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G2A conferma di aver venduto chiavi rubate e risarcito lo sviluppatore truffato

G2A ha recentemente confermato di aver pagato allo sviluppatore Wube circa 40k dollari di risarcimento per aver venduto chiavi rubate attraverso il suo store.

NOTIZIA di Luca Forte   —   20/05/2020

Il celebre negozio di chiavi digitali G2A è nuovamente al centro di una polemica. La società polacca, con sede ad Hong Kong, infatti, ha confermato di aver pagato allo sviluppatore Wube circa 40k dollari di risarcimento. Dopo delle indagini interne è risultato chiaro che attraverso lo store online sono state vendute 198 chiavi rubate di Factorio. Per questo motivo G2A ha rimborsato allo sviluppatore ceco 10 volte il valore sottratto.

Nonostante gli sforzi per ripulire il suo nome, spesso legato al "mercato grigio" della compravendita di chiavi per riscattare giochi e software su Steam, Origin e gli altri negozi online, G2A si trova nuovamente nell'occhio del ciclone. E questa volta per colpa di quello che sembra uno spettacolare autogol.

Nel 2019 lo store polacco, sicuro dei suoi metodi di controllo dei venditori e del suo sistema di sicurezza interno, programmato per individuare se si stanno utilizzando robot o altri metodi per truffare le persone, ha affermato che avrebbe pagato 10 volte di più tutti quegli sviluppatori che avrebbero dimostrato che su G2A si vendevano chiavi rubate. Un all-in spettacolare, pensato per dimostrare in modo univoco la correttezza del sistema.

Tanto che nessuno si era mai avvalso dei servizio. Nessuno tranne Wube, un piccolo studio Ceco. Wube ha dato a G2A una lista di 321 chiavi che secondo lui sono state rubate e vendute attraverso il portale. La società polacca avrebbe provato a convincere PricewaterhouseCoopers, Ernst & Young, KMPG o Deloitte a fare da arbitri imparziali, ma, non essendo riuscita ad accordarsi con queste società, ha portato avanti da sola le indagini.

Indagini dalle quali è emerso che 198 di quelle 321 chiavi rubate sono state effettivamente vendute tramite G2A. Il negozio ha quindi pagato 10 volte il valore sottratto, ovvero 39.600 dollari, e ha provato a spiegare che questo genere di iniziativa serviva proprio a questo. Ovvero a dimostrare da un lato che, a differenza di quanto si sussurra, la stragrande maggioranza di chiavi presenti su G2A non hanno problemi, e dall'altra che nel caso di furto la compagnia, essendo il tramite della compravendita, ricopre i costi della transazione.

Cosa ne pensate? Si è trattato di un passo falso o di una dimostrazione di buonafede?