L'industria dei videogiochi sta attraversando un momento difficile, tra licenziamenti, progetti cancellati, studi chiusi e quant'altro. Una delle denunce più forti della situazione è stata sicuramente quella di Swen Vincke, il CEO di Larian Studios, dal palco degli scorsi The Game Awards, che ha puntato il dito in particolare contro l'avidità di certi editori: "Ho combattuto con gli editori per tutta la vita, e continuo a vedere gli stessi errori, ancora e ancora e ancora. Si tratta sempre dei profitti trimestrali. L'unica cosa che conta sono i numeri."
Le parole di Vincke sono state condivise da molti. Tra questi c'è Jason Kingsley, il CEO di Rebellion, lo studio degli Sniper Elite, tra i quali il recente Sniper Elite: Resistance. Intervistato da PC Gamer, Kingsley ha detto che quanto detto da Vincke gli suonava davvero familiare: "È qualcosa che vive ogni settore, ma sono consapevole che molti dei miei colleghi si sentono spesso frustrati da quelli che potenzialmente sarebbero degli ottimi manager, ma che non sono specialisti nel settore dei videogiochi."
Richieste stupide
"Conosco delle storie horror di persone che hanno avuto a che far econ dei produttori esterni ch gli hanno chiesto 'Guardate, dovete solo fare meno bug, perché così sarà più veloce da realizzare'. E in tanti rispondono 'Sì, hai ragione, sì. Abbiamo sbagliato a metterci dentro 1.500 bug," ha spiegato Kingsley.
Fortunatamente Rebellion è può fare da sola, perché si autofinanzia e si occupa da sola di QA (controllo qualità), design e marketing. Ma il capo della compagnia è comunque d'accordo con il punto di vista di Vincke, quando afferma che "tutte le industrie creative sono in una certa misura influenzate negativamente da persone che vogliono risultati rapidi."
Un altro vantaggio della compagnia è quello di non essere quotata in borsa, che la tiene lontana dalle mire dei potenziali azionisti, cui non deve rendere conto. Secondo Kingsley per molte di queste aziende: "il loro business ai livelli più alti non è fare giochi... il loro business è influenzare la percezione dei loro azionisti, in modo che le loro azioni salgano. Quindi fare giochi è una sorta di conseguenza indiretta."
Naturalmente, per Kingsley la colpa dello stato attuale dell'industria non è solo degli azionisti cattivi: "Penso che forse l'industria dei videogiochi si sia espansa un po' troppo velocemente durante il periodo del Covid. Sai, abbiamo avuto momenti davvero buoni, e tutti erano bloccati in casa e giocavano ai videogiochi. E poi la situazione è cambiata, sì, è stato un cambiamento rapido e improvviso e, sai, davvero orribile, detto con franchezza."