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Elden Ring: Shadow of the Erdtree dimostra che quando qualcuno ci sta simpatico gli si perdona davvero tutto

Elden Ring: Shadow of the Erdtree pare essere la dimostrazione pratica che la simpatia è un fattore fondamentale per il successo.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   24/06/2024
Uno dei personaggi di Shadow of the Erdtree in azione

La simpatia è fondamentale per determinare il successo o meno di una persona, di un prodotto o di un'opera d'arte. Pensate al povero Van Gogh, che ottenne riconoscimenti postumi grazie ai contenuti delle lettere spedite al fratello Theo, rese pubbliche dalla cognata. Ora è il pittore più quotato al mondo, ma quando ancora respirava erano in gran pochi ad apprezzarlo, burbero e scontroso com'era. Nel mondo dei videogiochi succede esattamente la stessa cosa e a più livelli. Ce lo dimostra Elden Ring: Shadow of the Erdtree, cui vengono perdonati molti difetti che in altri giochi non dico che sarebbero stati affossanti, ma quantomeno visti come problematici.

Gli occhi della fede

Prendiamo l'interfaccia utente, non proprio funzionale (per usare un eufemismo), o la questione fluidità su PC. Ecco, un gioco di cui avrebbe senso criticare la fluidità incerta, perché richiede una precisione estrema nell'esecuzione delle mosse offensive e difensive, non crea grande dibattito, lì dove altrove ci si è lamentati della stessa per giochi in cui avere 30 o 60 Fps cambia poco o nulla.

Anche la tanto amata difficoltà sta diventando un problema per alcuni, perché a forza di alzare l'asticella si finisce per superare quel limite che viene considerato accettabile anche da molti giocatori che magari avevano avuto pochi problemi con il gioco base, soprattutto se per far crescere il livello di sfida si ricorre a delle piccole scorrettezze, che finiscono per generare grossa frustrazione.

Il flow è il flow, dopotutto, e in qualche modo lo devi considerare anche se sei FromSoftware e anche se i tuoi giocatori sono motivatissimi, altrimenti finisce che gli fai spendere 40€ per un'espansione che finiscono per odiare, perché non riescono ad andare avanti. Considerate che non stiamo parlando di giocatori casuali, ma di persone che sono andate abbastanza avanti in Elden Ring da uccidere un boss molto duro per accedere ai contenuti dell'espansione.

Il problema dei giochi di FromSoftware è che spesso vengono visti con occhi da fedeli, per così dire. Molti li considerano delle prove di iniziazione, quasi un'espressione post moderna di virilità tribale, tanto che uno dei punti di forza di questi giochi è il loro essere estremamente social, ossia di favorire la diffusione di video e immagini che creano una vera e propria mitologia legata all'esperienza offerta, esterna al gioco stesso, con eroi come LetMeSoloHer, sacerdoti come Miyazaki e tanti bardi che suonano tutti la stessa ballata.

Un personaggio sta per scagliare una lancia contro un mostro
Un personaggio sta per scagliare una lancia contro un mostro

Con questo non voglio dire che sia brutto o bello, non lo sto certo recensendo, ma solo che a un certo punto leggere i commenti degli utenti su Steam appare una stonatura davvero evidente rispetto al discorso generale che ha accompagnato Shadow of the Erdtree nei mesi scorsi, fino al momento dell'uscita. Come detto, la domanda che mi pongo è molto semplice: se FromSoftware non fosse stata una software house "simpatica", ci sarebbe stata tutta questa benevolenza nei suoi confronti anche di fronte a certi problemi? Oppure parliamo di problemi minori di fronte ai quali si può chiudere un occhio?

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.