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Il ministro Valditara si scaglia contro i "videogiochi violenti" in cui si "impara ad ammazzare"

In un recente discorso del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, è riemerso il vecchio adagio dei videogiochi violenti che insegnano ad ammazzare, tra le cause di comportamenti non sani.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   16/12/2024
Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione

Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara è intervenuto all'evento "W la Salute", tenutosi di recente presso il ministero della Salute e incentrato sulla sensibilizzazione dei più giovani a uno stile di vita sano, menzionando immancabilmente anche i "videogiochi violenti", additandoli come uno degli elementi da eliminare per la ricerca di comportamenti più sani.

Il discorso si è incentrato soprattutto sull'accusa contro smartphone e social, vero e proprio cavallo di battaglia del ministro, ma non ha evitato anche il discorso videogiochi, se non altro concentrandosi in particolare su quelli violenti e (apparentemente) senza allargare il discorso al medium in generale.

Tra i "nemici di uno stile di vita salutare", Valditara menziona prima di tutto le "cattive abitudini alimentari", sostenendo che "una corretta educazione deve partire dalle scuole, le quali devono però educare anche contro le dipendenze".

Un'altra occasione non sfruttata?

"Fino a 14 anni non si dovrebbe usare il cellulare e occorrerebbe stare molto attenti ai social, che presentano tante insidie", questa è la ricetta del ministro per spingere verso uno stile di vita sano.

Il ministro Valditara
Il ministro Valditara

"Dite ai genitori di non darvi il cellulare in mano, tornate a usare la penna, la carta, il libro".

Poi ha parlato anche del rispetto delle regole della strada, altra campagna su cui il governo sta lavorando in maniera particolare in questo periodo, ma in tutto questo non è mancata la tradizionale stoccata ai videogiochi: "Il cellulare abitua alla dipendenza, così come i videogiochi, che portano a perdere il contatto con la realtà", ha spiegato Valditara.

"Ci sono videogiochi in cui si impara ad ammazzare una persona, questo non va bene", ha aggiunto. Si tratta di dichiarazioni piuttosto generiche e inquadrate in quello che può essere considerato il senso comune della politica italiana su questo argomento.

Tuttavia, anche in questo caso, la questione viene trattata con grande superficialità purtroppo. Sembra siano totalmente trascurati i sistemi di classificazione già vigenti sul mercato, per esempio, perdendo una buona occasione per indicarli come strumento da utilizzare in maniera attiva nella scelta dei videogiochi da utilizzare, considerando oltretutto che il ministro parlava a una platea di insegnanti e alunni delle scuole primarie, i quali non sono certo il pubblico designato per i videogiochi dove si "impara ad ammazzare".