Si torna a parlare di scandali, e quando si parla di scandali da qualche parte sembra sempre dover saltare fuori il nome Facebook. Josh Constine di TechCrunch avrebbe svelato al mondo una nuova verità scomoda nelle scorse ore: Facebook avrebbe pagato i propri utenti più giovani, tra cui ragazzini di 13 anni, per istallare un VPN mobile in grado di spiare qualsiasi cosa facessero dalla propria rete internet.
L'app VPN in questione era nota come Facebook Research, ma nella documentazione della compagnia compare invece con il nome di Project Atlas, e fondamentalmente il suo scopo era semplice: accedere a tutti i dati della rete internet del dispositivo dove veniva istallata. Ogni pacchetto dati veniva quindi inviato a Facebook, affinché potesse poi essere analizzato con calma, fornendo informazioni preziose sui competitor del colosso dei social network. Veniva persino richiesto agli utenti di fornire screenshot circa la propria cronologia degli acquisti effettuati su Amazon.
Non che Facebook chiedesse ai propri utenti di fornire tutte queste informazioni personali in modo gratuito: ricompensava gli utenti con un'età compresa tra i 13 e i 35 anni con 20 dollari al mese, più un compenso aggiuntivo per ogni nuovo utente che veniva invitato a partecipare al Progetto Atlas. In pratica pagava i più giovani affinché vendessero la propria privacy. Non solo Facebook sponsorizzava questa iniziativa tramite pubblicità presenti sui social network più in voga tra i giovani, tra cui Instagram e Snapchat, ma aveva persino sottoscritto accordi con Applause, BetaBOund e uTest; in quest'ultimo caso l'obiettivo sarebbe stato anche quello di rendere meno evidente l'azione di Facebook in tutta l'operazione, almeno superficialmente.
Facebook, 20 dollari agli utenti più giovani per convincerli a "vendere" la loro privacy?
Facebook avrebbe offerto negli scorsi mesi venti dollari ai propri utenti più giovani, in cambio di informazioni legate alla propria privacy, tra cui gli acquisti Amazon.