"Liberate Hong Kong, revolution of our times". Meno di dieci parole sono costate a Blitzchung, uno dei Grandmaster di Hearthstone, ovvero uno tra i giocatori più forti al mondo, l'allontanamento dalle competizioni ufficiali del gioco, oltre a una cospicua somma di denaro vinta al tavolo virtuale e perfino il licenziamento dei due intervistatori. Questi ultimi considerati colpevoli di aver autorizzato il fatto che il giocatore di Hong Kong indossasse una maschera antigas durante l'intervista, come quelle utilizzate dai cittadini durante le proteste in corso proprio in quei giorni. Magari ricorderete la storia, perché all'epoca la decisione di Blizzard suscitò una certa indignazione, dando vita anche a un boicottaggio contro l'azienda americana che si trovò costretta a rivedere i propri provvedimenti, alleggerendoli.
Riassumere l'aspra situazione ancora in corso tra Hong Kong e la Repubblica Popolare Cinese è complesso, ma è importante farlo almeno sommariamente per comprendere il contesto di quell'episodio e del recente utilizzo della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong per bandire un videogioco. Gli scontri tra Cina e Hong Kong sono iniziati dopo il 1997, ovvero da quando quest'ultima è tornata sotto il controllo della Cina dopo un lungo dominio britannico durato oltre 150 anni. Hong Kong aveva un sistema legale, politico ed economico molto diverso da quello della Cina continentale, e intendeva mantenerlo. Si decise così di adottare il principio definito "un Paese, due sistemi", che garantiva a Hong Kong una certa indipendenza per altri 50 anni. Con il tempo, però, diversi cittadini hanno cominciato a percepire l'intervento di Pechino, con lo scopo di erodere queste libertà ben prima del termine previsto. Due sono state le proteste simbolo di questo attrito: quella del 2014, conosciuta come la rivoluzione degli ombrelli, e quella del 2019, a cui faceva riferimento Blitzchung nella sua ormai nota intervista durante il torneo di Hearthstone. Quest'ultima protesta mirava a contrastare una proposta di legge che avrebbe permesso l'estradizione per i reati commessi a Hong Kong verso la Cina continentale. Una legge che rischiava seriamente di mettere in pericolo tutti i dissidenti politici.
Bisogna conoscere, anche a grandi linee, la situazione, perché è fondamentale per comprendere la risposta cinese: l'adozione di una legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore il 30 giugno 2020, che prevede pene severe (fino all'ergastolo) per qualsiasi atto ritenuto una minaccia all'unità nazionale, come il separatismo, la sovversione, il terrorismo e la collusione con forze straniere. Questa legge è stata imposta dalla Cina continentale senza passare dal parlamento locale di Hong Kong. Un provvedimento pensato per proteggere la sovranità di Pechino, che però agisce colpendo ogni ambito della società: basta partecipare a una protesta o pubblicare un post critico sui social, per esempio, per rischiare l'arresto. Dopo l'entrata in vigore della legge, diversi giornalisti, attivisti, scrittori sono stati incarcerati o costretti all'esilio. E ovviamente colpisce tutte le opere, compresi i videogiochi. Recentemente, la legge sulla sicurezza nazionale è intervenuta proprio per contrastare un videogioco mobile, Reversed Front: Bonfire, accusato di avere intenti sediziosi e di incitare alla rivoluzione armata.
Reversed Front: Bonfire, il videogioco bandito dalla sicurezza nazionale
"Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale della Polizia di Hong Kong ricorda oggi al pubblico di non scaricare l'applicazione mobile Reversed Front: Bonfire, né di sovvenzionare lo sviluppatore dell'applicazione per intraprendere azioni e attività che mettono a repentaglio la sicurezza nazionale", si legge nella nota governativa emessa dalla polizia di Hong Kong. "Chi scarica l'applicazione può essere considerato in possesso di una pubblicazione con intento sedizioso. Ai sensi dell'Articolo 24 dell'Ordinanza sulla Sicurezza Nazionale, chiunque possieda una pubblicazione con intento sedizioso senza una ragionevole scusa è colpevole di reato". E poco dopo: "Chiunque pubblichi consapevolmente l'applicazione, inclusa la condivisione o la raccomandazione ad altri tramite internet, può essere ritenuto responsabile di commettere i reati previsti dall'Articolo 21". Il significato di queste frasi è chiaro: chiunque abbia sostenuto gli sviluppatori con acquisti in-app può essere considerato un finanziatore diretto di un'opera che "incita alla rivoluzione armata". L'intervento della legge sulla sicurezza nazionale ha portato all'eliminazione dell'app dagli store a Hong Kong e in Cina. Al momento della scrittura di questo articolo, non è più disponibile nemmeno nel nostro Paese su Google Play Store, mentre risulta ancora presente sull'App Store di Apple. L'apk del videogioco è in ogni caso scaricabile dal sito ufficiale.
