratori che credono che i dirigenti facciano più soldi, credono a un mito. Il taglio al 58% si applicherà ai dirigenti come ai dipendenti. Certo, va detto che il bonus per i dirigenti è solitamente molto più altro di quello dei dipendenti, quindi il taglio lineare sarà avvertito più dalla base che dalla cima della piramide, per l'elementarissimo principio che se tagli a metà 1 ottieni 0,5, mentre se tagli a metà 100 ottieni comunque 50. Detta meno in astratto, un tester dell'area di Santa Monica (non lo studio di sviluppo di Sony, sia chiaro), è pagato tra i 14 e i 26 dollari l'ora, mentre il salario di un dirigente può superare i 270.000 dollari annui.
Parlando del ritorno obbligato in ufficio, va detto che altre sussidiarie di Activision lo hanno già applicato. Ad esempio King. Detto questo, si tratta comunque di ulteriore aumento dei costi per i lavoratori, che sommato al taglio dei bonus inizia a incidere non poco sulle loro finanze. Particolarmente problematica la situazione per quelli che sono stati assunti per lavorare da remoto durante la pandemia e che, quindi, non necessariamente vivono nell'area dove ha sede la compagnia. Secondo alcuni esperti del mondo del lavoro, si tratta di un modo per mascherare centinaia di licenziamenti, perché molti non potranno semplicemente accettare le nuove condizioni.
Ybarra in merito ha fatto capire che chi non concorda con la compagnia può andarsene. Poi ha anche lanciato una minaccia nemmeno troppo velata ai settori QA e Servizio clienti, affermando che alcuni ruoli non sono più a tempo indeterminato. Da notare che si tratta dei settori trattati peggio a livello salariale e considerati i più sacrificabili da molte compagnie. Sono anche quelli che stanno provando a sindacalizzarsi con più forza.