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Huggy Wuggy, come nasce il pupazzo horror di Poppy Playtime che sta terrorizzando i genitori?

Cerchiamo di capire da dove viene Huggy Wuggy, il pupazzo horror del gioco mobile Poppy Playtime che sta terrorizzando i genitori.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   03/05/2022

L'Experiment-1006, più conosciuto come Huggy Wuggy è uno degli antagonisti principali del videogioco PC e mobile Poppy Playtime (nato in realtà su Roblox), diventato un fenomeno al punto da stare terrorizzando i genitori. Perché mai i bambini, anche molto piccoli, stanno chiedendo di acquistare il personaggio di un gioco horror vietato ai minori di 13 anni (e i genitori stanno eseguendo gli ordini, come al solito)?

Il gioco in sé non ci dice molto in tal senso, visto che si tratta semplicemente di una mediocre avventura horror economica, come tante altre tra quelle presenti negli store mobile. Anche la storia di Huggy Wuggy è di suo molto banale e fa uso di tantissimi cliché del genere: di base il pupazzo assassino è il prodotto di maggior successo di una multinazionale, la Playtime CO., che diventa una creatura mostruosa dopo che gli viene trasfusa una coscienza umana corrotta. Proprio sull'identità di questa coscienza si concentrano la maggior parte delle discussioni sul web, ma non è questo il punto.

A rendere Huggy Wuggy così famoso non sono state le qualità del gioco in sé, quando la risonanza avuta grazie a vari influencer. In Italia sono stati in particolare i Me contro Te a portarlo alla notorietà, rendendolo protagonista di una serie di video che ovviamente sono stati visti soprattutto dai più piccoli.

La questione non è quindi il personaggio in sé, che nel suo contesto è perfettamente lecito, ma il cortocircuito che si è venuto a creare quando delle webstar, che si rivolgono soprattutto a un'utenza molto giovane, hanno deciso di includerlo nei loro contenuti senza alcuna premura proprio per i loro spettatori.

Se vogliamo è anche l'ennesimo caso in cui il web 2.0 dimostra di essere diventato una terra di nessuno. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.