Ma che tipo di videogioco è Reversed Front: Bonfire e perché ha scatenato tutto questo putiferio? Si tratta di un titolo strategico pubblicato da uno sviluppatore taiwanese, ESC Taiwan. Il fatto che l'azienda che lo ha prodotto si trovi proprio a Taiwan è centrale, perché si parla di un'altra entità nazionale che ha decisamente una questione aperta con la Repubblica Popolare. Dopo la guerra civile cinese, terminata nel 1949, il partito comunista di Mao Zedong prese il controllo della Cina continentale, fondando la Repubblica Popolare Cinese. I nazionalisti, che erano stati sconfitti, si rifugiarono sull'isola di Taiwan, dove fondarono un governo separato. Hanno continuato a chiamarsi Repubblica di Cina, ma Pechino non ha mai accettato l'indipendenza di Taiwan, considerandola da sempre una provincia ribelle destinata, prima o poi, a tornare sotto il suo controllo. Anche con l'uso della forza.
In Reversed Front: Bonfire è possibile assumere il controllo di guerriglieri provenienti da Taiwan, Mongolia, Hong Kong, Xinjiang e Tibet, e guidarli in una lotta per l'indipendenza contro il Partito Comunista Cinese. A onor del vero, va detto che il giocatore può anche decidere di rivestire il ruolo dei cinesi, sebbene la grafica in stile manga non vada molto per il sottile, rappresentando il Partito chiaramente come i cattivi della storia, ammantandoli di un'aura truce e oscura. Nel sito web di Reversed Front: Bonfire, la biografia della forza cinese recita: "I Comunisti mantengono un ferreo controllo sui loro vasti territori attraverso un potente regime totalitario [...] Devono ricorrere a tutti i mezzi necessari per mantenere il controllo, altrimenti la Repubblica rischia il collasso totale".
Gli sviluppatori di ESC Taiwan hanno risposto alla censura del loro videogioco ringraziando le autorità di Hong Kong, dal momento che Reversed Front: Bonfire è schizzato in cima alle ricerche di Google, e probabilmente questa vicenda gli ha permesso di ottenere una visibilità ancora maggiore rispetto a quella conosciuta fin dal giorno della sua pubblicazione, avvenuta ad aprile 2025. ESC Taiwan ha inoltre sottolineato come la rimozione dell'app dimostri che anche a Hong Kong esiste lo stesso tipo di censura politica che caratterizza la Cina continentale. Non solo: ha dichiarato che il videogioco aveva proprio l'obiettivo di denunciare e rivelare questa verità, e che per questo motivo sul sito web lo descrivono come un'opera di "non-fiction", aggiungendo che "qualsiasi somiglianza con agenzie, partiti politici o gruppi etnici della Repubblica Popolare Cinese in questo gioco è intenzionale".
L’insospettabile affaire Animal Crossing: New Horizons
Non è certo la prima volta che le proteste di Hong Kong entrano nel mondo dei videogiochi. Anzi, a volte lo hanno fatto in modi inaspettati e luoghi dove il conflitto non era nemmeno contemplato. Per esempio in Animal Crossing: New Horizons, il campione d'incassi di Nintendo, dove molti utenti avevano riempito le loro isole di messaggi di protesta contro Pechino. In effetti, Animal Crossing: New Horizons è uscito sul mercato in un periodo molto delicato, proprio nel pieno delle proteste del 2020, quando il COVID aveva costretto molti a casa. "Animal Crossing è diventato in fretta un nuovo modo per chi faceva proteste a Hong Kong per combattere per la democrazia", scriveva Joshua Wong, giovane leader di Demosisto, movimento di attivisti per l'autodeterminazione di Hong Kong. Le proteste erano iniziate nel 2019 per la proposta di legge sull'estradizione, ma si erano bruscamente interrotte quando il Coronavirus aveva colpito gli abitanti, rendendo complesso organizzare incontri fisici. Così, gli attivisti erano passati agli incontri virtuali, riunendosi sulle loro isole e realizzando, attraverso il sistema di personalizzazione dei design del videogioco, pattern ispirati alle proteste. Questo ha portato alla rimozione del videogioco dagli store online cinesi.
