OpenAI, l'azienda di intelligenza artificiale nota per aver creato ChatGPT, potrebbe essere sul punto di cambiare radicalmente il suo modello di business. Secondo recenti indiscrezioni, L'amministratore delegato Sam Altman starebbe valutando la possibilità di trasformare l'azienda da non-profit a for-profit. Questa decisione, se confermata, potrebbe avere un impatto significativo sull'intero settore dell'IA.
La decisione di Altman sembra essere motivata dalla necessità di garantire un flusso di entrate sostenibile per OpenAI. Nonostante gli investimenti significativi e il successo di ChatGPT, i fondi necessari per mantenere la visione non-profit dell'azienda si sono rivelati insufficienti. La transizione a un modello for-profit potrebbe consentire ad OpenAI di attrarre ulteriori investimenti e generare profitti per finanziare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie.
Una via di mezzo
Come riportato da The Information, la trasformazione in un'azienda for-profit comporterebbe la perdita di controllo da parte dell'attuale consiglio di amministrazione non-profit (da non confondere con "no-profit": no-profit nega il profitto, non-profit non lo pone come fine ultimo). Ciò solleva interrogativi sul futuro della governance di OpenAI e sulla sua capacità di bilanciare gli obiettivi di profitto con la sua missione originale di sviluppare l'IA a beneficio dell'umanità.
Tuttavia, al momento in cui scriviamo, il sito web dell'azienda continua ad affermare che gli investimenti degli azionisti dovrebbero essere trattati come donazioni: "Investire in OpenAI Global, LLC, è un investimento ad alto rischio. Gli investitori potrebbero perdere il loro contributo di capitale e non vedere alcun ritorno. Sarebbe saggio considerare qualsiasi investimento in OpenAI Global, LLC nello spirito di una donazione, con la consapevolezza che potrebbe essere difficile sapere quale ruolo giocherà il denaro in un mondo post-AGI".
Una delle opzioni considerate da Altman pare sia quello di trasformare OpenAI in una B-Corp, un tipo di azienda che si impegna a generare profitti in modo responsabile, tenendo conto dell'impatto sociale e ambientale delle proprie attività. Questa soluzione potrebbe rappresentare un compromesso tra la necessità di generare profitti e il dichiarato impegno di OpenAI per il bene comune.
La decisione di OpenAI di passare a un modello for-profit potrebbe avere importanti implicazioni per l'intero settore dell'IA. Da un lato, potrebbe accelerare lo sviluppo e la commercializzazione di nuove tecnologie, ma dall'altro potrebbe sollevare preoccupazioni sulla concentrazione del potere e sull'accesso equo all'IA, soprattutto in un periodo in cui l'IA è sotto indagine, con FTC e DOJ che stanno valutando i ruoli dominanti di Microsoft, NVIDIA e la stessa OpenAI.
La possibile trasformazione di OpenAI in un'azienda for-profit è un segnale dei tempi che cambiano nel settore dell'IA. Mentre l'IA diventa sempre più pervasiva e potente, le aziende che la sviluppano devono affrontare sfide complesse legate al finanziamento, alla governance e all'impatto sociale. La decisione di OpenAI potrebbe influenzare il modo in cui l'IA viene sviluppata e utilizzata in futuro, aprendo un nuovo capitolo nella storia di questa tecnologia in rapida evoluzione.
Le novità nel consiglio di amministrazione
L'ipotesi del cambio di modello di business dell'azienda arriva mentre Sam Altman ha ristrutturato il consiglio di amministrazione, aggiungendo se stesso e tre nuovi membri. Tra questi spiccano Paul Nakasone, un generale in pensione dell'esercito americano ed ex capo della National Security Agency. Una nomica che ha suscitato la reazione sdegnata persino di Edward Snowden, l'ex appaltatore dell'intelligence americana noto per il suo ruolo da attivista.
Dovremmo sapere quale decisione prenderà Altman la prossima settimana, quindi seguiteci se volete sapere come va a finire questa storia.