Call of Duty: Warzone è stato al centro di un altro raid di grosse dimensioni da parte di Activision, che nel giro di una settimana ha effettuato 50.000 ban di utenti in due ondate successive, principalmente a causa di cheating ma non solo, sebbene le motivazioni non siano state più di tanto esplicitate.
Secondo quanto riferito da Raven Software, il team interno ad Activision che si occupa dello sviluppo e della gestione di Call of Duty: Warzone, ci sono state "due ondate di ben questa settimana, con oltre 50.000 account bannati in totale". In base al tweet in questione, gli obiettivi di questi ben sono stati soprattutto utenti "recidivi" nei comportamenti scorretti.
Per la precisione: "utenti recidivi e molto altro", sebbene non si capisca precisamente cosa l'affermazione stia a significare, fatto sta che 50.000 giocatori sono stati rimossi da Call of Duty: Warzone nel giro di una settimana, all'interno della politica di tolleranza zero nei confronti di cheater e altri utenti scorretti inaugurata da tempo da Activision.
D'altra parte, una manovra simile emersa lo scorso maggio aveva portato a un totale di ben 350000 giocatori bannati per razzismo e comportamenti tossici, anche se nel caso più recente la motivazione principale sembra essere il cheating, vera e propria piaga dei giochi multiplayer online di questi tempi.
Anche per evitare questi problemi, vari giocatori console esasperati stanno chiedendo con insistenza la fine del cross-play con il PC, proprio per la quantità di cheater che sembra siano stati rilevati soprattutto su tale fronte, motivo che sta spingendo Activision e Raven a incrementare gli sforzi per la lotta a questo fenomeno.