Di solito si ragiona di mercato solo per gusti personali, come se le proprie esigenze dovessero diventare il modello delle esigenze di tutti, rendendo molti discorsi autoreferenziali e poco a fuoco rispetto a quella che è la realtà. Oggi è stato ribadito quanto risaputo da tempo: le espansioni single player di GTA 5 sono state accantonate definitivamente a causa del successo di GTA Online. Per qualcuno è un peccato, ma non ha molto senso stare a recriminare, perché era inevitabile che accadesse.
Se vogliamo dare un'altra "colpa" a GTA Online, c'è anche quella di aver dilatato i tempi di sviluppo di GTA 6. Se non ci fosse stato, probabilmente Rockstar avrebbe creato magari un capitolo meno ambizioso, ma più rapido da sviluppare (sempre relativamente a una serie come quella GTA, ovviamente).
Non ci sono vittime, né carnefici
Il punto però è che tirando certe conclusioni seguiremmo uno schema errato, dettato da una serie di pregiudizi di fondo che nascono da un modo ormai tramontato di intendere i videogiochi. GTA Online non ha ucciso niente e non ha portato a cancellare alcuna espansione.
Sono i giocatori ad averlo fatto riversandosi in milioni nella modalità online di GTA 5, diventata quella principale dell'esperienza, tanto da aver ricevuto centinaia di aggiornamenti, assorbendo tutti gli sforzi di supporto degli sviluppatori. Anzi, diciamo meglio: nemmeno i giocatori hanno ucciso nulla. Semplicemente hanno trovato l'intrattenimento che cercavano in GTA Online, hanno premiato Rockstar Game con ricavi miliardari e lo studio di sviluppo si è adattato a ciò che gli chiedevano i numeri.
Anni fa scrissi a commento di chi credeva che gli investimenti nei free-to-play e nei live service avrebbero avvantaggiato anche i giochi tradizionali, che era una pia illusione. Il successo alimenta solo se stesso. Il tempo mi ha dato ragione, ossia i nuovi modelli economici dei videogiochi non hanno fatto altro che andare a occupare parte dello spazio che era del modello tradizionale, in termini di investimenti, mandandolo in crisi.
Continuare a cercare vittime e carnefici in quella che è una questione meramente economica non ha senso e crea solo un pantano di bile da cui non può nascere nulla di buono. Il mercato va dove va l'interesse dei giocatori, intesi nella loro accezione più ampia, ed è indubbio che, con il potenziarsi delle reti internet e lo sviluppo di giochi online sempre più accessibili, si siano affermate delle tendenze che in precedenza non erano possibili, allargando la cerchia della popolazione giocante in direzioni inaspettate.
Molti, semplicemente, considerano i videogiochi come dei modi per interagire con i loro simili. Tanti ragazzi si danno appuntamento dopo la scuola in questo o in quel gioco. Altri si inseriscono nelle varie comunità e ci rimangono per anni. Altri ancora decidono con gli amici a cosa giocare scegliendo tra i giochi che hanno la modalità cooperativa e sono accessibili da tutti.
Detto in altri termini, lo sviluppo tecnologico ha permesso di rendere centrali le interazioni sociali nell'esperienza del medium e queste hanno fatto mercato. I grandi editori, che non sono mai coraggiosi, ricordiamolo, sono corsi dietro al mercato, come del resto facevano anche prima quando era fatto per la maggior parte di giochi single player, semplicemente perché c'era solo quello.
Le espansioni di GTA 5, quindi, non sono state cancellate per colpa di GTA Online. Semplicemente il pubblico del gioco ha detto forte e chiaro a Rockstar Games che voleva che investisse in GTA Online e la software house si è adattata.