ChatEurope è un nuovo chatbot IA, creato per offrire notizie affidabili sull'Europa e combattere la disinformazione. Tuttavia, i primi test non sono andati bene: le risposte fornite dal sistema sono spesso sbagliate, poco aggiornate o fuori contesto.
Si tratta di un progetto finanziato dalla stessa Unione Europea, lanciato da un consorzio di 15 testate giornalistiche europee e sviluppato dalla società romena DRUID AI che utilizza un modello linguistico fornito dalla francese Mistral e include strumenti di trascrizione automatica di Deutsche Welle. L'idea alla base era quella di addestrare il chatbot solo con le fonti partner del progetto stesso ma, a quanto pare, i risultati fin qui sono stati deludenti.
I grossi limiti di ChatEurope
Nonostante le buone intenzioni, ChatEurope ha mostrato grossi limiti. Per esempio, quando è stato interrogato su notizie recenti in Germania, il chatbot ha parlato della protezione dei lupi, ignorando i temi davvero importanti del momento. Peggio ancora, sul conflitto tra Russia e Ucraina ha dato risposte basate su dati vecchi del 2024, riferendosi al transito del gas invece che alla situazione attuale del conflitto.
Più che combattere la disinformazione, al momento, pare che ChatEurope la stia alimentando, proponendo delle risposte e delle soluzioni ad alcuni quesiti che confondono ancor di più l'utente e non lo indirizzano verso delle informazioni precise, corrette e accurate.
I prossimi passaggi
Questi errori sono stati riscontrati dopo pochi minuti di utilizzo, e sono in contrasto con gli obiettivi del progetto, che punta a offrire un'alternativa affidabile alle AI generative già in circolazione. Anche se i promotori del progetto, come AFP e dpa, parlano di trasparenza e innovazione, al momento ChatEurope rischia di creare confusione invece che fare chiarezza.
Per diventare davvero utile, il sistema ha bisogno di una profonda revisione sia tecnica che redazionale. Solo così potrà davvero fornire informazioni aggiornate e di qualità. Tra le ultime novità nel campo dell'IA segnaliamo, sicuramente, la conferma da parte di OpenAI dell'esistenza del modello GPT-5.