Halo Infinite è stato il principale protagonista dell'Xbox Games Showcase, con un trailer del gameplay e una vera e propria demo di otto minuti che hanno fatto parecchio discutere, ma non nel modo in cui 343 Industries e Microsoft speravano: ci sono state polemiche, sono emersi degli agghiaccianti retroscena e si è fatto un gran parlare della qualità tecnica del gioco, ma come stanno davvero le cose?
Partiamo dalla fine, ovverosia dai leak secondo cui Halo Infinite sarebbe il risultato di una gestione disastrosa di 343 Industries. Senza neanche entrare nello specifico, quella descritta sui social si pone come una situazione plausibile? A nostro avviso no.
Sarebbe infatti davvero troppo trattare in maniera così superficiale un progetto di tale importanza, e dubitiamo francamente che la casa di Redmond abbia potuto consentire una cosa del genere, considerata la posta in gioco.
Fosse accaduto prima dell'arrivo di Phil Spencer magari sì, ma l'attuale boss di Xbox sta lavorando sodo per riportare il brand in carreggiata dopo il periodo Mattrick e non vediamo come possa lasciare intatte situazioni come quelle descritte appunto nei leak, con persone prive di talento nelle posizioni di comando e strumenti di sviluppo antiquati.
Spencer tuttavia la sua parte di colpa in tutta questa storia ce l'ha eccome, visto che è lui ad aver impostato la strategia comunicativa basata sulle esclusive cross-gen ed è proprio questo approccio, il fatto di dover mantenere la compatibilità con una console dotata di un decimo della potenza di Xbox Series X, ad aver tarpato le ali a Halo Infinite.
Dopo aver assistito ai vari annunci dell'Xbox Games Showcase abbiamo avuto la netta sensazione che proprio quella strategia sia stata alla fine rivista, e che il nuovo episodio della serie targata 343 Industries abbia dovuto un po' fare da agnello sacrificale, unico progetto ancora fedele a quella promessa laddove i vari Forza Motorsport, Senua's Saga: Hellblade 2 e Avowed non dovranno preoccuparsi di tali limitazioni.
Quindi pensiamo che non esista un "caso Halo Infinite", con una gestione folle del brand, una situazione tossica dietro le quinte e una mancanza di talenti. Immaginiamo piuttosto che ciò che si è visto in quella demo sia frutto di una scelta precisa ma sbagliata, laddove l'obiettivo fosse mostrare in azione un'esperienza next-gen in grado di far percepire in maniera chiara ed evidente le specifiche tecniche di Xbox Series X.
Halo Infinite non sembra in alcun modo un brutto gioco, ma non ha nulla di quella mirabolante next-gen di cui così spesso Microsoft si è riempita la bocca. E la cosa probabilmente non dipende da misteriosi retroscena o scandali che sono lì lì per essere rivelati, bensì da una strategia che speriamo abbia già smesso di fare danni. Parliamone.