Nonostante le precedenti promesse e i favori espressi, Google continua a rimandare l'eliminazione dei cookie di terze parti su Chrome, senza alcun segno di avvio graduale, almeno nel prossimo futuro.
Ciò solleva interrogativi sul destino del browser più diffuso al mondo: a differenza di Apple e Mozilla, che hanno eliminato la tecnologia di tracciamento degli utenti nel 2020, Google ha continuato a procrastinare il cambiamento.
Dopo aver inizialmente pianificato la deprecazione nel 2020 e averla successivamente posticipata al 2023 e poi al 2024, l'azienda ha annunciato di recente un ulteriore ritardo, affermando che non avverrà prima dell'anno prossimo.
Le implicazioni di Privacy Sandbox
Le motivazioni di questo nuovo slittamento sono state rinvenibili nelle normative del Regno Unito, come riportato in un recente post sul blog aziendale, dove Google ha citato le difficoltà nel gestire i feedback provenienti dall'industria.
L'annuncio del ritardo fa parte dei rapporti trimestrali che Google sta presentando all'Autorità di Concorrenza e Mercati del Regno Unito (CMA), evidenziando il crescente coinvolgimento delle istituzioni regolatorie nella questione.
Secondo quanto riportato, qualora criticare Google per il ritardo nell'eliminazione dei cookie di terze parti su Chrome potrebbe sembrare semplice, è importante considerare che l'azienda non è completamente autonoma in questa decisione.
Collaborando strettamente con il CMA, Google si impegna a garantire che le alternative proposte rispetto ai cookie non compromettano la libera concorrenza.
Queste alternative, raccolte da Google sotto il nome di Privacy Sandbox, hanno già suscitato polemiche, con alcune aziende tech, editori e agenzie pubblicitarie che ritengono che gli strumenti proposti non siano all'altezza e concedano troppo potere a Google.
Il pacchetto è soggetto all'approvazione del CMA, che sta esaminando i risultati dei test dell'industria previsti entro la fine di giugno.
O tutti o nessuno
Mentre altri fornitori di browser hanno già eliminato i cookie di terze parti, Google ha deciso di mantenere attiva la funzione di tracciamento degli utenti fino a quando non avrà implementato una soluzione pubblicitaria alternativa direttamente in Chrome.
Curiosamente, la principale preoccupazione del CMA del Regno Unito non riguarda tanto la privacy degli utenti quanto piuttosto la concorrenza nel settore pubblicitario online.
Il Regno Unito vuole evitare che Google favorisca il proprio business pubblicitario a scapito dei concorrenti, motivo per cui è interessata ad assicurarsi che le modifiche a Chrome non favoriscano esclusivamente gli interessi dell'azienda.
Il nuovo sistema pubblicitario, chiamato Topics API e integrato nella Privacy Sandbox, è stato lanciato nel 2023 e Google AdSense è già compatibile.