Normalmente le app installate su uno smartphone android devono richiedere all'utente dei permessi, prima di cominciare a consumare dati o ad inviare dati in un notevole quantitativo di azioni differenti: accedere al gps, attivare timer, utilizzare il 4G in background, e via dicendo. Questa è la norma, ma non sempre viene rispettata: più di mille app scaricate dal Google Play Store consumano/inviano dati senza bisogno di permessi.
Anzi, forse più che senza bisogno di permessi bisognerebbe affermare: nonostante l'esplicito rifiuto da parte dell'utente. Si tratta insomma di applicazioni che una volta scaricate cominciano a fare i propri comodi, anche se l'utente dello smartphone android ha imposto loro il contrario negando l'esecuzione di attività in background. A volte si tratta di azioni che consumano semplicemente i GIGA degli utenti... in altri casi però condividono le sue informazioni personali e la posizione.
La ricerca arriva dal Computer Science Institute, che ha scoperto come 1325 applicazioni continuino a lavorare in background e a condividere i dati del possessore dello smartphone android, anche se è stato loro imposto di fare il contrario. Serge Egelman ha presentato questo studio nel corso della Federal Trade Commission's PrivacyCon. Google ha ricevuto lo studio e ha confermato che per quanto possibile porrà rimedio al più presto... ma non prima dell'arrivo del sistema operativo Android Q (atteso entro la fine del del 2019). Per l'ennesima volta viene dunque risollevata la questione della privacy: le applicazioni violano apertamente quella degli utenti / utilizzatori degli smartphone, e questi ultimi sembrano esercitare un controllo molto limitato (o facilmente raggirabile) sulla stessa. Per maggiori informazioni potete fare riferimento ai link nel campo Fonte di questo articolo.