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L'IA vince contro il copyright, ma Anthropic è ancora nei guai per aver rubato dei libri

Una recente decisione giudiziaria ha parzialmente dato ragione ad Anthropic nella complessa disputa sul copyright, distinguendo tra l'uso legale e illegale dei dati per l'addestramento dell'IA.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   25/06/2025
Anthropic

Una recente decisione di un tribunale federale ha stabilito un precedente importante nei rapporti tra il diritto d'autore e l'intelligenza artificiale. Un giudice federale si è pronunciato a favore di Anthropic, azienda sviluppatrice del modello IA Claude, riconoscendo come "fair use" (uso leale) l'addestramento dei suoi modelli su libri legalmente acquisiti e digitalizzati.

Questa sentenza, sebbene limitata ai libri fisici regolarmente acquistati e convertiti in formato digitale dall'azienda, rappresenta un punto di svolta, essendo la prima di questo genere a sostenere l'industria dell'IA. Ma non dà nemmeno del tutto ragione all'intelligenza artificiale.

La causa contro Anthrpic

Il giudice William Alsup, del Distretto Settentrionale della California, ha stabilito che l'atto di digitalizzare un libro fisico legalmente acquistato rientra nell'ambito del "fair use". Inoltre, l'utilizzo di tali copie digitali per l'addestramento di un Large Language Model (LLM) è stato ritenuto sufficientemente trasformativo da qualificarsi anch'esso come "fair use". Questa argomentazione sottolinea un principio fondamentale: l'addestramento di un modello di IA, anche se basato su opere preesistenti, non mira a replicarle fedelmente, ma a generare qualcosa di nuovo e diverso. Il giudice Alsup ha affermato che la lamentela degli autori non è dissimile da quella che avrebbero se si lamentassero che l'addestramento degli scolari a scrivere bene si tradurrebbe in un'esplosione di opere concorrenti, ribadendo che il Copyright Act "cerca di promuovere opere d'autore originali, non di proteggere gli autori dalla concorrenza".

Nonostante questa vittoria parziale, la decisione giudiziaria introduce anche una distinzione fondamentale. Anthropic dovrà affrontare un processo separato per l'accusa di pirateria relativa a milioni di libri acquisiti illegalmente da internet. Il giudice Alsup ha infatti espresso dubbi sulla legittimità di scaricare copie sorgente da siti pirata quando sarebbe stato possibile acquistarle o accedervi legalmente, ritenendo che tale condotta non possa essere giustificata come "fair use", anche se finalizzata a un successivo utilizzo lecito.

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La causa era stata intentata dagli scrittori Andrea Bartz, Charles Graeber e Kirk Wallace Johnson, che avevano citato in giudizio Anthropic con l'accusa di aver addestrato la propria famiglia di modelli di IA Claude utilizzando materiale piratato. La portavoce di Anthropic, Jennifer Martinez, ha espresso soddisfazione per la decisione del tribunale, affermando che la Corte ha riconosciuto il carattere trasformativo dell'uso delle opere per addestrare i LLM, precisando che "i LLM di Anthropic si sono addestrati su opere non per correre avanti e replicarle o soppiantarle - ma per svoltare un angolo e creare qualcosa di diverso", in linea con l'obiettivo del copyright di favorire la creatività e promuovere il progresso scientifico.

Voi che cosa ne pensate? Dove dovrebbe essere fissato il limite tra copyright e utilizzo legittimo per l'IA? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto a quanto pare OpenAI non sta lavorando a delle cuffie con Jony Ive: ma se non è un wearable, cos'è?.