Secondo quanto riportato da Bloomberg, il governo cinese ha bloccato l'approvazione di nuove licenze per la distribuzione dei videogiochi sul proprio mercato, come conseguenza di una ristrutturazione in atto degli enti preposti al controllo di tale segmento.
Il risultato di questa manovra, che potrebbe essere semplicemente tecnica e riguardare un periodo di tempo anche ristretto, è tuttavia un blocco del mercato videoludico che ha conseguenze pesanti per buona parte dei publisher attivi in Asia, considerando le dimensioni colossali del nuovo pubblico cinese e il giro di affari che si porta dietro, con ricavi stimati per 37,9 miliardi di dollari che lo rendono il mercato più grande del mondo.
Nel continuo tentativo di tenere sotto un certo controllo l'attività online e con la preoccupazione per la costante crescita di fenomeni come micro-transazioni e casse premio tendenti al dilagare del gioco d'azzardo, per il governo cinese è diventato prioritario trovare un sistema di gestione efficace del mercato videoludico e delle sue derive economiche più rischiose. I due organismi che si occupano di controllare i prodotti immessi sul mercato videoludico e le modalità in cui queste immissioni avvengono sono la National Radio and Television Administration e il Ministero della Cultura e del Turismo, i quali si trovano all'interno di una fase di ristrutturazione e devono attendere la definizione di nuove linee guida per la gestione di questi prodotti. Come risultato, il processo di certificazione per i videogiochi da immettere sul mercato cinese è diventato estremamente lento e farraginoso, tanto da aver raggiunto a tutti gli effetti un blocco da quattro mesi a questa parte.
Le conseguenze sono ben visibili in borsa, dove alcuni dei maggiori publisher impegnati sul mercato cinese hanno subito notevoli cali: Nexon è scesa del 5,9%, Capcom del 2,7%, Konami del 4,2% e Tencent del 3,9%.