Un altro esempio di come la situazione di Hong Kong sia entrata nei videogiochi, si trova in uno dei migliori indie dello scorso anno, 1000xResist (qui la nostra recensione). Il titolo richiamava esplicitamente le proteste di Hong Kong del 2019, e anche quelle degli ombrelli del 2014, quando i cittadini si riversarono per le strade dando vita a manifestazioni pacifiche che durarono oltre due mesi, con l'obiettivo di chiedere elezioni a suffragio universale e opponendosi al controllo delle candidature da parte della Cina. Il videogioco è stato sviluppato da sunset visitor, uno studio con sede a Vancouver fondato da Remy Siu, originario di Hong Kong. "Ero a Hong Kong nell'ottobre del 2019, e avevano reso illegali le mascherine, perché i manifestanti cercavano di nascondere la propria identità", racconta a proposito della sua esperienza. "E solo pochi mesi dopo, tutti dicevano: rimettete le mascherine, rimettete le mascherine!". 1000xResist è un videogioco sull'importanza della memoria, della verità e della resistenza a un invasore. Nel titolo di sunset visitor, l'invasore è una razza aliena che porta con sé una terribile malattia in grado di decimare la vita umana. Ma nei ricordi dei protagonisti, l'invasore è umano, impugna manganelli ed è in tenuta antisommossa.
Il caso Liberate Hong Kong
L'esempio più lampante di come le proteste di Hong Kong siano entrate nei videogiochi nasce però proprio in risposta allo scandalo Blitzchung, di cui abbiamo parlato all'inizio dell'articolo. In particolare, si lega a quel motto: "Liberate Hong Kong, revolution of our times", diventato la bandiera dei movimenti sociali nel territorio. Tutto è iniziato da un post su Reddit dell'utente anagoge che pubblica una foto delle proteste del 2019: un poliziotto di Hong Kong in tenuta antisommossa avanza impugnando un manganello, seguito da altri due colleghi che imbracciano armi da fuoco. C'è qualcosa nel modo in cui le fiamme sullo sfondo li incorniciano che li fa sembrare i protagonisti di un videogioco. Ed è proprio questa la didascalia che accompagna la foto: "This photo of the Hong Kong protests looks straight out of a video game".
La suggestione è così potente che, appena tre settimane dopo, un anonimo gruppo di sviluppatori pubblica la demo di un nuovo videogioco: Liberate Hong Kong. Un titolo ambientato nel cuore della protesta di Argyle Street, che punta a replicare con il massimo della verosimiglianza la situazione di scontro tra manifestanti e polizia. Si gioca nei panni di un anonimo manifestante, con un casco giallo in testa e una maschera antigas. Le luci stroboscopiche e le reazioni della polizia, che ti spara addosso e ti prende a manganellate quando ti avvicini troppo, puntano a destabilizzarti, togliendoti ogni punto di riferimento. È una delle vere tattiche utilizzate nella vita reale per spezzare le proteste. Il gioco prosegue fino a quando il videogiocatore non viene arrestato oppure ferito dalla polizia.
Il videogioco è stato completato nel 2019 e sottoposto ad approvazione per la pubblicazione su Steam, ma non ha mai superato questa fase. Dopo diverse settimane, gli sviluppatori hanno inviato una lettera aperta alla piattaforma chiedendo spiegazioni sui lunghi tempi d'approvazione, eppure non hanno mai ricevuto risposta. Sorte simile è toccata a un altro videogioco intitolato Karma - A Visual Novel About A Dystopia, realizzato da uno studio di Hong Kong. Ambientato in un regno di fantasia (ma non così difficile da immaginare...) dove i cittadini sono oppressi da un regime totalitario, anche questo titolo è prigioniero di una lunghissima fase di approvazione che continua dal 2019.
Sono tutti esempi in cui il videogioco non si limita più a essere semplice intrattenimento, ma diventa, a seconda di chi lo osserva, studia o analizza, uno strumento di libertà d'espressione oppure un'arma capace di fomentare una certa ideologia. Un oggetto sedizioso, come lo definisce la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. Un simbolo di memoria, resistenza, libertà e disobbedienza. In definitiva, un linguaggio vivo che nemmeno i potenti riescono più a ignorare, perché è capace di parlare del presente anche quando finge di raccontare mondi lontani.