Microsoft ha vinto anche in appello contro l'FTC, nel prosieguo della lunga causa intentata dalla commissione contro l'azienda per cercare di bloccare l'acquisizione di Activision Blizzard, che si è poi conclusa nel 2023.
La corte d'appello federale, composta da tre giudici, ha respinto all'unanimità il ricorso della Federal Trade Commission contro l'acquisto di Activision Blizzard da parte di Microsoft, operazione che si è effettivamente conclusa nel 2023 con una manovra da 69 miliardi di dollari.
La Corte d'Appello del 9° Circuito degli Stati Uniti, con sede a San Francisco, ha confermato l'ordinanza che era stata promulgata da un giudice di grado inferiore, secondo cui la FTC non aveva diritto a un'ingiunzione preliminare per bloccare l'operazione.
La corte d'appello conferma all'unanimità la decisione iniziale
Contro tale decisione, l'FTC era ricorsa in appello, ma la corte federale ha dato ragione a tale risoluzione, con la giuria di tre giudici che ha stabilito all'unanimità la correttezza della decisione presa in precedenza.
La corte d'appello ha confermato che il giudice aveva applicato gli standard legali corretti e, affermando che la FTC non aveva dimostrato di avere probabilità di successo sulle sua accusa, incentrata sul fatto che l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft avrebbe limitato la concorrenza.
Al momento, non ci sono ancora commenti ufficiali sulla questione da parte di FTC e Microsoft, in attesa di eventuali sviluppi. In ogni caso, l'acquisizione era andata avanti dopo la prima risoluzione legale e si è conclusa nell'ottobre 2023 in maniera formale.
L'operazione era stata osteggiata dall'FTC fin dall'annuncio nel 2022, con la commissione che aveva tentato di bloccare l'acquisizione attraverso una causa legale che è però stata vinta da Microsoft. Nel frattempo, anche nel Regno Unito la questione si era complicata notevolmente a causa dell'opposizione della CMA britannica, che ha portato Xbox a stringere un accordo con Ubisoft per la distribuzione dei giochi in streaming in modo da scongiurare il rischio di un ipotetico monopolio del cloud gaming.