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Google Stadia muore, e con esso l'idea di un cloud gaming davvero interessante

L'annunciata chiusura di Google Stadia segna la fine del sogno di un cloud gaming diverso, immediato e totalizzante, che non si è mai concretizzato davvero.

NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   30/09/2022

Google Stadia chiude i battenti: da un paio di giorni non si parla d'altro, ma diciamo pure che la notizia era nell'aria già da diverso tempo, ovverosia da quando Google ha cancellato i progetti first party per la piattaforma, che a quel punto non aveva più granché ragione di esistere.

Chi scrive non ha mai creduto nelle potenzialità di Stadia, pur avendo percepito nella promozione che ha caratterizzato il lancio del servizio delle ambizioni grandi e particolari, l'inseguimento del sogno di un cloud gaming che potesse essere davvero interessante, immediato e totalizzante. Un sogno, appunto, che a quanto pare rimarrà tale.

Elitario nel senso letterale del termine, visto che per uno streaming impeccabile c'è bisogno di una connessione impeccabile e viviamo in un mondo in cui il digital divide è ancora una realtà con cui bisogna fare i conti (e in Italia ne sappiamo qualcosa), Google Stadia prometteva grandi cose, come detto: la possibilità di vedere il proprio streamer preferito giocare un qualche titolo su YouTube e quindi provarlo noi stessi tramite un semplice click. Magari anche unirci alla sua partita.

La straordinaria immediatezza del cloud gaming non la mettiamo in dubbio certo ora: si tratta di una tecnologia che elimina le attese relative a download e installazione, e che si presta alla perfezione quando si tratta di provare rapidamente un gioco per decidere se acquistarlo o meno, se dunque appropriarsene in senso stretto, scaricarlo e farlo girare utilizzando l'hardware di cui disponiamo.

Google Stadia, il controller
Google Stadia, il controller

Ecco, se dovessimo individuare due elementi che ci hanno fatto rimanere scettici circa il possibile futuro di Stadia, potremmo dire che il primo è legato alla qualità dell'esperienza: per quanto consistente, uno streaming non può vantare la nitidezza di un contenuto a 4K che facciamo girare su PC o su di una console di nuova generazione, e in un'epoca caratterizzata dalla fedeltà visiva a tutti i costi si tratta di un bel problema.

Il secondo elemento è per molti versi legato al primo: dovendo scegliere per quale delle nostre piattaforme acquistare un gioco a prezzo pieno, quanti preferirebbero l'approccio completamente immateriale del cloud gaming? E, soprattutto, che senso ha disegnare un sistema che fa dell'accessibilità dei contenuti il proprio focus ma poi ti chiede di comprare il software allo stesso prezzo di sempre?

Google Stadia, gli invidiosi diranno che nella foto c'è tutta la base d'utenza
Google Stadia, gli invidiosi diranno che nella foto c'è tutta la base d'utenza

Per come la vediamo, Stadia avrebbe potuto fare il botto in presenza di un modello di business differente, con un abbonamento all-you-can-play che Google avrebbe potuto mettere in piedi con la forza delle sue enormi risorse economiche,rendendo questa piattaforma qualcosa di davvero futuristico e interessante.

Non è andata così, Phil Harrison e i suoi collaboratori hanno provato a portare avanti un concetto monco e dopo la chiusura degli studi first party è semplicemente cominciata l'attesa nei confronti di un annuncio che decretasse la fine ufficiale di Stadia. Ebbene, quel momento è arrivato ma non ne siamo certamente contenti: che grande occasione sprecata.

Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.