Google Play Store sta combattendo da tempo una giusta battaglia contro app dannose per gli utenti sotto vari aspetti, in particolare contro quelle che rubano dati personali o che coprono truffe di vario tipo, ma a quanto pare risulta particolarmente difficile risolvere il problema di quelle app che nascondono dei costosi abbonamenti dopo un primo utilizzo gratuito.
Si tratta delle cosiddette fleeceware app, ovvero applicazioni che offrono servizi anche molto semplici e lo fanno però attraverso abbonamenti che possono essere ancora molto costosi. Il problema principale di queste app è che nascondono spesso delle vere e proprie truffe: si presenta come app gratuite, che possono essere utilizzate liberamente per un periodo di tempo.
Dopo il periodo di trial in prova gratuita, tuttavia, fanno scattare l'abbonamento in maniera automatica, dunque può capitare che l'utente si scordi di disattivarle e si ritrovi dunque con la sottoscrizione applicata, con spese anche di centinaia di dollari o euro.
La compagnia Sophos, specializzata in sicurezza, ha indagato di recente su questo fenomeno sottoponendolo all'attenzione di Google. Ad esempio, è stato analizzato il caso dell'app "Search by Image", che di fatto non fa altro che offrire la stessa funzionalità di Google Lens (app gratuita preinstallata nei dispositivi Android) partendo con una prova gratuita per tre giorni e facendo poi scattare un abbonamento da 215 euro all'anno.
Allo stesso modo, "Palm Secret" promette di leggere il futuro analizzando il palmo della mano: anche in questo caso parte con un breve trial gratuito e poi richiede oltre 100 dollari all'anno di abbonamento annuale, peraltro non funzionando nemmeno, visto che in molti sostengono che vada in crash a ogni utilizzo.
Al di là dell'effettivo funzionamento o meno di queste app, è chiaro come si tratti di veri e propri scam, delle truffe che aggirano i sistemi di sicurezza affidandosi al fatto che le persone siano invogliate a scaricarle in quanto gratuite per poi ingabbiarle con l'abbonamento automatico.
Il problema è che molte di queste app non violano il regolamento, offrendo di fatto precisamente quello che dicono di offrire. Magari si tratta di servizi estremamente semplici o di dubbia utilità, ma se effettuano quanto promesso dalla descrizione e se l'utente accetta le condizione scaricandone la versione trial gratuita, è difficile poi rivalersi contro i produttori.
Google potrebbe agire in modo tale da inserire messaggi di avvertimento aggiuntivi, magari facendo presente che anche disinstallando un'app a volte è necessario comunque recedere dall'abbonamento perché potrebbe essere stato già sottoscritto.