Con l'iniziativa Stop Killing Games (definita anche Stop Destroying Videogames) che ha raggiunto dei risultati importanti e potrebbe presto raggiungere una fase più pratica con la discussione presso la Commissione Europea, arriva la risposta da parte di vari editori maggiori, che hanno valutato la richiesta in questione "troppo costosa" da applicare nella realtà.
Proprio in questi giorni, l'iniziativa Stop Destroying Videogames in Europa ha raggiunto il fondamentale traguardo di un milione di firme e dovrebbe dunque essere presentata in maniera ufficiale alla Commissione Europea per discutere la possibilità di imporre agli editori nuovi regolamenti che consentano di mantenere i giochi fruibili a tempo indeterminato.
Tuttavia, una prima risposta da parte degli editori non sembra molto positiva, visto che il gruppo Video Games Europe, associazione che riunisce i maggiori publisher attivi sul mercato europeo, sembra voler mettere già le mani avanti sostenendo che le richieste avanzate risulterebbero troppo gravose da gestire.
Una prima risposta non proprio positiva
Video Games Europe è una sorta di associazione di categoria che riunisce i maggiori publisher videoludici in Europa, compresi Sony, Nintendo, Microsoft, Activision Blizzard, Take Two, EA, Embracer Group, Sega, Riot e tanti altri, e rappresenta dunque la stragrande maggioranza degli editori di grosse dimensioni nel Vecchio Continente.
Di fronte alla prospettiva che la Commissione Europea possa discutere effettivamente della possibilità che modificare o introdurre nuovi regolamenti che garantiscano la fruizione dei giochi acquistati a tempo indeterminato, dunque evitando che i publisher possano chiudere il supporto e renderli non giocabili in qualsiasi momento, è arrivato un primo commento ufficiale da parte del gruppo Video Games Europe.
"Apprezziamo la passione della nostra comunità", ha risposto il gruppo con un comunicato ufficiale, "tuttavia, la decisione di sospendere i servizi online è un'operazione sfaccettata, che non viene mai presa alla leggera e che deve essere un'opzione per le aziende quando un'esperienza online non è più commercialmente redditizia".
"Comprendiamo che ciò possa essere deludente per i giocatori ma, quando ciò accade, l'industria si assicura che i giocatori siano informati in modo corretto dei cambiamenti previsti, in conformità con le leggi locali sulla protezione dei consumatori."
"I server privati non sono sempre un'alternativa praticabile per i giocatori, poiché le protezioni che mettiamo in atto per proteggere i dati dei giocatori, rimuovere i contenuti illegali e combattere i contenuti non sicuri della comunità non esisterebbero e renderebbero responsabili i titolari dei diritti. Inoltre, molti titoli sono stati progettati fin dall'inizio per essere solo online; in effetti, queste proposte limiterebbero la scelta degli sviluppatori rendendo proibitiva la creazione di questi videogiochi."
"Saremo lieti di discutere la nostra posizione con i responsabili politici e con coloro che hanno guidato l'Iniziativa dei cittadini europei nei prossimi mesi".
Come prevedibile, per gli editori l'idea di garantire lo stato di accessibilità e utilizzo permanente dei giochi a tempo indeterminato rappresenta un'opzione poco percorribile, in particolare per quei giochi che sono in qualsiasi modo collegati all'uso di server online.
In ogni caso, è possibile anche vengano studiate altre soluzioni, e a questo punto non resta che attendere di vedere come si svilupperà la discussione al livello politico e amministrativo all'interno della Commissione Europea.